Per chi, come me, si occupa delle relazioni tra arte e psicologia il tema dei confini dell'arte è ricco di molte suggestioni. Innanzi tutto per quanto riguarda i contenuti: c’è una psicologia – anzi, tante psicologie! – che si accostano all’arte e cercano con più o meno efficacia a di spiegarne i segreti; ma c’è anche un’arte che, come ricordava spesso Freud, ha da sempre qualcosa da insegnare alla psicologia, avallando così un’idea di conoscenza che va al di là dei confini disciplinari. Ma anche sul piano metodologico l’intersecarsi tra arte e psicologia è un motivo ricco di stimoli e ripropone un’idea di inter- o multidisciplinarità che si sperimenta ogni giorno sul campo, sia attraverso le opere degli artisti, sia attraverso le interpretazioni dei critici, sia, infine, attraverso le teorie di chi, come noi, va cercando di delineare una strategia di ricerca e un progetto globale in grado di dare un senso aperto e programmatico di questi sconfinamenti disciplinari. Ma quali sono, del resto, i “confini” dell’arte? Proprio di recente mi sono tornato ad occupare di una problematica affascinante, quella della cosiddetta Outsider Art che, al di là delle sue tante sfaccettature, propone immediatamente l’idea che esista un dentro e fuori nell’arte o dall’arte – qualcosa di “regolare” o di “irregolare”, secondo un’altra definizione, altrettanto ambivalente, di questa stessa realtà, che Dubuffet aveva proposto con il termine, non meno connotato, di Art Brut.
Ferrari, S. (2017). Confini dell'arte e del processo di conoscenza dell'uomo/The Borders of Art and of Man's Process of Knowledge. San Severino Marche (MC) : Editrice Quinlan.
Confini dell'arte e del processo di conoscenza dell'uomo/The Borders of Art and of Man's Process of Knowledge
Stefano Ferrari
2017
Abstract
Per chi, come me, si occupa delle relazioni tra arte e psicologia il tema dei confini dell'arte è ricco di molte suggestioni. Innanzi tutto per quanto riguarda i contenuti: c’è una psicologia – anzi, tante psicologie! – che si accostano all’arte e cercano con più o meno efficacia a di spiegarne i segreti; ma c’è anche un’arte che, come ricordava spesso Freud, ha da sempre qualcosa da insegnare alla psicologia, avallando così un’idea di conoscenza che va al di là dei confini disciplinari. Ma anche sul piano metodologico l’intersecarsi tra arte e psicologia è un motivo ricco di stimoli e ripropone un’idea di inter- o multidisciplinarità che si sperimenta ogni giorno sul campo, sia attraverso le opere degli artisti, sia attraverso le interpretazioni dei critici, sia, infine, attraverso le teorie di chi, come noi, va cercando di delineare una strategia di ricerca e un progetto globale in grado di dare un senso aperto e programmatico di questi sconfinamenti disciplinari. Ma quali sono, del resto, i “confini” dell’arte? Proprio di recente mi sono tornato ad occupare di una problematica affascinante, quella della cosiddetta Outsider Art che, al di là delle sue tante sfaccettature, propone immediatamente l’idea che esista un dentro e fuori nell’arte o dall’arte – qualcosa di “regolare” o di “irregolare”, secondo un’altra definizione, altrettanto ambivalente, di questa stessa realtà, che Dubuffet aveva proposto con il termine, non meno connotato, di Art Brut.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.