Il capitolo discute le principali acquisizioni teoriche ed empiriche di un filone di ricerca ormai classico nella sociologia economica, il neo-istituzionalismo. Esso si concentra sui processi di costruzione sociale dell’economia, ponendo al centro il ruolo delle istituzioni e mostrando il condizionamento da esse esercitato sul comportamento economico individuale. Le organizzazioni, agenti di istituzionalizzazione, non sono strutture razionali volte al raggiungimento di obiettivi valutabili solo in termini di efficienza economica, ma organismi adattivi, mutevoli, che risentono dell’influenza dell’ambiente istituzionale esterno. Esse cambiano continuamente i loro obiettivi anche raggiungendo finalità indesiderate al momento della loro costituzione, inattese e talvolta tutt’altro che efficienti. Il capitolo illustra tre ricerche emblematiche del neo-istituzionalismo: nella prima, Orrù, Biggart e Hamilton esaminano il tessuto delle imprese di tre diverse economie di mercato asiatiche: Taiwan, Giappone e Corea del Sud. L’analisi si incentra sul rapporto tra le logiche che organizzano i gruppi di interesse all’interno delle strutture organizzative e interorganizzative delle imprese e il contesto istituzionale e culturale nei tre paesi asiatici. La seconda, realizzata da Paul DiMaggio, mostra la tendenza che il campo organizzativo dei musei statunitensi ha avuto, nello strutturare processi di istituzionalizzazione che hanno generato un isomorfismo di tipo normativo per effetto di innovazioni introdotte dai professionisti operanti in quel campo. Inoltre, viene evidenziata l’importanza del conflitto nel dare forma ai cambiamenti organizzativi, ed infine, la ricerca evidenzia quanto il campo organizzativo e le relazioni interorganizzative abbiano modellato la professionalizzazione degli operatori museali negli Stati Uniti. La terza ricerca, condotta da Powell, Horvath e Brandtnder, ha evidenziato l’istituzionalizzazione nelle organizzazioni no-profit di alcune figure professionali, analogamente a quanto fatto da DiMaggio in riferimento ai professionisti museali. La managerializzazione delle aziende no-profit, mostrano gli autori, se da un lato ha creato maggiore razionalità organizzativa, dall’altro ha fatto perdere in capacità di sperimentazione. Dalla ricerca si osserva che le pratiche organizzative di un museo, quelle di un’associazione genitori-insegnanti o quelle di un’associazione religiosa, non mostrano difformità degne di nota. Standardizzazione e orientamento al risultato prevalgono, così come la tendenza all’uniformità.
Rizza, R., Santangelo, F. (2017). Walter Powell e Paul DiMaggio. Isomorfismo e organizzazioni: il cambiamento istituzionale.. Milano : Egea.
Walter Powell e Paul DiMaggio. Isomorfismo e organizzazioni: il cambiamento istituzionale.
RIZZA, ROBERTO;SANTANGELO, FEDERICA
2017
Abstract
Il capitolo discute le principali acquisizioni teoriche ed empiriche di un filone di ricerca ormai classico nella sociologia economica, il neo-istituzionalismo. Esso si concentra sui processi di costruzione sociale dell’economia, ponendo al centro il ruolo delle istituzioni e mostrando il condizionamento da esse esercitato sul comportamento economico individuale. Le organizzazioni, agenti di istituzionalizzazione, non sono strutture razionali volte al raggiungimento di obiettivi valutabili solo in termini di efficienza economica, ma organismi adattivi, mutevoli, che risentono dell’influenza dell’ambiente istituzionale esterno. Esse cambiano continuamente i loro obiettivi anche raggiungendo finalità indesiderate al momento della loro costituzione, inattese e talvolta tutt’altro che efficienti. Il capitolo illustra tre ricerche emblematiche del neo-istituzionalismo: nella prima, Orrù, Biggart e Hamilton esaminano il tessuto delle imprese di tre diverse economie di mercato asiatiche: Taiwan, Giappone e Corea del Sud. L’analisi si incentra sul rapporto tra le logiche che organizzano i gruppi di interesse all’interno delle strutture organizzative e interorganizzative delle imprese e il contesto istituzionale e culturale nei tre paesi asiatici. La seconda, realizzata da Paul DiMaggio, mostra la tendenza che il campo organizzativo dei musei statunitensi ha avuto, nello strutturare processi di istituzionalizzazione che hanno generato un isomorfismo di tipo normativo per effetto di innovazioni introdotte dai professionisti operanti in quel campo. Inoltre, viene evidenziata l’importanza del conflitto nel dare forma ai cambiamenti organizzativi, ed infine, la ricerca evidenzia quanto il campo organizzativo e le relazioni interorganizzative abbiano modellato la professionalizzazione degli operatori museali negli Stati Uniti. La terza ricerca, condotta da Powell, Horvath e Brandtnder, ha evidenziato l’istituzionalizzazione nelle organizzazioni no-profit di alcune figure professionali, analogamente a quanto fatto da DiMaggio in riferimento ai professionisti museali. La managerializzazione delle aziende no-profit, mostrano gli autori, se da un lato ha creato maggiore razionalità organizzativa, dall’altro ha fatto perdere in capacità di sperimentazione. Dalla ricerca si osserva che le pratiche organizzative di un museo, quelle di un’associazione genitori-insegnanti o quelle di un’associazione religiosa, non mostrano difformità degne di nota. Standardizzazione e orientamento al risultato prevalgono, così come la tendenza all’uniformità.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.