Negli ultimi decenni l’attenzione rivolta ai Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) nel nostro paese è cresciuta in modo esponenziale. La centralità di tale tematica in ambiente educativo e scolastico, così come la sua rilevanza sul piano sociale, ha spinto numerosi studiosi e professionisti del settore ad occuparsi del disturbo, ricercandone le cause e proponendo strumenti e strategie per il supporto ed il potenziamento delle abilità-apprendimento. Il crescente numero di diagnosi che si è riscontrato negli ultimi anni in Italia, ha portato alla luce una problematica rilevante e sentita, relativa alla necessità di adeguare e ripensare la didattica tradizionale al fine di promuovere la creazione e l’utilizzo di strategie compensative favorenti l’apprendimento del bambino con DSA, la sua integrazione nel contesto classe ed evitare che dinamiche disfunzionali possano minare la serenità e la crescita del bambino. Numerosi sono stati i passi avanti percorsi, negli ultimi anni, in ambiente clinico-sanitario così come in quello scolastico-educativo, anche grazie all’inquadramento legislativo del disturbo ed alle successive linee guida del MIUR. Tale processo appare, tuttavia, ancora lungo e non privo di ostacoli e resistenze. A parere di chi scrive, la fatica caratterizzante questo percorso di cambiamento rispecchia le difficoltà riscontrate negli anni dagli studiosi che hanno tentato di inquadrare in modo univoco e deterministico il disturbo dell’apprendimento scolastico, partendo dagli studi eziologici. Ad oggi, la comunità scientifica del settore non ha ancora sviluppato un modello eziologico condiviso per i diversi DSA. Uno dei modelli più recenti ipotizza che le cause dei DSA sarebbero da ricercare in un complesso quadro di alterazioni neurobiologiche interagenti fra loro che si legano alla grande eterogeneità delle manifestazioni fenotipiche del disturbo. L’interazione fra fattori neurobiologici, ambientali ed emozionali concorre alla determinazione di profili funzionali anche molto differenti, nei quali le difficoltà relative alle abilità-specifiche (lettura, scrittura e calcolo) possono associarsi a difficoltà legate a domini cognitivi generali e trasversali (memoria, attenzione, percezione visiva). E’ ormai riconosciuto che mentre le abilità specifiche di lettura e scrittura giungono a maturazione solo al termine del secondo anno della scuola primaria (motivo per il quale è possibile fare diagnosi solo in tale periodo), la presenza di deficit relativi alle abilità che si pensa siano associate al disturbo sono valutabili anche in un’epoca precedente. Pertanto, negli ultimi decenni, stanno crescendo le ricerche che si occupano di studiare i fattori predittivi, ovvero quelle abilità cognitive che, se deficitarie, non rappresentano di per sé la presenza di un disturbo specifico, ma aumentano significativamente la probabilità di una manifestazione futura dello stesso. In tal senso, la Scuola ricoprirebbe un ruolo fondamentale non solo in termini di compensazione (adeguamento della didattica a fronte della diagnosi) ma anche in quelli di identificazione e di potenziamento precoce, seguendo un’ottica di prevenzione primaria. Un attento e costante monitoraggio dello sviluppo delle abilità predittive permetterebbe da un lato l’identificazione di aree di fragilità, dall’altro la strutturazione di azioni mirate al potenziamento ed al rinforzo di tali aree. Interventi di questo tipo consentirebbero di prevenire, o di ridurre, l’impatto che tali deficienze possono avere sullo sviluppo delle competenze-apprendimento future, riducendo la severità della manifestazione del disturbo. La centralità del ruolo degli insegnanti viene inoltre ribadita dalla normativa in materia di DSA, alla quale sono seguiti diversi Decreti Interministeriali (Legge 170/2010 "Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico; Decreto Interministeriale MIUR-MS "Linee guida per la predisposizione dei protocolli regionali per le attività di individuazione precoce dei casi sospetti di DSA). Date queste considerazioni, si è ritenuto di raccogliere in questo nucleo monografico le esperienze e le riflessioni di ricercatori e professionisti che da anni si occupano di DSA, con lo scopo di offrire spunti di riflessione e nuove idee sui protocolli di identificazione precoce e sui programmi di prevenzione primaria che si possono effettuare nel contesto della classe.
Giovagnoli, S. (2015). Esperienze di valutazione e interventi di potenziamento in classe. Trento : Edizioni Centro Studi Erickson.
Esperienze di valutazione e interventi di potenziamento in classe
GIOVAGNOLI, SARA
2015
Abstract
Negli ultimi decenni l’attenzione rivolta ai Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) nel nostro paese è cresciuta in modo esponenziale. La centralità di tale tematica in ambiente educativo e scolastico, così come la sua rilevanza sul piano sociale, ha spinto numerosi studiosi e professionisti del settore ad occuparsi del disturbo, ricercandone le cause e proponendo strumenti e strategie per il supporto ed il potenziamento delle abilità-apprendimento. Il crescente numero di diagnosi che si è riscontrato negli ultimi anni in Italia, ha portato alla luce una problematica rilevante e sentita, relativa alla necessità di adeguare e ripensare la didattica tradizionale al fine di promuovere la creazione e l’utilizzo di strategie compensative favorenti l’apprendimento del bambino con DSA, la sua integrazione nel contesto classe ed evitare che dinamiche disfunzionali possano minare la serenità e la crescita del bambino. Numerosi sono stati i passi avanti percorsi, negli ultimi anni, in ambiente clinico-sanitario così come in quello scolastico-educativo, anche grazie all’inquadramento legislativo del disturbo ed alle successive linee guida del MIUR. Tale processo appare, tuttavia, ancora lungo e non privo di ostacoli e resistenze. A parere di chi scrive, la fatica caratterizzante questo percorso di cambiamento rispecchia le difficoltà riscontrate negli anni dagli studiosi che hanno tentato di inquadrare in modo univoco e deterministico il disturbo dell’apprendimento scolastico, partendo dagli studi eziologici. Ad oggi, la comunità scientifica del settore non ha ancora sviluppato un modello eziologico condiviso per i diversi DSA. Uno dei modelli più recenti ipotizza che le cause dei DSA sarebbero da ricercare in un complesso quadro di alterazioni neurobiologiche interagenti fra loro che si legano alla grande eterogeneità delle manifestazioni fenotipiche del disturbo. L’interazione fra fattori neurobiologici, ambientali ed emozionali concorre alla determinazione di profili funzionali anche molto differenti, nei quali le difficoltà relative alle abilità-specifiche (lettura, scrittura e calcolo) possono associarsi a difficoltà legate a domini cognitivi generali e trasversali (memoria, attenzione, percezione visiva). E’ ormai riconosciuto che mentre le abilità specifiche di lettura e scrittura giungono a maturazione solo al termine del secondo anno della scuola primaria (motivo per il quale è possibile fare diagnosi solo in tale periodo), la presenza di deficit relativi alle abilità che si pensa siano associate al disturbo sono valutabili anche in un’epoca precedente. Pertanto, negli ultimi decenni, stanno crescendo le ricerche che si occupano di studiare i fattori predittivi, ovvero quelle abilità cognitive che, se deficitarie, non rappresentano di per sé la presenza di un disturbo specifico, ma aumentano significativamente la probabilità di una manifestazione futura dello stesso. In tal senso, la Scuola ricoprirebbe un ruolo fondamentale non solo in termini di compensazione (adeguamento della didattica a fronte della diagnosi) ma anche in quelli di identificazione e di potenziamento precoce, seguendo un’ottica di prevenzione primaria. Un attento e costante monitoraggio dello sviluppo delle abilità predittive permetterebbe da un lato l’identificazione di aree di fragilità, dall’altro la strutturazione di azioni mirate al potenziamento ed al rinforzo di tali aree. Interventi di questo tipo consentirebbero di prevenire, o di ridurre, l’impatto che tali deficienze possono avere sullo sviluppo delle competenze-apprendimento future, riducendo la severità della manifestazione del disturbo. La centralità del ruolo degli insegnanti viene inoltre ribadita dalla normativa in materia di DSA, alla quale sono seguiti diversi Decreti Interministeriali (Legge 170/2010 "Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico; Decreto Interministeriale MIUR-MS "Linee guida per la predisposizione dei protocolli regionali per le attività di individuazione precoce dei casi sospetti di DSA). Date queste considerazioni, si è ritenuto di raccogliere in questo nucleo monografico le esperienze e le riflessioni di ricercatori e professionisti che da anni si occupano di DSA, con lo scopo di offrire spunti di riflessione e nuove idee sui protocolli di identificazione precoce e sui programmi di prevenzione primaria che si possono effettuare nel contesto della classe.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.