Il fenomeno del furto dei bambini nella Spagna franchista costituisce un caso ancora aperto. Disconosciuto dalle autorità giudiziarie e politiche, nonostante ormai numerose istanze in vari tribunali, è stato negli ultimi anni oggetto di analisi da parte di storici e artisti che hanno tentato di compensare il vuoto giuridico presente fino ad ora attraverso testi letterari, saggi storici, raccolta di testimonianze e di documenti, filmati, trasmissioni televisive, ecc. Se è vero che le recenti leggi della democrazia hanno proibito l’anonimato delle madri e favorito il loro ricongiungimento con i figli adottati, alcune istituzioni religiose contravvenendo persino a precise disposizioni giudiziarie, rifiutano di aprire gli archivi impedendo il desiderato incontro tra madri e figli sottratti coercitivamente o con l’inganno alla nascita. Uno di questi è proprio Enrique J. Vila Torres, avvocato e scrittore, nato nella Casa Nido Santa Isabel di Valencia e che, per ironia della sorte, non è riuscito ancora ad incontrare la sua madre biologica pur avendo contribuito in maniera decisiva, nella sua carriera di avvocato, all’incontro tra centinaia di figli e di madri che si stavano cercando. Le lettere qui pubblicate, che non hanno ancora ricevuto alcun tipo di risposta, rappresentano dunque un’accorata e rispettosa richiesta rivolta direttamente al Pontefice dal momento che altre modalità per ottenere l’apertura degli archivi non hanno dato i frutti sperati. La petizione di Vila Torres, infatti, riguarda un’intera comunità (anche in virtù delle associazioni che rappresenta) e in particolare l’ambito dei diritti umani e civili sanciti dalla Costituzione e dalle leggi dello stato. Nel rivolgersi al Papa, Vila Torres non nasconde le responsabilità di alcuni esponenti della chiesa cattolica spagnola nel fenomeno del furto dei bambini durante, specialmente, i lunghi anni della dittatura franchista. Ma il suo tono è gentile e affabile e si pone su un piano di fraterna intesa riguardo il bene della vita che può essere salvaguardato anche in circostanze molto difficili, come nei casi drammatici di quelle giovani donne che si sono trovate a partorire in quegli istituti.

Lettere di un bastardo al Papa

Luigi Contadini
2018

Abstract

Il fenomeno del furto dei bambini nella Spagna franchista costituisce un caso ancora aperto. Disconosciuto dalle autorità giudiziarie e politiche, nonostante ormai numerose istanze in vari tribunali, è stato negli ultimi anni oggetto di analisi da parte di storici e artisti che hanno tentato di compensare il vuoto giuridico presente fino ad ora attraverso testi letterari, saggi storici, raccolta di testimonianze e di documenti, filmati, trasmissioni televisive, ecc. Se è vero che le recenti leggi della democrazia hanno proibito l’anonimato delle madri e favorito il loro ricongiungimento con i figli adottati, alcune istituzioni religiose contravvenendo persino a precise disposizioni giudiziarie, rifiutano di aprire gli archivi impedendo il desiderato incontro tra madri e figli sottratti coercitivamente o con l’inganno alla nascita. Uno di questi è proprio Enrique J. Vila Torres, avvocato e scrittore, nato nella Casa Nido Santa Isabel di Valencia e che, per ironia della sorte, non è riuscito ancora ad incontrare la sua madre biologica pur avendo contribuito in maniera decisiva, nella sua carriera di avvocato, all’incontro tra centinaia di figli e di madri che si stavano cercando. Le lettere qui pubblicate, che non hanno ancora ricevuto alcun tipo di risposta, rappresentano dunque un’accorata e rispettosa richiesta rivolta direttamente al Pontefice dal momento che altre modalità per ottenere l’apertura degli archivi non hanno dato i frutti sperati. La petizione di Vila Torres, infatti, riguarda un’intera comunità (anche in virtù delle associazioni che rappresenta) e in particolare l’ambito dei diritti umani e civili sanciti dalla Costituzione e dalle leggi dello stato. Nel rivolgersi al Papa, Vila Torres non nasconde le responsabilità di alcuni esponenti della chiesa cattolica spagnola nel fenomeno del furto dei bambini durante, specialmente, i lunghi anni della dittatura franchista. Ma il suo tono è gentile e affabile e si pone su un piano di fraterna intesa riguardo il bene della vita che può essere salvaguardato anche in circostanze molto difficili, come nei casi drammatici di quelle giovani donne che si sono trovate a partorire in quegli istituti.
2018
62
978-88-3282-373-8
Luigi Contadini
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