Negli ultimi anni è sempre più frequente vedere sugli scaffali di librerie specializzate e non volumi i cui titoli richiamano il tema della corporeità, del suo significato, sia richiamando una riflessione di natura più epistemologica e pedagogica sia di matrice metodologica e didattica. Diverse discipline si interrogano per trovare definizioni e impianti teorici che restituiscano l’idea di una soggettività capace di delineare una propria unità inscindibile integrando le dimensioni corporee e mentali e, sul piano educativo, in grado di riconoscere la centralità dei corpi nell’acquisizione dei saperi così come delle conoscenze trasversali. Nei corpi, nel corpo, del corpo degli allievi, ma anche nel corpo insegnante, nel movimento, nell’interazione fra essi e con gli oggetti del mondo e della conoscenza, emergono con esplosiva evidenza le discrasie, gli scarti, fra istituzione e soggettività, fra la normatività cui tende la scuola (nei suoi programmi, nelle sue prove standardizzate) e l’imprevedibilità del singolare, del vissuto, della soggettività che si manifesta proprio a partire dai corpi che siamo. Lo scarto fra discorso istituzionale e realtà rivela la debolezza di un pensiero didattico e di una riflessione pedagogica che non si sappia confrontare con altri sguardi disciplinari, a partire da quelli antropologici, sociologici ma soprattutto filosofici per rimettere al centro dello specifico pedagogico l’esperienza vissuta dell’uomo.

I corpi in educazione

Balduzzi L.
2017

Abstract

Negli ultimi anni è sempre più frequente vedere sugli scaffali di librerie specializzate e non volumi i cui titoli richiamano il tema della corporeità, del suo significato, sia richiamando una riflessione di natura più epistemologica e pedagogica sia di matrice metodologica e didattica. Diverse discipline si interrogano per trovare definizioni e impianti teorici che restituiscano l’idea di una soggettività capace di delineare una propria unità inscindibile integrando le dimensioni corporee e mentali e, sul piano educativo, in grado di riconoscere la centralità dei corpi nell’acquisizione dei saperi così come delle conoscenze trasversali. Nei corpi, nel corpo, del corpo degli allievi, ma anche nel corpo insegnante, nel movimento, nell’interazione fra essi e con gli oggetti del mondo e della conoscenza, emergono con esplosiva evidenza le discrasie, gli scarti, fra istituzione e soggettività, fra la normatività cui tende la scuola (nei suoi programmi, nelle sue prove standardizzate) e l’imprevedibilità del singolare, del vissuto, della soggettività che si manifesta proprio a partire dai corpi che siamo. Lo scarto fra discorso istituzionale e realtà rivela la debolezza di un pensiero didattico e di una riflessione pedagogica che non si sappia confrontare con altri sguardi disciplinari, a partire da quelli antropologici, sociologici ma soprattutto filosofici per rimettere al centro dello specifico pedagogico l’esperienza vissuta dell’uomo.
2017
Pedagogia Generale
201
218
Balduzzi L.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/628525
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