Alcuino, maestro e consigliere di Carlomagno, scrive un manuale di retorica, la Disputatio de rhetorica et virtutibus, nel quale si cela, sotto forma di precetti retorici, l’intenzione di fornire a Carlomagno una guida all’arte di regnare, una via regia, per usare le parole di Luitpold Wallach. Il testo si presenta particolarmente interessante perché Alcuino, che pur pare avere sotto i suoi occhi il De inventione di Cicerone e l’Ars rhetorica di Giulio Vittore, cade in alcuni errori che un buon conoscitore della retorica non avrebbe mai dovuto fare. Questo quindi pare confermare l’ipotesi che la vera intenzione di Alcuino fosse piuttosto quella di offrire a Carlomagno consigli diversi, soprattutto rivolti ad un comportamento esemplare di princeps christianus. Questo diventa molto evidente nella parte terminale, quella dedicata alla trattazione delle virtù: qui l’intenzione parenetica del maestro nei confronti del sovrano porta infatti ad una rivisitazione in rapporto alla religione cristiana e all’amore di Dio verso il prossimo di una dottrina già ben consolidata in epoca pagana.
“Alcuino: un maestro di retorica dell’alto Medioevo" / Lucia Calboli Montefusco. - STAMPA. - (2008), pp. 237-250.
“Alcuino: un maestro di retorica dell’alto Medioevo"
MONTEFUSCO, LUCIA
2008
Abstract
Alcuino, maestro e consigliere di Carlomagno, scrive un manuale di retorica, la Disputatio de rhetorica et virtutibus, nel quale si cela, sotto forma di precetti retorici, l’intenzione di fornire a Carlomagno una guida all’arte di regnare, una via regia, per usare le parole di Luitpold Wallach. Il testo si presenta particolarmente interessante perché Alcuino, che pur pare avere sotto i suoi occhi il De inventione di Cicerone e l’Ars rhetorica di Giulio Vittore, cade in alcuni errori che un buon conoscitore della retorica non avrebbe mai dovuto fare. Questo quindi pare confermare l’ipotesi che la vera intenzione di Alcuino fosse piuttosto quella di offrire a Carlomagno consigli diversi, soprattutto rivolti ad un comportamento esemplare di princeps christianus. Questo diventa molto evidente nella parte terminale, quella dedicata alla trattazione delle virtù: qui l’intenzione parenetica del maestro nei confronti del sovrano porta infatti ad una rivisitazione in rapporto alla religione cristiana e all’amore di Dio verso il prossimo di una dottrina già ben consolidata in epoca pagana.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.