In quest’epoca in cui si moltiplicano e si manifestano atteggiamenti di pregiudizio, di intolleranza e di violenza verso altri gruppi etnici e nei riguardi di autori di crimini, affiorano forme di razzismo legate alla cre-denza che determinati individui siano intellettualmente e moralmente inferiori per ragioni genetiche, per cui si ricorre non raramente a luoghi comuni e a stereotipi, che si possono far risalire alle opere dei positivisti. In una tal prospettiva, è parso interessante prendere in esame le opere di Alfredo Niceforo (1876-1960), sociologo e criminologo italiano. Positivista e discepolo di Lombroso, egli affrontò diverse tematiche, ma viene soprattutto ricordato e ripetutamente criticato per gli studi riguardanti la popolazione italiana (L’Italia barbara contemporanea, Italiani del nord e italiani del sud), nei quali, lasciandosi guidare da pregiudizi e stereotipi, giunge alla conclusione che l’Italia del sud si trova di fronte ad un vero e proprio atavismo sociale, cioè ad un arresto di sviluppo. La sua maggiore produzione scientifica si focalizza attorno alla nozione di delitto, allo studio del crimine, alla figura del criminale e alle sue caratteristiche fisiche e psichiche, alla tipologia dei delinquenti e all’ambiente fisico e sociale, ricerche prevalentemente raccolte in sei volumi intitolati Criminologia. Niceforo è stato celebrato da studiosi e da uomini di cultura, ma al tempo stesso è stato oggetto di dure polemiche e di aspre critiche. Nel ripercorrere la sua opera si sono potuti cogliere spunti inaspettatamente attuali, che mettono in evidenza l’influenza che i suoi studi possono aver avuto nel creare stereotipi e pregiudizi. Con questa ricerca si vuole aprire un dibattito su una questione più generale che riguarda le cause del crimine, la tutela delle minoranze e dei diritti, non trascurando le esigenze e i bisogni delle vittime.

La questione criminale negli scritti di Alfredo Niceforo. Pregiudizi, stereotipi e tipologie

Elena Bianchini
2018

Abstract

In quest’epoca in cui si moltiplicano e si manifestano atteggiamenti di pregiudizio, di intolleranza e di violenza verso altri gruppi etnici e nei riguardi di autori di crimini, affiorano forme di razzismo legate alla cre-denza che determinati individui siano intellettualmente e moralmente inferiori per ragioni genetiche, per cui si ricorre non raramente a luoghi comuni e a stereotipi, che si possono far risalire alle opere dei positivisti. In una tal prospettiva, è parso interessante prendere in esame le opere di Alfredo Niceforo (1876-1960), sociologo e criminologo italiano. Positivista e discepolo di Lombroso, egli affrontò diverse tematiche, ma viene soprattutto ricordato e ripetutamente criticato per gli studi riguardanti la popolazione italiana (L’Italia barbara contemporanea, Italiani del nord e italiani del sud), nei quali, lasciandosi guidare da pregiudizi e stereotipi, giunge alla conclusione che l’Italia del sud si trova di fronte ad un vero e proprio atavismo sociale, cioè ad un arresto di sviluppo. La sua maggiore produzione scientifica si focalizza attorno alla nozione di delitto, allo studio del crimine, alla figura del criminale e alle sue caratteristiche fisiche e psichiche, alla tipologia dei delinquenti e all’ambiente fisico e sociale, ricerche prevalentemente raccolte in sei volumi intitolati Criminologia. Niceforo è stato celebrato da studiosi e da uomini di cultura, ma al tempo stesso è stato oggetto di dure polemiche e di aspre critiche. Nel ripercorrere la sua opera si sono potuti cogliere spunti inaspettatamente attuali, che mettono in evidenza l’influenza che i suoi studi possono aver avuto nel creare stereotipi e pregiudizi. Con questa ricerca si vuole aprire un dibattito su una questione più generale che riguarda le cause del crimine, la tutela delle minoranze e dei diritti, non trascurando le esigenze e i bisogni delle vittime.
2018
104
9788891769145
Elena Bianchini
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