Medardo Chiapponi / Presidente Archivio Osvaldo Piacentini Introduzione Nella prima mostra di materiali dell'Archivio Osvaldo Piacentini dopo il suo deposito presso la Biblioteca comunale di Reggio Emilia si è deciso di esporre interventi di edilizia abitativa sociale progettati dalla Cooperativa Arch itetti e Ingegneri di Reggio Emilia nei primi anni della sua attività. "L'arte di far vivere gli uomini" è il titolo che ne sa esprimere lo spirito e gli obiettivi. È uno dei tanti filoni di intervento della Cooperativa Architetti, come si può facilmente constatare dal ricco materiale raccolto nell' archivio. Il tema non soltanto ha avuto un ruolo significativo nel processo di crescita professionale, culturale e politico di quel gruppo di giovani progettisti, ma è ancora, di grande attualità oggi che è necessario guardare alle soluzioni architettoniche e urbanistiche allora adottate per affrontare la "questione delle abitazion i". Senza creare ghetti ma affrontando in modo nuovo il vecchio problema della concentrazione in poche mani delle disponibilità economiche per poter accedere ai luoghi dell' abitare. Così il termine edilizia res idenziale" sociale" assume un duplice significato. Da un lato si riferisce a un intervento pubblico per rendere disponibili alloggi e servizi anche a chi non è in grado di procurarseli autonomamente. Dall' altro struttura quegli interventi in modo che favoriscano i processi di socializzazione. I riferimenti cu lturali, sociali e politici dei quartieri INA Casa sono facilmente rintracciabili. Forse i più importanti sono gli interventi di edilizia residenziale nella Germania degli anni Venti del secolo scorso. In particolare le Sied/ungen dell' architetto, urbanista e assessore Ernst May a Francoforte e quelle dell'assessore Martin Wagner e dell' architett Bruno Taut a Berlino. La conoscenza di quegli interventi per la diffusione a strati i più ampi possibile della popolazione di livelli di vita e di residenza dignitosi era stata trasferita ai protagonisti della Cooperativa Architetti già ai tempi degli studi al Politecnico di Milano grazie agli insegnamenti di Francesco Marescotti. Modelli significativi non mancano neppure per il quartiere realizzato a Pisa per i lavoratori dell' azienda vetraria Saint Gobain. Si va da quelli progettati dallo stesso Marescotti per gli impiegati del Lanificio Rossi a Schio o per gli operai del Lanificio Fila a Cossato, fino all'esempio forse più illustre del villaggio Olivetti di Ivrea che vede coinvolti alcuni dei più importanti architetti a partire da Luigi Figini e Gino Pollini. Da questi esempi non sono stati mutuati quegli elementi formali che li hanno ridotti a stereotipi del Movimento Moderno, ma fattori ben più influenti sull'arte di far vivere gli uomini, come la nascita di nuove tipologie di organizzazione in pianta degli alloggi e di un nuovo rapporto tra spazio privato e spazi pubbl ici. Da un punto di vista disciplinare poi i quartieri esposti mostrano come sia possibile dar forma concreta ag li standard urbanistici che, in seguito, troppo spesso si sono trasformati in valori numerici con scarso significato reale. Questioni tutt' altro che risolte, o forse irrisolvibili in forma definitiva, e pertanto oggetto ancora oggi di riflessione e azione progettuale che dai progetti della Cooperativa Architetti possono tra rre spunti preziosi.
Pier Giorgio MASSARETTI (2018). Il contributo di Osvaldo Piacentini al Libro bianco di Giuseppe Dossetti (Bologna, 1956). Reggio Emilia : Biblioteca Panizzi Editore.
Il contributo di Osvaldo Piacentini al Libro bianco di Giuseppe Dossetti (Bologna, 1956)
Pier Giorgio MASSARETTI
2018
Abstract
Medardo Chiapponi / Presidente Archivio Osvaldo Piacentini Introduzione Nella prima mostra di materiali dell'Archivio Osvaldo Piacentini dopo il suo deposito presso la Biblioteca comunale di Reggio Emilia si è deciso di esporre interventi di edilizia abitativa sociale progettati dalla Cooperativa Arch itetti e Ingegneri di Reggio Emilia nei primi anni della sua attività. "L'arte di far vivere gli uomini" è il titolo che ne sa esprimere lo spirito e gli obiettivi. È uno dei tanti filoni di intervento della Cooperativa Architetti, come si può facilmente constatare dal ricco materiale raccolto nell' archivio. Il tema non soltanto ha avuto un ruolo significativo nel processo di crescita professionale, culturale e politico di quel gruppo di giovani progettisti, ma è ancora, di grande attualità oggi che è necessario guardare alle soluzioni architettoniche e urbanistiche allora adottate per affrontare la "questione delle abitazion i". Senza creare ghetti ma affrontando in modo nuovo il vecchio problema della concentrazione in poche mani delle disponibilità economiche per poter accedere ai luoghi dell' abitare. Così il termine edilizia res idenziale" sociale" assume un duplice significato. Da un lato si riferisce a un intervento pubblico per rendere disponibili alloggi e servizi anche a chi non è in grado di procurarseli autonomamente. Dall' altro struttura quegli interventi in modo che favoriscano i processi di socializzazione. I riferimenti cu lturali, sociali e politici dei quartieri INA Casa sono facilmente rintracciabili. Forse i più importanti sono gli interventi di edilizia residenziale nella Germania degli anni Venti del secolo scorso. In particolare le Sied/ungen dell' architetto, urbanista e assessore Ernst May a Francoforte e quelle dell'assessore Martin Wagner e dell' architett Bruno Taut a Berlino. La conoscenza di quegli interventi per la diffusione a strati i più ampi possibile della popolazione di livelli di vita e di residenza dignitosi era stata trasferita ai protagonisti della Cooperativa Architetti già ai tempi degli studi al Politecnico di Milano grazie agli insegnamenti di Francesco Marescotti. Modelli significativi non mancano neppure per il quartiere realizzato a Pisa per i lavoratori dell' azienda vetraria Saint Gobain. Si va da quelli progettati dallo stesso Marescotti per gli impiegati del Lanificio Rossi a Schio o per gli operai del Lanificio Fila a Cossato, fino all'esempio forse più illustre del villaggio Olivetti di Ivrea che vede coinvolti alcuni dei più importanti architetti a partire da Luigi Figini e Gino Pollini. Da questi esempi non sono stati mutuati quegli elementi formali che li hanno ridotti a stereotipi del Movimento Moderno, ma fattori ben più influenti sull'arte di far vivere gli uomini, come la nascita di nuove tipologie di organizzazione in pianta degli alloggi e di un nuovo rapporto tra spazio privato e spazi pubbl ici. Da un punto di vista disciplinare poi i quartieri esposti mostrano come sia possibile dar forma concreta ag li standard urbanistici che, in seguito, troppo spesso si sono trasformati in valori numerici con scarso significato reale. Questioni tutt' altro che risolte, o forse irrisolvibili in forma definitiva, e pertanto oggetto ancora oggi di riflessione e azione progettuale che dai progetti della Cooperativa Architetti possono tra rre spunti preziosi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


