Galileo B. nasce nel 1866, secondo di nove figli di un flebotomo- “chirurgo minore”. Vive 59 anni lasciando innumerevoli tracce dei suoi passaggi nei manicomi e nelle galere italiane e spagnole. Di volta in volta è seminarista, soldato suo malgrado, finto sacerdote, falso benedettino, vescovo sotto mentite spoglie e per i suoi travestimenti e i suoi cambi d’identità, Galileo costringe medici, poliziotti e magistrati a riempire fogli su fogli, a raccogliere testimonianze, a formulare perizie, a imbastire processi, ad azzardare strategie e compromessi e perfino a giustificare il proprio operato e le proprie decisioni. Infine, Galileo, alias padre Alfonso Galileo, alias Galileo Galilei, alias Benedetto Benedetti ha narrato con abilità e orgoglio la propria avventura e ha tentato di giustificarsi e discolparsi. Dagli archivi dei manicomi e dei tribunali di Urbino, Ancona, Pesaro, Burgos, Piacenza e Arezzo non scaturisce soltanto il caso di un folle o di un truffatore, ma una complessa vicenda che mette a nudo i rapporti tra Stato e Chiesa e tra psichiatria e magistratura. Fra un Giolitti che cerca il consenso delle frange cattoliche in chiave antisocialista e un’acceso dibattito fra psichiatria e magistratura intorno alla legge “sugli alienati e sui manicomi” , Galileo solleva conflitti di competenza, alleanze inedite e stiracchiati pareri scientifici. Per alcuni è un semplice ladro e un truffatore incallito, per altri è un pericoloso paranoico, o un pazzo morale; a volte è giudicato responsabile delle proprie azioni, altre volte semiresponsabile oppure totalmente irresponsabile. Un pazzo? un truffatore? Il punto chiave è tutto qui ma su questo nodo si confrontano e si confondono scienziati della mente, uomini in divisa, magistrati in toga. Se Galileo non è pazzo e si spaccia da monaco cistercense, da delegato apostolico, da procuratore generale dei benedettini, da sacer¬dote e da vescovo soltanto per spillare soldi alle sue vittime, perché riesce a mettere in crisi la magi¬stratura? E se invece Galileo è un povero malato mentale, perché la psichiatria in¬contra tante difficoltà a pronunciarsi con una motivata diagnosi? Per cercare di capire quello che è successo, occorre scendere nei castelli di fantasie, bugie e raggiri imbastiti da Galileo, fra mona¬steri, parrocchie, curie e nelle montagne di carta compilate dai suoi osservatori. Ma neanche questo forse è sufficiente, perché alla fine si scopre che la storia non è una sola e che Galileo è il personaggio pirandelliano che di volta in volta riesce a essere “uno, nessuno e centomila”. Fino alla fine.
P.Sorcinelli (2008). Una storia da manicomio. MILANO : Pearson Paravia Bruno Mondadori.
Una storia da manicomio
SORCINELLI, PAOLO
2008
Abstract
Galileo B. nasce nel 1866, secondo di nove figli di un flebotomo- “chirurgo minore”. Vive 59 anni lasciando innumerevoli tracce dei suoi passaggi nei manicomi e nelle galere italiane e spagnole. Di volta in volta è seminarista, soldato suo malgrado, finto sacerdote, falso benedettino, vescovo sotto mentite spoglie e per i suoi travestimenti e i suoi cambi d’identità, Galileo costringe medici, poliziotti e magistrati a riempire fogli su fogli, a raccogliere testimonianze, a formulare perizie, a imbastire processi, ad azzardare strategie e compromessi e perfino a giustificare il proprio operato e le proprie decisioni. Infine, Galileo, alias padre Alfonso Galileo, alias Galileo Galilei, alias Benedetto Benedetti ha narrato con abilità e orgoglio la propria avventura e ha tentato di giustificarsi e discolparsi. Dagli archivi dei manicomi e dei tribunali di Urbino, Ancona, Pesaro, Burgos, Piacenza e Arezzo non scaturisce soltanto il caso di un folle o di un truffatore, ma una complessa vicenda che mette a nudo i rapporti tra Stato e Chiesa e tra psichiatria e magistratura. Fra un Giolitti che cerca il consenso delle frange cattoliche in chiave antisocialista e un’acceso dibattito fra psichiatria e magistratura intorno alla legge “sugli alienati e sui manicomi” , Galileo solleva conflitti di competenza, alleanze inedite e stiracchiati pareri scientifici. Per alcuni è un semplice ladro e un truffatore incallito, per altri è un pericoloso paranoico, o un pazzo morale; a volte è giudicato responsabile delle proprie azioni, altre volte semiresponsabile oppure totalmente irresponsabile. Un pazzo? un truffatore? Il punto chiave è tutto qui ma su questo nodo si confrontano e si confondono scienziati della mente, uomini in divisa, magistrati in toga. Se Galileo non è pazzo e si spaccia da monaco cistercense, da delegato apostolico, da procuratore generale dei benedettini, da sacer¬dote e da vescovo soltanto per spillare soldi alle sue vittime, perché riesce a mettere in crisi la magi¬stratura? E se invece Galileo è un povero malato mentale, perché la psichiatria in¬contra tante difficoltà a pronunciarsi con una motivata diagnosi? Per cercare di capire quello che è successo, occorre scendere nei castelli di fantasie, bugie e raggiri imbastiti da Galileo, fra mona¬steri, parrocchie, curie e nelle montagne di carta compilate dai suoi osservatori. Ma neanche questo forse è sufficiente, perché alla fine si scopre che la storia non è una sola e che Galileo è il personaggio pirandelliano che di volta in volta riesce a essere “uno, nessuno e centomila”. Fino alla fine.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.