I progetti architettonici e urbanistici erano una parte costitutiva della politica fascista e di quella nazista, uno strumento per plasmare gli spazi e i luoghi della nuova società, dando forma alle relazioni di potere. A essere esplicitamente richiamata è una funzione politico-pedagogica in grado di agire nel tempo grazie “all’atmosfera che gli edifici pubblici monumentali creano intorno a sé”, modificando a poco a poco “il carattere delle generazioni”. Lo spazio urbano, dunque, è da intendersi come principio attivo, protagonista dei processi di costruzione delle identità sociali. È uno spazio che educa, che irreggimenta, dove entrano in gioco forze sia materiali che simboliche. La struttura, la collocazione urbanistica e l’estetica degli edifici pubblici erano definite non solo ai fini della loro funzionalità burocratica, ma anche della loro funzionalità pedagogica e propagandistica. Il dossier raccoglie i contributi di Carlo De Maria, "L’interno pubblico nella città del fascismo: quali trasformazioni nel rapporto tra funzione e cittadini"; Mario Proli, "Un 'grande set' per il culto del duce. Ipotesi di ricerca sulle trasformazioni urbane di Forlì durante il fascismo"; Giuseppe Muroni, "Tresigallo: la città-progetto di Edmondo Rossoni. Riscoperta, recupero e valorizzazione delle architetture di regime"; Maria Elena Versari, "Sospensione metafisica, retorica di regime e immagine dell'antico nel dibattito sul razionalismo italiano: dalle terre di fondazione al CIAM di Atene in 'Quadrante'"; Elena Pirazzoli, "Distopia concreta: l'architettura e il nazismo".

Architetture tra le due guerre e patrimonio urbano del Novecento

Carlo De Maria
2017

Abstract

I progetti architettonici e urbanistici erano una parte costitutiva della politica fascista e di quella nazista, uno strumento per plasmare gli spazi e i luoghi della nuova società, dando forma alle relazioni di potere. A essere esplicitamente richiamata è una funzione politico-pedagogica in grado di agire nel tempo grazie “all’atmosfera che gli edifici pubblici monumentali creano intorno a sé”, modificando a poco a poco “il carattere delle generazioni”. Lo spazio urbano, dunque, è da intendersi come principio attivo, protagonista dei processi di costruzione delle identità sociali. È uno spazio che educa, che irreggimenta, dove entrano in gioco forze sia materiali che simboliche. La struttura, la collocazione urbanistica e l’estetica degli edifici pubblici erano definite non solo ai fini della loro funzionalità burocratica, ma anche della loro funzionalità pedagogica e propagandistica. Il dossier raccoglie i contributi di Carlo De Maria, "L’interno pubblico nella città del fascismo: quali trasformazioni nel rapporto tra funzione e cittadini"; Mario Proli, "Un 'grande set' per il culto del duce. Ipotesi di ricerca sulle trasformazioni urbane di Forlì durante il fascismo"; Giuseppe Muroni, "Tresigallo: la città-progetto di Edmondo Rossoni. Riscoperta, recupero e valorizzazione delle architetture di regime"; Maria Elena Versari, "Sospensione metafisica, retorica di regime e immagine dell'antico nel dibattito sul razionalismo italiano: dalle terre di fondazione al CIAM di Atene in 'Quadrante'"; Elena Pirazzoli, "Distopia concreta: l'architettura e il nazismo".
2017
78
Carlo De Maria
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