Nel 1990, dopo l’invasione e durante l’occupazione del Kuwait, il governo iracheno ordinò alla propria compagnia aerea nazionale, la “Iraqi Airways Company” (IAC), di appropriarsi di aereomobili, equipaggiamenti ed attrezzature della compagnia di bandiera kuwaitiana, la “Kuwait Airways Corporation” (KAC). Una volta cessata l’occupazione militare, la KAC riuscì a recuperare solo parte degli aeromobili requisiti, e decise di avviare contro la IAC un’azione di risarcimento per i danni subiti dinanzi ai tribunali del Regno Unito. Al termine di un procedimento giudiziario quanto mai difficile e lungo, i giudici britannici ordinarono alla IAC di pagare alla KAC più di un miliardo di dollari canadesi. Inoltre, la KAC, sostenendo che l’Iraq aveva controllato, finanziato, e fortemente influenzato la difesa della IAC durante tutto il percorso processuale, rendendo anche falsa testimonianza e adoperandosi per depistare la magistratura inglese, avviò un’ulteriore azione giudiziaria, sempre nel Regno Unito, e contro il governo iracheno. La KAC reclamò e ottenne dalla High Court of Justice il riconoscimento di un ulteriore risarcimento di 84 milioni di dollari canadesi a carico dell’Iraq. Nell’agosto del 2008, la KAC presentò istanza alla Superior Court del Quebec per il riconoscimento della sentenza della High Court of Justice (il cui estensore fu il giudice Steel) e richiese il sequestro di due immobili situati a Montreal di proprietà del governo iracheno, nonché quello degli aerei ordinati dall’Iraq alla Bombardier Aerospace, la società canadese che figura tra i maggiori produttori mondiali di aeromobili civili. Tuttavia, i giudici della Superior Court, prima, e, in seguito, quelli della Court of Appeal del Quebec rigettarono i ricorsi della KAC, sostenendo in entrambi i gradi di giudizio che gli atti del governo iracheno oggetto della causa non potessero essere ricondotti all’eccezione per le attività di natura commerciale prevista dallo State Immunity Act (SIA), con il quale il Canada aveva disciplinato nel 1985 l’immunità degli Stati stranieri dalla giurisdizione nazionale. La KAC decise quindi di appellarsi alla Corte suprema del Canada, la quale ribaltò i precedenti verdetti dichiarando che l’Iraq non godeva di una immunità assoluta dalla giurisdizione. Nel giudizio reso dal giudice LeBel viene compiuta una disamina del SIA canadese alla luce della corrispondente normativa britannica e statunitense, richiamando l’evoluzione del diritto internazionale consuetudinario a proposito dell’immunità degli Stati, e concludendo che il SIA canadese rappresenta una codificazione della teoria dell’immunità degli Stati ristretta o relativa. La Sezione 5 del SIA, infatti, stabilisce che uno Stato straniero non è immune dalla giurisdizione per i giudizi che riguardano ogni attività imputabile ad un Paese terzo e suscettibile di essere definita commerciale, indicando alla Sezione 2 che per “attività commerciale” debba intendersi ogni transazione, atto o condotta che, in ragione della sua natura, abbia un carattere commerciale. Dovendo poi precisare in che cosa consista esattamente tale “attività commerciale” la Corte Suprema canadese sottolinea che la giurisprudenza britannica si affida al criterio dell’eseguibilità di un atto o di un’attività da parte di un privato per poter concludere di essere in presenza di una misura o prassi statale qualificabile come atto jure gestionis, e che simile approccio risulta essere adottato anche dalla giurisprudenza statunitense. Il giudice LeBel conclude, così, che nel diritto britannico e in quello statunitense la qualifica di un atto statale si incentra sulla natura di quest’ultimo. In base all’orientamento dominante della magistratura di Washington e Londra, non è sufficiente chiedersi se l’atto in questione sia il risultato di una decisione statale e se sia stato compiuto per proteggere un interesse statale o per realizzare un obiettivo di politica pubblica: se così fosse, osservano i tribunali nordamericani e inglesi, tutti gli atti di uno Stato, come pure quelli di un’organizzazione controllata da uno Stato dovrebbero essere considerati atti sovrani, un’impostazione che confliggerebbe con la teoria dell’immunità ristretta ora espressa dal diritto internazionale, poiché avrebbe l’effetto di svuotare del tutto le eccezioni all’immunità, come quella, appunto, costituita dall’attività commerciale. La Corte Suprema prosegue, quindi, nella sua analisi richiamando, infine, la dottrina canadese, la quale sostiene che, oltre alla natura, per procedere alla corretta qualificazione di un atto ai fini delle eccezioni all’immunità dalla giurisdizione occorre interrogarsi anche sulla sua finalità, dunque prendere in considerazione l’intero contesto di una misura o condotta statale. Ed è proprio ispirandosi all’articolato approccio della dottrina canadese che la Corte Suprema si ispira per stabilire la riconducibilità o meno all’immunità dalla giurisdizione della condotta irachena -ossia l’aver assistito finanziariamente e l’aver controllato la strategia difensiva della IAC, e l’aver reso falsa testimonianza, occultato prove e assunto una condotta ingannevole nella lunga e complessa vicenda giudiziaria della compagnia aerea kuwaitiana dinanzi ai tribunali britannici. Pertanto, essa compie l’analisi degli atti dell’Iraq nel loro contesto, che comprende, oltre alla disamina della loro natura, anche quello delle loro finalità. Il giudice LeBel conclude, quindi, sancendo che il sequestro originario, nel 1990, di velivoli, equipaggiamento e attrezzature della KAC costituisce un atto sovrano dell’Iraq, dunque soggetto all’immunità dalla giurisdizione. Tuttavia, l’attività successiva del governo iracheno non è suscettibile di essere qualificata come un atto jure imperii. Infatti, il mantenimento e l’uso, da parte della IAC e per la propria attività economica, di tutto il patrimonio sequestrato su richiesta dell’Iraq alla compagnia aerea del Kuwait costituiscono atti di natura commerciale: di conseguenza, la scelta del governo iracheno di affiancare la IAC nel procedimento dinanzi alla magistratura inglese ove venivano contestati i richiamati atti commerciali non può essere immune dalla giurisdizione poiché non vi è più alcun collegamento tra il sequestro iniziale del 1990, atto jure imperii, e la controversia di natura puramente commerciale avviata dalla KAC contro la compagnia concorrente IAC. Dunque, il governo iracheno non può reclamare l’immunità dalla giurisdizione nel procedimento per il riconoscimento della sentenza della High Court che stabilisce un risarcimento del danno a carico dell’Iraq di 84 milioni di dollari canadesi.

Elisa Baroncini (2018). Supreme Court of Canada, Kuwait Airways Corporation v. Republic of Iraq, 2010 SCC 40, 21 October 2010. bologna : bononia university press.

Supreme Court of Canada, Kuwait Airways Corporation v. Republic of Iraq, 2010 SCC 40, 21 October 2010

Elisa Baroncini
2018

Abstract

Nel 1990, dopo l’invasione e durante l’occupazione del Kuwait, il governo iracheno ordinò alla propria compagnia aerea nazionale, la “Iraqi Airways Company” (IAC), di appropriarsi di aereomobili, equipaggiamenti ed attrezzature della compagnia di bandiera kuwaitiana, la “Kuwait Airways Corporation” (KAC). Una volta cessata l’occupazione militare, la KAC riuscì a recuperare solo parte degli aeromobili requisiti, e decise di avviare contro la IAC un’azione di risarcimento per i danni subiti dinanzi ai tribunali del Regno Unito. Al termine di un procedimento giudiziario quanto mai difficile e lungo, i giudici britannici ordinarono alla IAC di pagare alla KAC più di un miliardo di dollari canadesi. Inoltre, la KAC, sostenendo che l’Iraq aveva controllato, finanziato, e fortemente influenzato la difesa della IAC durante tutto il percorso processuale, rendendo anche falsa testimonianza e adoperandosi per depistare la magistratura inglese, avviò un’ulteriore azione giudiziaria, sempre nel Regno Unito, e contro il governo iracheno. La KAC reclamò e ottenne dalla High Court of Justice il riconoscimento di un ulteriore risarcimento di 84 milioni di dollari canadesi a carico dell’Iraq. Nell’agosto del 2008, la KAC presentò istanza alla Superior Court del Quebec per il riconoscimento della sentenza della High Court of Justice (il cui estensore fu il giudice Steel) e richiese il sequestro di due immobili situati a Montreal di proprietà del governo iracheno, nonché quello degli aerei ordinati dall’Iraq alla Bombardier Aerospace, la società canadese che figura tra i maggiori produttori mondiali di aeromobili civili. Tuttavia, i giudici della Superior Court, prima, e, in seguito, quelli della Court of Appeal del Quebec rigettarono i ricorsi della KAC, sostenendo in entrambi i gradi di giudizio che gli atti del governo iracheno oggetto della causa non potessero essere ricondotti all’eccezione per le attività di natura commerciale prevista dallo State Immunity Act (SIA), con il quale il Canada aveva disciplinato nel 1985 l’immunità degli Stati stranieri dalla giurisdizione nazionale. La KAC decise quindi di appellarsi alla Corte suprema del Canada, la quale ribaltò i precedenti verdetti dichiarando che l’Iraq non godeva di una immunità assoluta dalla giurisdizione. Nel giudizio reso dal giudice LeBel viene compiuta una disamina del SIA canadese alla luce della corrispondente normativa britannica e statunitense, richiamando l’evoluzione del diritto internazionale consuetudinario a proposito dell’immunità degli Stati, e concludendo che il SIA canadese rappresenta una codificazione della teoria dell’immunità degli Stati ristretta o relativa. La Sezione 5 del SIA, infatti, stabilisce che uno Stato straniero non è immune dalla giurisdizione per i giudizi che riguardano ogni attività imputabile ad un Paese terzo e suscettibile di essere definita commerciale, indicando alla Sezione 2 che per “attività commerciale” debba intendersi ogni transazione, atto o condotta che, in ragione della sua natura, abbia un carattere commerciale. Dovendo poi precisare in che cosa consista esattamente tale “attività commerciale” la Corte Suprema canadese sottolinea che la giurisprudenza britannica si affida al criterio dell’eseguibilità di un atto o di un’attività da parte di un privato per poter concludere di essere in presenza di una misura o prassi statale qualificabile come atto jure gestionis, e che simile approccio risulta essere adottato anche dalla giurisprudenza statunitense. Il giudice LeBel conclude, così, che nel diritto britannico e in quello statunitense la qualifica di un atto statale si incentra sulla natura di quest’ultimo. In base all’orientamento dominante della magistratura di Washington e Londra, non è sufficiente chiedersi se l’atto in questione sia il risultato di una decisione statale e se sia stato compiuto per proteggere un interesse statale o per realizzare un obiettivo di politica pubblica: se così fosse, osservano i tribunali nordamericani e inglesi, tutti gli atti di uno Stato, come pure quelli di un’organizzazione controllata da uno Stato dovrebbero essere considerati atti sovrani, un’impostazione che confliggerebbe con la teoria dell’immunità ristretta ora espressa dal diritto internazionale, poiché avrebbe l’effetto di svuotare del tutto le eccezioni all’immunità, come quella, appunto, costituita dall’attività commerciale. La Corte Suprema prosegue, quindi, nella sua analisi richiamando, infine, la dottrina canadese, la quale sostiene che, oltre alla natura, per procedere alla corretta qualificazione di un atto ai fini delle eccezioni all’immunità dalla giurisdizione occorre interrogarsi anche sulla sua finalità, dunque prendere in considerazione l’intero contesto di una misura o condotta statale. Ed è proprio ispirandosi all’articolato approccio della dottrina canadese che la Corte Suprema si ispira per stabilire la riconducibilità o meno all’immunità dalla giurisdizione della condotta irachena -ossia l’aver assistito finanziariamente e l’aver controllato la strategia difensiva della IAC, e l’aver reso falsa testimonianza, occultato prove e assunto una condotta ingannevole nella lunga e complessa vicenda giudiziaria della compagnia aerea kuwaitiana dinanzi ai tribunali britannici. Pertanto, essa compie l’analisi degli atti dell’Iraq nel loro contesto, che comprende, oltre alla disamina della loro natura, anche quello delle loro finalità. Il giudice LeBel conclude, quindi, sancendo che il sequestro originario, nel 1990, di velivoli, equipaggiamento e attrezzature della KAC costituisce un atto sovrano dell’Iraq, dunque soggetto all’immunità dalla giurisdizione. Tuttavia, l’attività successiva del governo iracheno non è suscettibile di essere qualificata come un atto jure imperii. Infatti, il mantenimento e l’uso, da parte della IAC e per la propria attività economica, di tutto il patrimonio sequestrato su richiesta dell’Iraq alla compagnia aerea del Kuwait costituiscono atti di natura commerciale: di conseguenza, la scelta del governo iracheno di affiancare la IAC nel procedimento dinanzi alla magistratura inglese ove venivano contestati i richiamati atti commerciali non può essere immune dalla giurisdizione poiché non vi è più alcun collegamento tra il sequestro iniziale del 1990, atto jure imperii, e la controversia di natura puramente commerciale avviata dalla KAC contro la compagnia concorrente IAC. Dunque, il governo iracheno non può reclamare l’immunità dalla giurisdizione nel procedimento per il riconoscimento della sentenza della High Court che stabilisce un risarcimento del danno a carico dell’Iraq di 84 milioni di dollari canadesi.
2018
Il diritto internazionale come strumento di risoluzione delle controversie - casi scelti
153
160
Elisa Baroncini (2018). Supreme Court of Canada, Kuwait Airways Corporation v. Republic of Iraq, 2010 SCC 40, 21 October 2010. bologna : bononia university press.
Elisa Baroncini
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/633141
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