I Cervidi possono rappresentare importanti bioindicatori di contaminazione ambientale in quanto sono specie stanziali e con territori definiti. Sebbene presenti in natura grazie a varie sorgenti, l'uso industriale e civile e l'elevata persistenza ambientale rendono alcuni metalli pesanti responsabili di varie contaminazioni ambientali. Inoltre possono presentare biomagnificazione lungo la catena trofica in modo particolarmente evidente a livello locale con specie ai vertici di catene alimentari. La più importante via di esposizione ai metalli negli animali è l'ingestione di cibo contaminato e i Cervidi sono stati da tempo individuati come funzionali indicatori (Conder e Lanno, 1999). Tra gli organi studiati, rene, fegato ed osso sono riconosciuti come principali target di accumulo per alcuni metalli, come cadmio, mercurio e piombo. L'analisi di questi organi fornisce utili informazioni sull'esposizione recente a questi contaminanti a fronte dell'elevato turnover che li caratterizza. Invece i tessuti duri quali ossa, denti e palchi possono essere utilizzati per stimare l'accumulo di metalli sul lungo periodo, in quanto questi vengono trattenuti in maniera più persistente (Karstad, 1967; Sawicka-Kapusta, 1979; Mankovska, 1980; Sileo e Beyer, 1985). La maggior parte delle informazioni disponibili fanno riferimento all'uso di ossa e palchi per il monitoraggio (McTaggart et al., 1981; Witkowski et al., 1982; Sileo e Beyer, 1985; Schönhofer et al., 1994; Medvedev, 1995; Tataruch, 1995; Kuiters, 1996; Conder e Lanno, 1999; Kierdorf e Kierdorf, 2000; Bjorå et al., 2001; Kierdorf e Kierdorf, 2002; Kierdorf e Kierdorf, 2003; Lazarus et al., 2005). Si sta valutando inoltre l'uso dei denti che rappresentano un potenziale sito di accumulo dei metalli lungo tutta la vita. Un esempio dell'applicabilità di queste tecniche è qui riportato su campioni di denti di Cervidi in un area prealpina del nord-est dell'Italia. Campioni di denti di capriolo (Capreolus capreolus) e cervo (Cervus elaphus) sono stati raccolti da mandibole recuperate presso i cacciatori di due aree della provincia di Belluno, Italia nord-orientale. L'ultimo molare è stato estratto da ogni mandibola ed è stato analizzato con un ICP-OES per la determinazione di As, Cd, Co, Cr, Hg, Ni, Pb e Se. Il metallo ritrovato a più alta concentrazione è stato il cromo, seguito da arsenico, cadmio, mercurio e piombo. L'analisi statistica per area di campionamento non ha evidenziato differenze significative nei livelli di metalli tra le due aree nel capriolo, mentre differenze sono state evidenziate nel cervo per As e Cr in una delle zone seguite dove vi erano concentrazioni più elevate. I dati medi relativi al Cd sono inferiori rispetto a quanto riportato in cervo e capriolo in aree inquinate, mentre sono comparabili con quelli riferiti a cervo coda bianca negli USA in aree non contaminate da Cd. I valori di Pb riportati in letteratura sono decisamente superiori a quelli osservati e si considera quindi come l'esposizione di cervo e capriolo nelle aree campionate sia a livelli di background. Le aree considerate sono in generale da considerarsi come non inquinate a riprova dello stato di conservazione dei paesaggi alpini. Le differenze tra specie ed aree osservate per alcuni metalli permettono di considerare i denti come validi strumenti per il monitoraggio dell'esposizione a lungo e breve termine a questi contaminanti. In conclusione ora si sta lavorando per ottenere un sistema di riferimento per meglio definire il ruolo dei denti considerando anche tessuti molli dal medesimo esemplare per poter definire queste correlazioni anche con i parametri ambientali per la creazione di modelli predittivi per le attività di monitoraggio.
Zaccaroni A., D. Scaravelli (2008). Metodi per le indagini tossicologiche su ungulati di alta montagna e l'esempio dell'uso dei denti da trofeo. s.l : s.n.
Metodi per le indagini tossicologiche su ungulati di alta montagna e l'esempio dell'uso dei denti da trofeo
ZACCARONI, ANNALISA;SCARAVELLI, DINO
2008
Abstract
I Cervidi possono rappresentare importanti bioindicatori di contaminazione ambientale in quanto sono specie stanziali e con territori definiti. Sebbene presenti in natura grazie a varie sorgenti, l'uso industriale e civile e l'elevata persistenza ambientale rendono alcuni metalli pesanti responsabili di varie contaminazioni ambientali. Inoltre possono presentare biomagnificazione lungo la catena trofica in modo particolarmente evidente a livello locale con specie ai vertici di catene alimentari. La più importante via di esposizione ai metalli negli animali è l'ingestione di cibo contaminato e i Cervidi sono stati da tempo individuati come funzionali indicatori (Conder e Lanno, 1999). Tra gli organi studiati, rene, fegato ed osso sono riconosciuti come principali target di accumulo per alcuni metalli, come cadmio, mercurio e piombo. L'analisi di questi organi fornisce utili informazioni sull'esposizione recente a questi contaminanti a fronte dell'elevato turnover che li caratterizza. Invece i tessuti duri quali ossa, denti e palchi possono essere utilizzati per stimare l'accumulo di metalli sul lungo periodo, in quanto questi vengono trattenuti in maniera più persistente (Karstad, 1967; Sawicka-Kapusta, 1979; Mankovska, 1980; Sileo e Beyer, 1985). La maggior parte delle informazioni disponibili fanno riferimento all'uso di ossa e palchi per il monitoraggio (McTaggart et al., 1981; Witkowski et al., 1982; Sileo e Beyer, 1985; Schönhofer et al., 1994; Medvedev, 1995; Tataruch, 1995; Kuiters, 1996; Conder e Lanno, 1999; Kierdorf e Kierdorf, 2000; Bjorå et al., 2001; Kierdorf e Kierdorf, 2002; Kierdorf e Kierdorf, 2003; Lazarus et al., 2005). Si sta valutando inoltre l'uso dei denti che rappresentano un potenziale sito di accumulo dei metalli lungo tutta la vita. Un esempio dell'applicabilità di queste tecniche è qui riportato su campioni di denti di Cervidi in un area prealpina del nord-est dell'Italia. Campioni di denti di capriolo (Capreolus capreolus) e cervo (Cervus elaphus) sono stati raccolti da mandibole recuperate presso i cacciatori di due aree della provincia di Belluno, Italia nord-orientale. L'ultimo molare è stato estratto da ogni mandibola ed è stato analizzato con un ICP-OES per la determinazione di As, Cd, Co, Cr, Hg, Ni, Pb e Se. Il metallo ritrovato a più alta concentrazione è stato il cromo, seguito da arsenico, cadmio, mercurio e piombo. L'analisi statistica per area di campionamento non ha evidenziato differenze significative nei livelli di metalli tra le due aree nel capriolo, mentre differenze sono state evidenziate nel cervo per As e Cr in una delle zone seguite dove vi erano concentrazioni più elevate. I dati medi relativi al Cd sono inferiori rispetto a quanto riportato in cervo e capriolo in aree inquinate, mentre sono comparabili con quelli riferiti a cervo coda bianca negli USA in aree non contaminate da Cd. I valori di Pb riportati in letteratura sono decisamente superiori a quelli osservati e si considera quindi come l'esposizione di cervo e capriolo nelle aree campionate sia a livelli di background. Le aree considerate sono in generale da considerarsi come non inquinate a riprova dello stato di conservazione dei paesaggi alpini. Le differenze tra specie ed aree osservate per alcuni metalli permettono di considerare i denti come validi strumenti per il monitoraggio dell'esposizione a lungo e breve termine a questi contaminanti. In conclusione ora si sta lavorando per ottenere un sistema di riferimento per meglio definire il ruolo dei denti considerando anche tessuti molli dal medesimo esemplare per poter definire queste correlazioni anche con i parametri ambientali per la creazione di modelli predittivi per le attività di monitoraggio.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.