Il rapporto tra immagine fotografica e storia è un tema già ampiamente dibattuto a partire dalla fine dell’Ottocento. Per il suo peculiare rapporto “chimico” con la realtà, la fotografia appariva anche ai primi fotografi e commentatori come documento e testimonianza. Considerata come “certificazione” di un questo è stato, la fotografia ha assunto quindi, precocemente, un carattere non solo documentario ma molto spesso di denuncia di una determinata realtà sociale e di determinati rapporti di potere, e al contempo se ne sono intuite, fin da subito, le potenzialità criminologiche. Se consideriamo la fotografia entro questi due estremi (denuncia da un lato e strumento di potere dall’altro), risulterà evidente come questa intrattenga un legame indissolubile e molteplice con l’ultima dittatura militare argentina (1976-1983). Tralasciando di soffermarci sull’uso che un apparato repressivo come quello della dittatura argentina può avere fatto della fotografia, il presente lavoro cercherà di tracciare un panorama delle forme attraverso le quali l’immagine – fotografica e non solo – sia diventata uno dei linguaggi fondamentali della testimonianza e della memoria, tanto da poter essere considerata un «emblema político» della desaparición.
Balletta Edoardo (2017). FOTOGRAFARE IL PASSATO. UN’INTRODUZIONE ALLA FOTOGRAFIA ARGENTINA DEL POST-DITTATURA. Milano : Mimesis.
FOTOGRAFARE IL PASSATO. UN’INTRODUZIONE ALLA FOTOGRAFIA ARGENTINA DEL POST-DITTATURA
Balletta Edoardo
2017
Abstract
Il rapporto tra immagine fotografica e storia è un tema già ampiamente dibattuto a partire dalla fine dell’Ottocento. Per il suo peculiare rapporto “chimico” con la realtà, la fotografia appariva anche ai primi fotografi e commentatori come documento e testimonianza. Considerata come “certificazione” di un questo è stato, la fotografia ha assunto quindi, precocemente, un carattere non solo documentario ma molto spesso di denuncia di una determinata realtà sociale e di determinati rapporti di potere, e al contempo se ne sono intuite, fin da subito, le potenzialità criminologiche. Se consideriamo la fotografia entro questi due estremi (denuncia da un lato e strumento di potere dall’altro), risulterà evidente come questa intrattenga un legame indissolubile e molteplice con l’ultima dittatura militare argentina (1976-1983). Tralasciando di soffermarci sull’uso che un apparato repressivo come quello della dittatura argentina può avere fatto della fotografia, il presente lavoro cercherà di tracciare un panorama delle forme attraverso le quali l’immagine – fotografica e non solo – sia diventata uno dei linguaggi fondamentali della testimonianza e della memoria, tanto da poter essere considerata un «emblema político» della desaparición.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.