Un territorio può essere tante, tantissime cose. Dipende dalla prospettiva dalla quale lo si osserva e considera. Prendiamo il Friuli. Socchiudendo appena gli occhi ne percepiamo le vicende storiche. A cominciare da quelle legate ai conflitti mondiali del secolo scorso, alle sofferte vicende dell’annessione all’Italia, alla prolungata – seppur parziale – dominazione austriaca, regalo di quella napoleonica. E, ancor più distante da noi, al dominio della Serenissima, sostituitasi, ora con la forza ora con la diplomazia, ai patriarcati locali, ai feudi, ai liberi comuni. E ancora oltre, verso i Longobardi e gli Ostrogoti, subentrati a Roma e alle sue genti, che a loro volta avevano assimilato le sparute presenze dei Galli Carni nei territori montani e dei Veneti nei settori di pianura e del Carso. Carni e Veneti, e prima ancora Euganei, i quali furono preceduti da quegli abitatori neo- e mesolitici attraverso i quali l’Uomo cominciò ad intersecare la propria Storia con quella del territorio. Riaprendo gli occhi su quei medesimi monti e su quelle stesse valli pianure e coste osservate dagli occhi dei nostri numerosi e vari predecessori, ci accorgiamo che così come l’Uomo vi ha stratificato la propria presenza, lasciando i suoi tangibili segni in prossimità della superficie – negli ultimi metri di suolo e di sedimenti – allo stesso modo il territorio, inteso come volume di rocce e di depositi non ancora cementati, rappresenta la concreta registrazione tridimensionale di tutti i mutamenti subiti durante il lento trascorrere del tempo geologico. Un tempo profondo che per il Friuli è scandito in milioni e centinaia di milioni di anni.

Friuli Venezia Giulia: grandi deformazioni di una piccola regione

Corrado Venturini
Writing – Original Draft Preparation
2017

Abstract

Un territorio può essere tante, tantissime cose. Dipende dalla prospettiva dalla quale lo si osserva e considera. Prendiamo il Friuli. Socchiudendo appena gli occhi ne percepiamo le vicende storiche. A cominciare da quelle legate ai conflitti mondiali del secolo scorso, alle sofferte vicende dell’annessione all’Italia, alla prolungata – seppur parziale – dominazione austriaca, regalo di quella napoleonica. E, ancor più distante da noi, al dominio della Serenissima, sostituitasi, ora con la forza ora con la diplomazia, ai patriarcati locali, ai feudi, ai liberi comuni. E ancora oltre, verso i Longobardi e gli Ostrogoti, subentrati a Roma e alle sue genti, che a loro volta avevano assimilato le sparute presenze dei Galli Carni nei territori montani e dei Veneti nei settori di pianura e del Carso. Carni e Veneti, e prima ancora Euganei, i quali furono preceduti da quegli abitatori neo- e mesolitici attraverso i quali l’Uomo cominciò ad intersecare la propria Storia con quella del territorio. Riaprendo gli occhi su quei medesimi monti e su quelle stesse valli pianure e coste osservate dagli occhi dei nostri numerosi e vari predecessori, ci accorgiamo che così come l’Uomo vi ha stratificato la propria presenza, lasciando i suoi tangibili segni in prossimità della superficie – negli ultimi metri di suolo e di sedimenti – allo stesso modo il territorio, inteso come volume di rocce e di depositi non ancora cementati, rappresenta la concreta registrazione tridimensionale di tutti i mutamenti subiti durante il lento trascorrere del tempo geologico. Un tempo profondo che per il Friuli è scandito in milioni e centinaia di milioni di anni.
2017
Sisma: dal Friuli 1976 all'Italia di oggi
73
90
Corrado Venturini
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