Il libro verte sui conflitti che emergono circa il “posto” dei simboli religiosi nello spazio pubblico, e in particolare –anche se non esclusivamente- nella scuola pubblica, e cioè nello spazio in cui lo stato ha la (prima e, frequentemente, anche l’ultima) possibilità di formare e di forgiare i futuri membri della polis. Si tratta di conflitti che riflettono molti, se non tutti, i dilemmi che le democrazie costituzionali fronteggiano nel tentativo di regolamentare il ruolo della religione nella sfera pubblica e il rapporto tra costituzionalismo, laicità e religione. I simboli religiosi nella scuola pubblica generano due tipi di conflitti. Il primo tipo di conflitto è quello che si sviluppa in relazione all’estensione del diritto da parte degli appartenenti alle minoranze religiose di esibire i simboli del proprio credo nello spazio pubblico. In linea di principio, questo tipo di conflitto può investire sia i simboli della confessione di maggioranza che quelli delle religioni minoritarie. La legge francese del 17 Marzo 2004 che vieta “le port de signes ou de tenues manifestant une appartenance religieuse” nelle scuole pubbliche di ogni ordine e grado, è espressa in termini neutrali e dunque si applica teoricamente a tutti i simboli, inclusi quelli della cristianità. In pratica, tuttavia, le controversie sono emerse esclusivamente in relazione al diritto degli alunni appartenenti a minoranze religiose di indossare i propri simboli e, nella stragrande maggioranza dei casi, esse concernono l’hidjab indossato dalle alunne musulmane, tanto che colloquialmente si fa riferimento all’atto del 2004 come alla “legge sul velo”. Il secondo tipo di conflitto investe invece l’esposizione da parte dello stato dei simboli della confessione di maggioranza e la qualificazione religiosa e/o identitario-culturale del loro significato. L’esempio più conosciuto è quello dell’esposizione dei crocifissi nelle aule scolastiche in Italia e in Baviera. Il libro è dunque strutturato in un primo capitolo dedicato ai simboli di maggioranza, in un secondo che verte sui simboli delle minoranze (e specificamente sul velo islamico), ed in un capitolo conclusivo in cui riporto i due problemi ad unità e propongo una lettura critica dell’uso della laicità nella regolamentazione dei simboli religiosi da parte delle diverse giurisdizioni analizzate, non come neutralità o equidistanza, ma piuttosto come clausola di salvaguardia di un’omogeneità culturale, che sempre più si percepisce minacciata dalla globalizzazione e dal pluralismo di fatto che essa comporta. Il materiale di base su cui ho lavorato, e che mi ha offerto virtualmente tutti gli elementi per sviluppare la mia “teoria” sull’uso strumentale ed ideologico del principio di laicità, è di natura giurisprudenziale. Accanto ai casi risolti da giurisdizioni nazionali (in Italia, Germania, Francia, Belgio, Svizzera, Gran Bretagna, Stati Uniti, Canada e Turchia), ho considerato la giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, investita dell’arduo compito di bilanciare armonia e diversità in quarantasei stati caratterizzati da profonde divergenze giuridiche, culturali e religiose. In tutti i casi che ho analizzato il problema era sorto dalla necessità di risolvere un conflitto nato dal fatto del pluralismo religioso e culturale che caratterizza le democrazie occidentali. Con rare eccezioni, la reazione delle corti non si è concretizzata però in un tentativo di conciliazione e di elaborazione di modalità accettabili di gestione del pluralismo, ma, piuttosto, nella eliminazione di fatto di quest’ultimo oppure nella sua riduzione e regolamentazione all’interno di categorie “accettabili” sulla base della sensibilità culturale maggioritaria. Fondamentale per la stesura del mio lavoro è stato naturalmente anche l’apporto della dottrina costituzionalistica sul (mutato) rapporto tra religione e costituzionalismo e, specificamente, sui conflitti sui simboli religiosi nello spazio pubblico, che è ogg...

Mancini S. (2008). Il potere dei simboli, i simboli del potere. Laicità e religione alla prova del pluralismo. PADOVA : CEDAM.

Il potere dei simboli, i simboli del potere. Laicità e religione alla prova del pluralismo

MANCINI, SUSANNA
2008

Abstract

Il libro verte sui conflitti che emergono circa il “posto” dei simboli religiosi nello spazio pubblico, e in particolare –anche se non esclusivamente- nella scuola pubblica, e cioè nello spazio in cui lo stato ha la (prima e, frequentemente, anche l’ultima) possibilità di formare e di forgiare i futuri membri della polis. Si tratta di conflitti che riflettono molti, se non tutti, i dilemmi che le democrazie costituzionali fronteggiano nel tentativo di regolamentare il ruolo della religione nella sfera pubblica e il rapporto tra costituzionalismo, laicità e religione. I simboli religiosi nella scuola pubblica generano due tipi di conflitti. Il primo tipo di conflitto è quello che si sviluppa in relazione all’estensione del diritto da parte degli appartenenti alle minoranze religiose di esibire i simboli del proprio credo nello spazio pubblico. In linea di principio, questo tipo di conflitto può investire sia i simboli della confessione di maggioranza che quelli delle religioni minoritarie. La legge francese del 17 Marzo 2004 che vieta “le port de signes ou de tenues manifestant une appartenance religieuse” nelle scuole pubbliche di ogni ordine e grado, è espressa in termini neutrali e dunque si applica teoricamente a tutti i simboli, inclusi quelli della cristianità. In pratica, tuttavia, le controversie sono emerse esclusivamente in relazione al diritto degli alunni appartenenti a minoranze religiose di indossare i propri simboli e, nella stragrande maggioranza dei casi, esse concernono l’hidjab indossato dalle alunne musulmane, tanto che colloquialmente si fa riferimento all’atto del 2004 come alla “legge sul velo”. Il secondo tipo di conflitto investe invece l’esposizione da parte dello stato dei simboli della confessione di maggioranza e la qualificazione religiosa e/o identitario-culturale del loro significato. L’esempio più conosciuto è quello dell’esposizione dei crocifissi nelle aule scolastiche in Italia e in Baviera. Il libro è dunque strutturato in un primo capitolo dedicato ai simboli di maggioranza, in un secondo che verte sui simboli delle minoranze (e specificamente sul velo islamico), ed in un capitolo conclusivo in cui riporto i due problemi ad unità e propongo una lettura critica dell’uso della laicità nella regolamentazione dei simboli religiosi da parte delle diverse giurisdizioni analizzate, non come neutralità o equidistanza, ma piuttosto come clausola di salvaguardia di un’omogeneità culturale, che sempre più si percepisce minacciata dalla globalizzazione e dal pluralismo di fatto che essa comporta. Il materiale di base su cui ho lavorato, e che mi ha offerto virtualmente tutti gli elementi per sviluppare la mia “teoria” sull’uso strumentale ed ideologico del principio di laicità, è di natura giurisprudenziale. Accanto ai casi risolti da giurisdizioni nazionali (in Italia, Germania, Francia, Belgio, Svizzera, Gran Bretagna, Stati Uniti, Canada e Turchia), ho considerato la giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, investita dell’arduo compito di bilanciare armonia e diversità in quarantasei stati caratterizzati da profonde divergenze giuridiche, culturali e religiose. In tutti i casi che ho analizzato il problema era sorto dalla necessità di risolvere un conflitto nato dal fatto del pluralismo religioso e culturale che caratterizza le democrazie occidentali. Con rare eccezioni, la reazione delle corti non si è concretizzata però in un tentativo di conciliazione e di elaborazione di modalità accettabili di gestione del pluralismo, ma, piuttosto, nella eliminazione di fatto di quest’ultimo oppure nella sua riduzione e regolamentazione all’interno di categorie “accettabili” sulla base della sensibilità culturale maggioritaria. Fondamentale per la stesura del mio lavoro è stato naturalmente anche l’apporto della dottrina costituzionalistica sul (mutato) rapporto tra religione e costituzionalismo e, specificamente, sui conflitti sui simboli religiosi nello spazio pubblico, che è ogg...
2008
231
9788813289911
Mancini S. (2008). Il potere dei simboli, i simboli del potere. Laicità e religione alla prova del pluralismo. PADOVA : CEDAM.
Mancini S.
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