Le condizioni ambientali ed il comportamento delle acque superficiali hanno condizionato l'utilizzazione del suolo nell'arco dei secoli. La pianura ha subito intense trasformazioni nel tempo che si sono andate alternando in periodi di grande prosperità ad altri di carestia e desolazione in funzione del mantenimento o meno della gestione delle acque e della bonifica delle terre; ha risentito dell'insediamento umano fin dall'antichità e l'organizzazione rurale trova una sua regola nel sistema della centuriazione romana che, a partire dal II secolo a.C., impose al territorio un disegno regolare del reticolo delle strade e dell'idrografia e gli insediamenti si andavano in genere collocando all'intersezione tra gli assi ortogonali del reticolo che nel tempo ha anche condizionato la forma e l'espansione della struttura urbana. Nel contempo i campi, cui venne data una forma rettangolare separati gli uni dagli altri da filari di piante che sostenevano la vite, venivano distribuiti ai coloni in appezzamenti che in età augustea misuravano dai 12,5 ai 25 ettari. Nonostante il lungo periodo di degrado, che si andò verificando dal tardo periodo imperiale al Mille con la riconquista da parte della boscaglia e delle paludi di gran parte dei terreni in passato coltivati e bonificati, l'impronta della centuriazione perdurò tanto da permettere nell' XI secolo una significativa ripresa delle coltivazioni erbacee ed arboree. Durante il periodo comunale si afferma il tipico paesaggio dei poderi coltivati secondo una tecnica non molto dissimile da quella utilizzata in epoca romana: la "piantata". Nel Bolognese, la piantata era caratterizzata da campi, lunghi un'ottantina di metri e larghi dai trenta ai quaranta metri, separati tra loro da fossi sui bordi dei quali crescevano filari di alberi, per lo più olmi o gelsi, a cui venivano "maritate" le viti; alla vite veniva quindi associata la coltivazione dei cereali, per lo più frumento, le cui produzioni fornivano al contadino e alla sua famiglia le risorse alimentari di base. Le foglie degli alberi rappresentavano un ottimo foraggio fresco per il bestiame da lavoro il cui letame veniva utilizzato per la concimazione naturale dei campi. Dal XV secolo ai prima metà del Cinquecento si assiste ad un nuovo lungo periodo di abbandono delle terre a causa di esondazioni ed impaludamenti, a causa di un sistema idraulico gravemente compromesso. Si fa quindi strada la necessità di intervenire mediante una bonifica integrale in grado di permettere alle acque torbide che scendono dagli Appennini di rifluire il più velocemente possibile in Adriatico scavando alvei nei territori morfologicamente più rilevati, innalzando argini nelle zone più depresse, riempiendo le valli con il metodo della colmata e salvaguardando le terre dalle inondazioni creando grandi bacini, detti casse di espansione, in grado di ritenere le piene improvvise. La bonifica iniziata nel 1563 si conclude nel 1580 con il prosciugamento di quasi 40.000 ettari di valli e lo scavo di almeno 300 chilometri di canali; nel bolognese vengono prosciugate le valli di Selva Malvezzi, Ganzanigo, Medicina,Villa Fontana e nel Ravennate le grandi valli di Mezzano; le terre così riconquistate vengono ripartite tra i proprietari ed i bonificatori. Sul finire del XVI secolo una variazione climatica fa aumentare le precipitazioni e laddove le casse di espansione non erano state ideate in modo adeguato non poterono impedire alle acque torrentizie di provocare il cedimento degli argini e il conseguente alluvionamento delle terre da poco bonificate, tornando ad essere dominio incontrastato di canne e paviere, che le povere genti di quei luoghi utilizzavano per intrecciare canestri e sedie. Tra il 1772 ed il 1789 le opera di bonifica effettuate nel bolognese guadagnano all'agricoltura circa 25000 ettari, destinati alla coltivazione di frumento, canapa, marzatelli, prato stabile; sempre nello stesso periodo con le casse di colmata dei torrenti Idice e ...

L'evoluzione dell'uso agricolo e forestale / Vianello G.. - STAMPA. - (2005), pp. 172-182.

L'evoluzione dell'uso agricolo e forestale

VIANELLO, GILMO
2005

Abstract

Le condizioni ambientali ed il comportamento delle acque superficiali hanno condizionato l'utilizzazione del suolo nell'arco dei secoli. La pianura ha subito intense trasformazioni nel tempo che si sono andate alternando in periodi di grande prosperità ad altri di carestia e desolazione in funzione del mantenimento o meno della gestione delle acque e della bonifica delle terre; ha risentito dell'insediamento umano fin dall'antichità e l'organizzazione rurale trova una sua regola nel sistema della centuriazione romana che, a partire dal II secolo a.C., impose al territorio un disegno regolare del reticolo delle strade e dell'idrografia e gli insediamenti si andavano in genere collocando all'intersezione tra gli assi ortogonali del reticolo che nel tempo ha anche condizionato la forma e l'espansione della struttura urbana. Nel contempo i campi, cui venne data una forma rettangolare separati gli uni dagli altri da filari di piante che sostenevano la vite, venivano distribuiti ai coloni in appezzamenti che in età augustea misuravano dai 12,5 ai 25 ettari. Nonostante il lungo periodo di degrado, che si andò verificando dal tardo periodo imperiale al Mille con la riconquista da parte della boscaglia e delle paludi di gran parte dei terreni in passato coltivati e bonificati, l'impronta della centuriazione perdurò tanto da permettere nell' XI secolo una significativa ripresa delle coltivazioni erbacee ed arboree. Durante il periodo comunale si afferma il tipico paesaggio dei poderi coltivati secondo una tecnica non molto dissimile da quella utilizzata in epoca romana: la "piantata". Nel Bolognese, la piantata era caratterizzata da campi, lunghi un'ottantina di metri e larghi dai trenta ai quaranta metri, separati tra loro da fossi sui bordi dei quali crescevano filari di alberi, per lo più olmi o gelsi, a cui venivano "maritate" le viti; alla vite veniva quindi associata la coltivazione dei cereali, per lo più frumento, le cui produzioni fornivano al contadino e alla sua famiglia le risorse alimentari di base. Le foglie degli alberi rappresentavano un ottimo foraggio fresco per il bestiame da lavoro il cui letame veniva utilizzato per la concimazione naturale dei campi. Dal XV secolo ai prima metà del Cinquecento si assiste ad un nuovo lungo periodo di abbandono delle terre a causa di esondazioni ed impaludamenti, a causa di un sistema idraulico gravemente compromesso. Si fa quindi strada la necessità di intervenire mediante una bonifica integrale in grado di permettere alle acque torbide che scendono dagli Appennini di rifluire il più velocemente possibile in Adriatico scavando alvei nei territori morfologicamente più rilevati, innalzando argini nelle zone più depresse, riempiendo le valli con il metodo della colmata e salvaguardando le terre dalle inondazioni creando grandi bacini, detti casse di espansione, in grado di ritenere le piene improvvise. La bonifica iniziata nel 1563 si conclude nel 1580 con il prosciugamento di quasi 40.000 ettari di valli e lo scavo di almeno 300 chilometri di canali; nel bolognese vengono prosciugate le valli di Selva Malvezzi, Ganzanigo, Medicina,Villa Fontana e nel Ravennate le grandi valli di Mezzano; le terre così riconquistate vengono ripartite tra i proprietari ed i bonificatori. Sul finire del XVI secolo una variazione climatica fa aumentare le precipitazioni e laddove le casse di espansione non erano state ideate in modo adeguato non poterono impedire alle acque torrentizie di provocare il cedimento degli argini e il conseguente alluvionamento delle terre da poco bonificate, tornando ad essere dominio incontrastato di canne e paviere, che le povere genti di quei luoghi utilizzavano per intrecciare canestri e sedie. Tra il 1772 ed il 1789 le opera di bonifica effettuate nel bolognese guadagnano all'agricoltura circa 25000 ettari, destinati alla coltivazione di frumento, canapa, marzatelli, prato stabile; sempre nello stesso periodo con le casse di colmata dei torrenti Idice e ...
2005
Valli di Zena, Idice e Sillaro. Percorsi nel tempo tra storia e realtà
172
182
L'evoluzione dell'uso agricolo e forestale / Vianello G.. - STAMPA. - (2005), pp. 172-182.
Vianello G.
File in questo prodotto:
Eventuali allegati, non sono esposti

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/60716
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact