Le analisi sulla diffusione del lavoro cosiddetto atipico, non standard, flessibile, sono ampie e approfondite, anche in Italia. Esse hanno esplorato sia l’andamento del mercato del lavoro connesso all’avvento di un’economia post-industriale che vanno ad intrecciasi con il regime di welfare italiano e le dinamiche famigliari, sia gli elementi di trasformazione dell’organizzazione aziendale, sia infine le dimensioni soggettive del lavoro, i cosiddetti ‘percorsi di lavoro flessibile’. Ne emerge un panorama frastagliato con nuovi fattori di segmentazione non riconducibili a una visione dualistica del mercato del lavoro fondata su una supposta rigida dicotomia tra lavoratori con contratti standard garantiti e lavoratori atipici, periferici e instabili. L’instabilità delle traiettorie professionali e del reddito sono ormai infatti fenomeni pervasivi che tuttavia la crescente flessibilizzazione dei rapporti di lavoro non fa che accrescere. La struttura delle nuove disuguaglianze sociali parrebbe perciò sempre più dipendere, oltre che dal tipo di contratto, dal livello di istruzione e di qualificazione professionale raggiunti, dal genere, dalle competenze in possesso dei soggetti, dal settore produttivo in cui si è inseriti, dal tipo di azienda e dagli investimenti che questa compie nella sfera della formazione dei propri collaboratori (standard e non standard), dalla capacità di collegarsi con reti professionali o albi, dalle protezioni garantite dal welfare, dalle famiglie o da altre agenzie. Gli elementi ora evocati sono stati esplorati per mezzo di una ricerca nazionale condotta con un impianto metodologico quali-quantitativo, realizzata attraverso la somministrazione di un questionario rivolto ad un campione di 1000 imprese e di 300 interviste semi-strutturate con un panel di lavoratori non standard . Il questionario alle imprese si è proposto di approfondire soprattutto le seguenti tematiche: • esaminare le ragioni della direzione acquisita dal fenomeno e delle principali cause di sviluppo sulla base delle indicazioni fornite dal management aziendale: inadeguatezza dello schema giuridico del lavoro; processi di innovazione organizzativa e tecnologica delle organizzazioni produttive; risposta all’esigenza avvertita dalle imprese di contenere i costi connessi all’utilizzo del lavoro standard; rispondenza a specifiche propensioni dell’offerta di lavoro; • indagare sulle prospettive di lungo termine delle aziende, cercando di capire se i lavoratori assunti con contratti non standard rientrano in un progetto aziendale più ampio o sono percepiti come ‘meteore’ nella vita di un’organizzazione, lasciando poco spazio alla loro crescita professionale e offrendo poche garanzie di stabilizzazione per il futuro. Le interviste rivolte ai lavoratori, tenendo conto delle analisi longitudinali con taglio quantitativo che hanno cercato di rispondere all’interrogativo se i rapporti di lavoro non standard costituiscano un ‘trampolino di lancio’ in grado di favorire la transizione a un impiego più sicuro e permanente - secondo il modello della carriera esterna - , oppure rappresentino un destino per larghe fasce di soggetti ‘intrappolati’ in condizioni di precarietà, hanno sondato le narrazioni di coloro che vivono prolungate fasi di instabilità lavorativa non avendo operato alcun passaggio alla stabilizzazione dei rapporti di lavoro. In altre parole, oltre a variabili quali l’età, il genere, il livello di qualificazione e di istruzione, il settore di inserimento, l’area geografica, si sono indagate le motivazioni soggettive e le spiegazioni che i soggetti propongono rispetto alla propria condizione professionale e di vita improntata alla flessibilità/instabilità, nonché le risorse mobilitate per far fronte a tale condizione. Al di là dei noti elementi di difficoltà già rilevati dalle ricerche che tendono a colpire i lavoratori non standard (instabilità del reddito, carenza di tutele, incertezza di prospettive pensionistiche, impossibilità...
Rizza R., Corbisiero F., Cimaglia M.C. (2009). Tra impresa e lavoro: il nuovo nel mercato del lavoro. Un’indagine sul lavoro non standard in Italia. MILANO : Bruno Mondadori.
Tra impresa e lavoro: il nuovo nel mercato del lavoro. Un’indagine sul lavoro non standard in Italia
RIZZA, ROBERTO;
2009
Abstract
Le analisi sulla diffusione del lavoro cosiddetto atipico, non standard, flessibile, sono ampie e approfondite, anche in Italia. Esse hanno esplorato sia l’andamento del mercato del lavoro connesso all’avvento di un’economia post-industriale che vanno ad intrecciasi con il regime di welfare italiano e le dinamiche famigliari, sia gli elementi di trasformazione dell’organizzazione aziendale, sia infine le dimensioni soggettive del lavoro, i cosiddetti ‘percorsi di lavoro flessibile’. Ne emerge un panorama frastagliato con nuovi fattori di segmentazione non riconducibili a una visione dualistica del mercato del lavoro fondata su una supposta rigida dicotomia tra lavoratori con contratti standard garantiti e lavoratori atipici, periferici e instabili. L’instabilità delle traiettorie professionali e del reddito sono ormai infatti fenomeni pervasivi che tuttavia la crescente flessibilizzazione dei rapporti di lavoro non fa che accrescere. La struttura delle nuove disuguaglianze sociali parrebbe perciò sempre più dipendere, oltre che dal tipo di contratto, dal livello di istruzione e di qualificazione professionale raggiunti, dal genere, dalle competenze in possesso dei soggetti, dal settore produttivo in cui si è inseriti, dal tipo di azienda e dagli investimenti che questa compie nella sfera della formazione dei propri collaboratori (standard e non standard), dalla capacità di collegarsi con reti professionali o albi, dalle protezioni garantite dal welfare, dalle famiglie o da altre agenzie. Gli elementi ora evocati sono stati esplorati per mezzo di una ricerca nazionale condotta con un impianto metodologico quali-quantitativo, realizzata attraverso la somministrazione di un questionario rivolto ad un campione di 1000 imprese e di 300 interviste semi-strutturate con un panel di lavoratori non standard . Il questionario alle imprese si è proposto di approfondire soprattutto le seguenti tematiche: • esaminare le ragioni della direzione acquisita dal fenomeno e delle principali cause di sviluppo sulla base delle indicazioni fornite dal management aziendale: inadeguatezza dello schema giuridico del lavoro; processi di innovazione organizzativa e tecnologica delle organizzazioni produttive; risposta all’esigenza avvertita dalle imprese di contenere i costi connessi all’utilizzo del lavoro standard; rispondenza a specifiche propensioni dell’offerta di lavoro; • indagare sulle prospettive di lungo termine delle aziende, cercando di capire se i lavoratori assunti con contratti non standard rientrano in un progetto aziendale più ampio o sono percepiti come ‘meteore’ nella vita di un’organizzazione, lasciando poco spazio alla loro crescita professionale e offrendo poche garanzie di stabilizzazione per il futuro. Le interviste rivolte ai lavoratori, tenendo conto delle analisi longitudinali con taglio quantitativo che hanno cercato di rispondere all’interrogativo se i rapporti di lavoro non standard costituiscano un ‘trampolino di lancio’ in grado di favorire la transizione a un impiego più sicuro e permanente - secondo il modello della carriera esterna - , oppure rappresentino un destino per larghe fasce di soggetti ‘intrappolati’ in condizioni di precarietà, hanno sondato le narrazioni di coloro che vivono prolungate fasi di instabilità lavorativa non avendo operato alcun passaggio alla stabilizzazione dei rapporti di lavoro. In altre parole, oltre a variabili quali l’età, il genere, il livello di qualificazione e di istruzione, il settore di inserimento, l’area geografica, si sono indagate le motivazioni soggettive e le spiegazioni che i soggetti propongono rispetto alla propria condizione professionale e di vita improntata alla flessibilità/instabilità, nonché le risorse mobilitate per far fronte a tale condizione. Al di là dei noti elementi di difficoltà già rilevati dalle ricerche che tendono a colpire i lavoratori non standard (instabilità del reddito, carenza di tutele, incertezza di prospettive pensionistiche, impossibilità...I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.