Il volume delinea attraverso l’analisi di un vasto apparato illustrativo, che ne costituisce il fulcro e la novità, anche sul piano metodologico, la formazione e lo sviluppo delle rappresentazioni del diavolo e dell’inferno, dalle prime manifestazioni solo allusive, collocabili nel VI secolo, sino agli esiti più maturi, per quanto a volte ripetitivi e un po’ naïfs, che precedono le innovative intuizioni del Rinascimento. Nel tragitto, diavolo e inferno vengono indagati rispetto a quelle iconografie, più o meno diffuse, in cui sono soliti palesarsi, a partire da quello che si può definire il “bestiario del maligno”, attraverso la messa in scena di parabole particolarmente significative (come quella dell’indemoniato di Gerasa), non senza dedicare ampio spazio alle rappresentazioni delle tentazioni di Cristo e alle prime immagini di esorcismo. Nel secolo XI, con l’incremento della lotta alle eresie, il demonio e il suo regno intensificheranno le loro comparse in sistemi iconografici già noti e in soluzioni figurative fino ad allora inusitate: ciò consente all’autrice di analizzarne le fattezze, sempre più definite, nell’episodio della caduta di Lucifero con la sua schiera di angeli ribelli, nei racconti dei primi patti satanici, nelle sue comparse furtive alle spalle di principi malvagi e traditori, nell’iconografia dell’anastasis, nella psicostasia e nella complessa rappresentazione del Giudizio universale, le cui raffigurazioni nel corso dei secoli XII e XIII si organizzano in composizioni complesse e articolate, nelle quali l’inferno e il suo principe acquisiscono un rilievo sempre più imponente. L’inferno dantesco, di cui si analizzano le eventuali fonti ispiratrici in relazione alla figura smisurata e mostruosa di Lucifero a tre facce e in merito ad alcune soluzioni poetico-pittoriche adottate dal sommo poeta per descrivere supplizi e metamorfosi dei dannati, va inteso come lo snodo cruciale che a partire dal terzo decennio del secolo XIV favorisce la formazione di alcuni peculiari moduli espressivi, adottati da quel momento in poi a illustrare l’immagine del demonio e di un inferno rigidamente compartimentato in base alla netta suddivisione e classificazione dei peccati.

Diavoli e inferni nel Medioevo. Origine e sviluppo delle immagini dal VI al XV secolo

Laura Pasquini
2015

Abstract

Il volume delinea attraverso l’analisi di un vasto apparato illustrativo, che ne costituisce il fulcro e la novità, anche sul piano metodologico, la formazione e lo sviluppo delle rappresentazioni del diavolo e dell’inferno, dalle prime manifestazioni solo allusive, collocabili nel VI secolo, sino agli esiti più maturi, per quanto a volte ripetitivi e un po’ naïfs, che precedono le innovative intuizioni del Rinascimento. Nel tragitto, diavolo e inferno vengono indagati rispetto a quelle iconografie, più o meno diffuse, in cui sono soliti palesarsi, a partire da quello che si può definire il “bestiario del maligno”, attraverso la messa in scena di parabole particolarmente significative (come quella dell’indemoniato di Gerasa), non senza dedicare ampio spazio alle rappresentazioni delle tentazioni di Cristo e alle prime immagini di esorcismo. Nel secolo XI, con l’incremento della lotta alle eresie, il demonio e il suo regno intensificheranno le loro comparse in sistemi iconografici già noti e in soluzioni figurative fino ad allora inusitate: ciò consente all’autrice di analizzarne le fattezze, sempre più definite, nell’episodio della caduta di Lucifero con la sua schiera di angeli ribelli, nei racconti dei primi patti satanici, nelle sue comparse furtive alle spalle di principi malvagi e traditori, nell’iconografia dell’anastasis, nella psicostasia e nella complessa rappresentazione del Giudizio universale, le cui raffigurazioni nel corso dei secoli XII e XIII si organizzano in composizioni complesse e articolate, nelle quali l’inferno e il suo principe acquisiscono un rilievo sempre più imponente. L’inferno dantesco, di cui si analizzano le eventuali fonti ispiratrici in relazione alla figura smisurata e mostruosa di Lucifero a tre facce e in merito ad alcune soluzioni poetico-pittoriche adottate dal sommo poeta per descrivere supplizi e metamorfosi dei dannati, va inteso come lo snodo cruciale che a partire dal terzo decennio del secolo XIV favorisce la formazione di alcuni peculiari moduli espressivi, adottati da quel momento in poi a illustrare l’immagine del demonio e di un inferno rigidamente compartimentato in base alla netta suddivisione e classificazione dei peccati.
2015
85
978-88-7115-895-2
Laura Pasquini
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