Parlare di autoritratto sotto un profilo psicologico nel caso di un artista “concettuale” come Carlo Alfano ha posto senza dubbio dei problemi. Gli autoritratti espliciti, di tipo figurativo, non sono molti e soprattutto non rispondono a esigenze di natura autobiografica con implicazioni di carattere introspettivo. Al centro del contributo sta dunque la serie, tendenzialmente “infinita” di lavori che inizia nel 1969-70 e termina l’anno della morte dell’autore, nel 1990 dal titolo “Frammenti di un autoritratto anonimo”, dove l’artista si sforza di tradurre il suo pensiero sul tempo, la sua raffinata razionalità in una dimensione creativa e visiva Lo scopo di Alfano è inftti quello di dare rappresentazione, nello spazio frammentato della tela, alla tormentata temporalità del soggetto, dei suoi vissuti che, concretamente non sono mai del tutto lineari, ma passano attraverso pause, silenzi, blocchi improvvisi, inaspettate riprese, che in effetti caratterizzano il reale percorso delle nostre esistenze che, dunque, non possono venire ridotte e costrette all’interno di un’unica cornice: nel momento in cui le volessimo rappresentare piene e intere finiremmo per cancellarne l’autenticità. E così si procede, di Frammento in Frammento, attraverso una serie tanto aperta quanto indeterminata, la quale non può (se non occasionalmente e, solo attraverso un’operazione concettuale e sostanzialmente metaforica) utilizzare i contorni oggettivi della figura umana: bisogna operare diversamente, smontando, per così dire, ed evidenziando le irregolarità del percorso, seguendo le tracce che la nostra soggettività attraversa per vivere e sentirsi vivere.
Ferrari, S. (2017). L'altro autoritratto/ The Other Self-Portrait. Rovereto : Mart. Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto.
L'altro autoritratto/ The Other Self-Portrait
Stefano Ferrari
2017
Abstract
Parlare di autoritratto sotto un profilo psicologico nel caso di un artista “concettuale” come Carlo Alfano ha posto senza dubbio dei problemi. Gli autoritratti espliciti, di tipo figurativo, non sono molti e soprattutto non rispondono a esigenze di natura autobiografica con implicazioni di carattere introspettivo. Al centro del contributo sta dunque la serie, tendenzialmente “infinita” di lavori che inizia nel 1969-70 e termina l’anno della morte dell’autore, nel 1990 dal titolo “Frammenti di un autoritratto anonimo”, dove l’artista si sforza di tradurre il suo pensiero sul tempo, la sua raffinata razionalità in una dimensione creativa e visiva Lo scopo di Alfano è inftti quello di dare rappresentazione, nello spazio frammentato della tela, alla tormentata temporalità del soggetto, dei suoi vissuti che, concretamente non sono mai del tutto lineari, ma passano attraverso pause, silenzi, blocchi improvvisi, inaspettate riprese, che in effetti caratterizzano il reale percorso delle nostre esistenze che, dunque, non possono venire ridotte e costrette all’interno di un’unica cornice: nel momento in cui le volessimo rappresentare piene e intere finiremmo per cancellarne l’autenticità. E così si procede, di Frammento in Frammento, attraverso una serie tanto aperta quanto indeterminata, la quale non può (se non occasionalmente e, solo attraverso un’operazione concettuale e sostanzialmente metaforica) utilizzare i contorni oggettivi della figura umana: bisogna operare diversamente, smontando, per così dire, ed evidenziando le irregolarità del percorso, seguendo le tracce che la nostra soggettività attraversa per vivere e sentirsi vivere.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.