Imprese che esportano hanno maggiori possibilità di superare la lunga crisi iniziata nel 2008. Ciò emerge dalla osservazione empirica sia a livello internazionale che nazionale, come evidenziato nell’indagine annuale Unioncamere ed in particolare come segnalato dalle imprese del cosiddetto "Quarto Capitalismo". Operare sui mercati internazionali con successo richiede maggiore efficienza nei processi produttivi ed una struttura organizzativa e finanziaria adeguata a sostenere i costi fissi legati alla presenza sui mercati esteri. Esportare è reso possibile da capacità innovative superiori alla media: sui mercati internazionali solo beni e/o servizi ad alto contenuto di innovazione possono imporsi se prodotti in un paese a costi medio alti. È quindi fondamentale il ruolo dell’innovazione per far nascere imprese, per permettere loro di esportare e conseguentemente di sopravvivere. Infatti per molte imprese la possibilità di sopravvivere in un paese che contrae la spesa interna in modo radicale per aderire ai programmi fiscali di rientro è legata ai mercati esteri. Molti studi enfatizzano quanto sia importante far sì che le idee imprenditoriali vengano sviluppate nel territorio. Non basta però creare “l’habitat ideale per la nuova imprenditorialità”[1], per l’emergere di creatività imprenditoriale. Bisogna sia evitare la fuga dei cervelli, sia proporsi come polo di attrazione per i talenti generati fuori dal territorio come già sta avvenendo in Italia [2] e all’estero [3]. Organizzazione d'impresa ed innovazione sono legate: diviene cruciale lo studio delle forme organizzative che le imprese adottano come reazione alla necessità di imporsi sempre più all'estero. L’organizzazione d’impresa per avere successo sui mercati esteri o fronteggiare la concorrenza internazionale in Italia è tema cruciale e l’indagine sulle carenze organizzative è tanto rilevante quanto quella delle politiche locali verso le imprese. Sotto questo aspetto si possono sviluppare collaborazioni con altri progetti dedicati soprattutto alla struttura interna delle imprese. Molte sono le questioni sia sul piano teorico che empirico a cui si può rispondere analizzando un territorio altamente industrializzato e orientato all'esportazione come la provincia di Forlì e il comprensorio Romagna Marche. Sono le piccole imprese capaci di innovare e crescere grazie alle esportazioni? Qual è la loro performance in termini di innovazione e grado di internazionalizzazione? Quali tipologie di innovazione sono meglio incentivabili a livello locale e/o nazionale? È possibile/desiderabile incentivare a livello locale forme di agglomerazione tra imprese attraverso fusioni orizzontali, collaborazioni nella R&S, riappropriazione di fasi del processo produttivo (fusioni verticali o insourcing)? Queste ed altre domande possono trovare una prima risposta in un insieme di indagini basate su modelli teorici e metodologie empiriche avanzate e una prospettiva applicata con attenzione ai fenomeni locali plasmati dall'apertura internazionale e con l'ausilio di informazioni che diverse istituzioni come Unioncamere, Comune e Provincia possono fornire. Le risposte a queste domande possono generare risultati originali sul piano empirico e su quello teorico a seconda del grado di accuratezza dell’indagine, della sua abilità comparativa sul piano internazionale (con ciò che fanno le imprese in altri paesi di successo) e della sua diffusione tra settori diversi. A questo si possono aggiungere ricadute particolarmente preziose nel momento in cui si possono stabilire dei percorsi di imitazione da parte 1. di imprese che devono affrontare i mercati stranieri nei confronti di imprese del territorio di successo e 2. delle amministrazioni che devono facilitare questo processo nella maniera più efficace possibile imparando da politiche positive di altre amministrazioni nazionali o straniere. Note [1] Titolo dell’evento organizzato da Unindustria, a Roma nel Novembre 2012. [2] Come per esempio cerca di fare il comune di Milano e la Fondazione Parco Tecnologico Padano, con il progetto “Alimenta2Talent» che ha l’obiettivo di attrarre giovani esperti e di talento dall'estero per la nascita di nuovi progetti imprenditoriali in ambito agroalimentare, in previsione di Expo 2015. [3] In Canada il progetto start-up visa che dovrebbe partire quest’anno. In Europa abbiamo la Gran Bretagna con la sua campagna StartUpBritain, concepita e finanziata da imprenditori per favorire la nascita e la diffusione di aziende innovative, l’ Austria, con un pacchetto da oltre 100 milioni di euro in sei anni per i giovani imprenditori. Molteplici studi analizzano come il commercio internazionale influenza l’organizzazione di impresa e l’innovazione (e viceversa). Solo di recente tali studi si sono allontanati da una visione macroeconomica del problema (vedere letteratura). Partendo dalla letteratura esistente, analizziamo tali relazioni soffermandoci sul sempre più crescente ruolo delle autonomie locali nel contesto internazionale (glocal) e soprattutto sulla struttura organizzativa delle imprese che sono fortemente orientate alle esportazioni. Il nostro progetto si focalizza sull’Emilia Romagna e su realtà simili come punto di partenza. Si sviluppa sul piano comparativo con il confronto con le altre realtà nazionali ed internazionali di successo. Il progetto ci permetterà di: 1) conoscere i punti di forza e debolezza del territorio analizzato; 2) identificare direzioni di policy utili non solo a livello locale ma estendibili a livello nazionale ed europeo; 3) fornire dati ed informazioni (dataset) alle istituzioni; 4) individuare carenze organizzative nelle imprese e nel sistema delle relazioni industriali 5) pubblicare articoli teorici ed empirici su riviste internazionali Contribuire all’analisi del ruolo delle autonomie locali alla luce dei nuovi indirizzi di politica economica dell’unione europea (Key Enabling Technologies); fornire una maggiore conoscenza dei punti di forza e debolezza dell’Emilia Romagna; estendere e generalizzare i risultati ottenuti per identificare indirizzi e politiche economiche per contesti nazionali e internazionali; individuare punti di forza e debolezza nell’organizzazione delle imprese alla luce di successi e fallimenti sui mercati esteri. - Acemoglu, D., Aghion, P., Griffith, R., Zilibotti, F. (2010) "Vertical Integration and Technology: Theory and Evidence", Journal of the European Economic Association, 8(5):989-1033. - Bernard A., B., Jensen, B., Redding, S. J. and Schott, P. K., Firms in International Trade, Journal of Economic Perspectives, 21:105-130. - COM (2011) Regional Policy contributing to sustainable growth in Europe 2020. - Dembour, C. (2008), "Competition for Business Location: A Survey", J Ind Compet Trade (2008) 8:89--111. - Giannoccolo P. and Vergari C., Do I vertically integrate? When glocal policies and International openness matter, mimeo, Università di Bologna - Helpman, E. (2006), "Trade, FDI, and the Organization of Firms", Journal of Economic Literature, Vol. XLIV, pp. 589--630. - Levchenko, A., (2004), "Institutional Quality and International Trade," IMF Working Paper WP/04/231, International Monetary Fund, 2004. - McLaren, J., (2000), "Globalization and Vertical Structure", American Economic Review 90, 1239-1254 - Nunn, N. (2007), Relationship-Specificity, Incomplete Contracts, and Pattern of Trade, The Quarterly Journal of Economics. - OECD (2011) Reviews of Regional Innovation: Regions and Innovation Policy. - Ornelas, E. and Turner, J.T., (2008), "Trade liberalization, outsourcing, and the hold-up problem", Journal of International Economics 74, 225 -- 241 - Rey, P. and J. Tirole, 2007, A Primer on Foreclosure, in M. Armstrong and Porter, R.(eds.),Handbook of Industrial Organization, vol.3, pp. 2145-2220, Elsevier, Amsterdam. - Rossini G. and Vergari C., (2011), “Input production joint venture”, THE B.E. JOURNAL OF THEORETICAL ECONOMICS, 11, 1 – 48.
Rossini, G. (2017). Organizzazione d’impresa, innovazione e commercio internazionale.
Organizzazione d’impresa, innovazione e commercio internazionale
ROSSINI, GIANPAOLO
2017
Abstract
Imprese che esportano hanno maggiori possibilità di superare la lunga crisi iniziata nel 2008. Ciò emerge dalla osservazione empirica sia a livello internazionale che nazionale, come evidenziato nell’indagine annuale Unioncamere ed in particolare come segnalato dalle imprese del cosiddetto "Quarto Capitalismo". Operare sui mercati internazionali con successo richiede maggiore efficienza nei processi produttivi ed una struttura organizzativa e finanziaria adeguata a sostenere i costi fissi legati alla presenza sui mercati esteri. Esportare è reso possibile da capacità innovative superiori alla media: sui mercati internazionali solo beni e/o servizi ad alto contenuto di innovazione possono imporsi se prodotti in un paese a costi medio alti. È quindi fondamentale il ruolo dell’innovazione per far nascere imprese, per permettere loro di esportare e conseguentemente di sopravvivere. Infatti per molte imprese la possibilità di sopravvivere in un paese che contrae la spesa interna in modo radicale per aderire ai programmi fiscali di rientro è legata ai mercati esteri. Molti studi enfatizzano quanto sia importante far sì che le idee imprenditoriali vengano sviluppate nel territorio. Non basta però creare “l’habitat ideale per la nuova imprenditorialità”[1], per l’emergere di creatività imprenditoriale. Bisogna sia evitare la fuga dei cervelli, sia proporsi come polo di attrazione per i talenti generati fuori dal territorio come già sta avvenendo in Italia [2] e all’estero [3]. Organizzazione d'impresa ed innovazione sono legate: diviene cruciale lo studio delle forme organizzative che le imprese adottano come reazione alla necessità di imporsi sempre più all'estero. L’organizzazione d’impresa per avere successo sui mercati esteri o fronteggiare la concorrenza internazionale in Italia è tema cruciale e l’indagine sulle carenze organizzative è tanto rilevante quanto quella delle politiche locali verso le imprese. Sotto questo aspetto si possono sviluppare collaborazioni con altri progetti dedicati soprattutto alla struttura interna delle imprese. Molte sono le questioni sia sul piano teorico che empirico a cui si può rispondere analizzando un territorio altamente industrializzato e orientato all'esportazione come la provincia di Forlì e il comprensorio Romagna Marche. Sono le piccole imprese capaci di innovare e crescere grazie alle esportazioni? Qual è la loro performance in termini di innovazione e grado di internazionalizzazione? Quali tipologie di innovazione sono meglio incentivabili a livello locale e/o nazionale? È possibile/desiderabile incentivare a livello locale forme di agglomerazione tra imprese attraverso fusioni orizzontali, collaborazioni nella R&S, riappropriazione di fasi del processo produttivo (fusioni verticali o insourcing)? Queste ed altre domande possono trovare una prima risposta in un insieme di indagini basate su modelli teorici e metodologie empiriche avanzate e una prospettiva applicata con attenzione ai fenomeni locali plasmati dall'apertura internazionale e con l'ausilio di informazioni che diverse istituzioni come Unioncamere, Comune e Provincia possono fornire. Le risposte a queste domande possono generare risultati originali sul piano empirico e su quello teorico a seconda del grado di accuratezza dell’indagine, della sua abilità comparativa sul piano internazionale (con ciò che fanno le imprese in altri paesi di successo) e della sua diffusione tra settori diversi. A questo si possono aggiungere ricadute particolarmente preziose nel momento in cui si possono stabilire dei percorsi di imitazione da parte 1. di imprese che devono affrontare i mercati stranieri nei confronti di imprese del territorio di successo e 2. delle amministrazioni che devono facilitare questo processo nella maniera più efficace possibile imparando da politiche positive di altre amministrazioni nazionali o straniere. Note [1] Titolo dell’evento organizzato da Unindustria, a Roma nel Novembre 2012. [2] Come per esempio cerca di fare il comune di Milano e la Fondazione Parco Tecnologico Padano, con il progetto “Alimenta2Talent» che ha l’obiettivo di attrarre giovani esperti e di talento dall'estero per la nascita di nuovi progetti imprenditoriali in ambito agroalimentare, in previsione di Expo 2015. [3] In Canada il progetto start-up visa che dovrebbe partire quest’anno. In Europa abbiamo la Gran Bretagna con la sua campagna StartUpBritain, concepita e finanziata da imprenditori per favorire la nascita e la diffusione di aziende innovative, l’ Austria, con un pacchetto da oltre 100 milioni di euro in sei anni per i giovani imprenditori. Molteplici studi analizzano come il commercio internazionale influenza l’organizzazione di impresa e l’innovazione (e viceversa). Solo di recente tali studi si sono allontanati da una visione macroeconomica del problema (vedere letteratura). Partendo dalla letteratura esistente, analizziamo tali relazioni soffermandoci sul sempre più crescente ruolo delle autonomie locali nel contesto internazionale (glocal) e soprattutto sulla struttura organizzativa delle imprese che sono fortemente orientate alle esportazioni. Il nostro progetto si focalizza sull’Emilia Romagna e su realtà simili come punto di partenza. Si sviluppa sul piano comparativo con il confronto con le altre realtà nazionali ed internazionali di successo. Il progetto ci permetterà di: 1) conoscere i punti di forza e debolezza del territorio analizzato; 2) identificare direzioni di policy utili non solo a livello locale ma estendibili a livello nazionale ed europeo; 3) fornire dati ed informazioni (dataset) alle istituzioni; 4) individuare carenze organizzative nelle imprese e nel sistema delle relazioni industriali 5) pubblicare articoli teorici ed empirici su riviste internazionali Contribuire all’analisi del ruolo delle autonomie locali alla luce dei nuovi indirizzi di politica economica dell’unione europea (Key Enabling Technologies); fornire una maggiore conoscenza dei punti di forza e debolezza dell’Emilia Romagna; estendere e generalizzare i risultati ottenuti per identificare indirizzi e politiche economiche per contesti nazionali e internazionali; individuare punti di forza e debolezza nell’organizzazione delle imprese alla luce di successi e fallimenti sui mercati esteri. - Acemoglu, D., Aghion, P., Griffith, R., Zilibotti, F. (2010) "Vertical Integration and Technology: Theory and Evidence", Journal of the European Economic Association, 8(5):989-1033. - Bernard A., B., Jensen, B., Redding, S. J. and Schott, P. K., Firms in International Trade, Journal of Economic Perspectives, 21:105-130. - COM (2011) Regional Policy contributing to sustainable growth in Europe 2020. - Dembour, C. (2008), "Competition for Business Location: A Survey", J Ind Compet Trade (2008) 8:89--111. - Giannoccolo P. and Vergari C., Do I vertically integrate? When glocal policies and International openness matter, mimeo, Università di Bologna - Helpman, E. (2006), "Trade, FDI, and the Organization of Firms", Journal of Economic Literature, Vol. XLIV, pp. 589--630. - Levchenko, A., (2004), "Institutional Quality and International Trade," IMF Working Paper WP/04/231, International Monetary Fund, 2004. - McLaren, J., (2000), "Globalization and Vertical Structure", American Economic Review 90, 1239-1254 - Nunn, N. (2007), Relationship-Specificity, Incomplete Contracts, and Pattern of Trade, The Quarterly Journal of Economics. - OECD (2011) Reviews of Regional Innovation: Regions and Innovation Policy. - Ornelas, E. and Turner, J.T., (2008), "Trade liberalization, outsourcing, and the hold-up problem", Journal of International Economics 74, 225 -- 241 - Rey, P. and J. Tirole, 2007, A Primer on Foreclosure, in M. Armstrong and Porter, R.(eds.),Handbook of Industrial Organization, vol.3, pp. 2145-2220, Elsevier, Amsterdam. - Rossini G. and Vergari C., (2011), “Input production joint venture”, THE B.E. JOURNAL OF THEORETICAL ECONOMICS, 11, 1 – 48.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.