Il saggio affronta il tema dell'approvvigionamento idrico nella Romagna della prima metà del Novecento, e in particolare durante il regime fascista. Quella dell'acqua non fu infatti una questione politicamente neutrale: nella terra che aveva dato i natali a Mussolini occorreva rafforzare il consenso al nuovo potere e per farlo si puntò - già a metà degli anni Venti - sulla costruzione di due acquedotti nelle città che maggiormente soffrivano di carenza idrica, Cesena e Ravenna. Per quanto insufficienti rispetto ai bisogni e, nel caso cesenate, inadeguati dal punto di vista igienico-sanitario, (come sarebbe emerso dopo la Liberazione), le due infrastrutture furono una prima risposta a un problema di lunga data e molto sentito. Non a caso la propaganda del regime si incaricò di sfruttare con abilità le realizzazioni, mirando specialmente a porre in luce la differenza con le amministrazioni democratiche di inizio secolo che, non sostenute dallo Stato, avevano fallito nel soddisfare l'antica sete delle popolazioni romagnole. A testimonianza dell'importanza dell'investimento, infrastrutturale e politico, profuso, lo stesso Mussolini si recò di persona a inaugurare l'opera più impegnativa, l'acquedotto ravennate, nell'agosto del 1931.
Gli acquedotti del Regime. Infrastrutture e propaganda nella Romagna del Ventennio
Malfitano, Alberto
2018
Abstract
Il saggio affronta il tema dell'approvvigionamento idrico nella Romagna della prima metà del Novecento, e in particolare durante il regime fascista. Quella dell'acqua non fu infatti una questione politicamente neutrale: nella terra che aveva dato i natali a Mussolini occorreva rafforzare il consenso al nuovo potere e per farlo si puntò - già a metà degli anni Venti - sulla costruzione di due acquedotti nelle città che maggiormente soffrivano di carenza idrica, Cesena e Ravenna. Per quanto insufficienti rispetto ai bisogni e, nel caso cesenate, inadeguati dal punto di vista igienico-sanitario, (come sarebbe emerso dopo la Liberazione), le due infrastrutture furono una prima risposta a un problema di lunga data e molto sentito. Non a caso la propaganda del regime si incaricò di sfruttare con abilità le realizzazioni, mirando specialmente a porre in luce la differenza con le amministrazioni democratiche di inizio secolo che, non sostenute dallo Stato, avevano fallito nel soddisfare l'antica sete delle popolazioni romagnole. A testimonianza dell'importanza dell'investimento, infrastrutturale e politico, profuso, lo stesso Mussolini si recò di persona a inaugurare l'opera più impegnativa, l'acquedotto ravennate, nell'agosto del 1931.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.