Principi costituzionali e obblighi convenzionali di tutela penale nel contesto del controllo di convenzionalità.

Il principio di legalità in materia penale, tradizionalmente espresso dal brocardo nullum crimen sine lege, e, più in generale, i principi costituzionali, stanno subendo significativi processi di torsione sotto l’influsso delle fonti internazionali e sovranazionali nonché della giurisprudenza di Strasburgo e Lussemburgo. Un’ipotesi paradigmatica del fenomeno è rappresentata dalla materia penale, presi-diata da una ricca grammatica di principi costituzionali che devono confrontarsi con le indicazioni provenienti dall’elaborazione pretoria di origine esterna. In tale contesto, la riflessione si concentrerà sulle relazioni tra il principio costituzionale di legalità in materia penale e gli obblighi di incrimina-zione provenienti dalla Corte di Strasburgo. La tensione tra questi due termini si manifesta in modo significativo nel contesto del controllo di convenzionalità, ossia all’interno della sequenza di operazioni logico-giuridiche nelle quali si articola la verifica della Corte costituzionale circa la conformità delle disposizioni giuridiche interne alla Cedu. Rispetto ad ipotesi di inerzia del legislatore italiano nell’adempiere gli obblighi positivi di tutela penale, il controllo di convenzionalità mostra un’aporia, che si sostanzia nell’impossibilità per la Corte costituzionale di pronunciare sentenze additive in ma-lam partem in materia penale e di assicurare, quindi, l’osservanza degli obblighi internazionali richiamati dall’art. 117, comma 1 Cost., norma di copertura della Cedu secondo l’impostazione ricostruttiva sviluppata dalla Corte costituzionale a partire dalle sentenze 348 e 349 del 2007. Emerge, pertanto, una problematica relazione tra l’art. 25, comma 2 Cost. e l’art. 117, comma 1 Cost., sulla quale si intende svolgere alcune riflessioni.