Le vicissitudini dei corpi idrici. La bassa pianura emiliana orientale si è andata formando in epoca geologicamente recente ad opera dei fiumi Po e Reno e dei torrenti appenninici, la cui sedimentazione portò ad un costante avanzamento della stessa con progressivo spostamento della linea di costa adriatica verso est ancor oggi evidenziato da rilievi dunali orientati da nord nord-ovest a sud sud-est. I rilievi dunali rappresentarono un ostacolo alle acque scolanti, che non riuscendo molto spesso a trovare sbocco in mare, si disperdevano su vaste superfici. Prima gli Etruschi e poi i Romani tentarono di intervenire con opere tese a disperdere le acque mediante una fitta rete scolante che collegava i fiumi ed i torrenti principali; la mancanza tuttavia di arginature causava inevitabilmente e periodicamente esondazioni anche di notevole entità. Il territorio doveva quindi esser coperto in buona parte da boschi e da terreni paludosi; un riscontro in tal senso sono alcune testimonianze che si ritrovano nella Storia di Roma di Tito Livio. Viene più volte citata la "Silva Litana" una vasta selva che doveva essere prossima all'Adriatico dal momento che nel 215 a.C. il console Lucio Postumio Albino, sbarcato con le sue legioni e dopo breve attraversandola, fu ucciso insieme ai suoi uomini avendo i Galli fatto abbattere su di loro gli alberi preventivamente segati alla base ("… Silva erat vasta - Litanam Galli vocabant - qua exercitum traducturus erat…" ); viene riportato, poi, che il console Lucio Valerio Flacco combattè con esito favorevole nell'estate del 195 a.C. una battaglia campale contro i Boi presso la selva Litana ("Eadem aestate alter consul L. Valerius Flaccus in Gallia cum Boiorum manu propter Litanam silvam signis conlatis secondo proelio conflixit….). e che qualche anno più avanti i consoli Publio Scipione e Tiberio Sempronio in un'azione di conquista dei territori dei Boi e dei Liguri furono impediti nell'avanzata da boschi e da paludi ("Scipionem alii coniuncto exercitu cum collega per Boiorum Ligurumque agros populantem isse, quod progredi silvae paludesque passae sint…"). A partire dal II a.C. i Romani iniziarono un'intensa opera di bonifica e di sistemazione idraulica sfruttando l'azione di colmata delle aree depresse da parte dei sedimenti alluvionali di Idice, Sillaro, Santerno e Senio. Con il declino della potenza romana e durante le invasioni barbariche queste terre tornarono all'abbandono ricoprendosi di foreste e lasciando alle acque prive di regimazione la formazione di estese zone palustri; fenomeno che si andò accentuando nell'ottavo secolo, con l'inizio dell'era che fu detta della "piccola glaciazione". A partire dalla metà dello stesso secolo cominciarono ad operare su tutta la grande pianura padana le comunità benedettine e cistercensi, che posero sotto la giurisdizione di monasteri, abbazie e conventi vasti possedimenti; le terre vennero progressivamente bonificate attraverso opere di canalizzazione e drenaggio delle aree acquitrinose e palustri, diboscamento e dissodamento degli alvei fluviali; l'agricoltura poté così prosperare e raggiungere le condizioni ottimali tra il decimo e l'undicesimo secolo sia perché le condizioni climatiche erano decisamente migliorate, sia perché erano cessate le incursioni barbariche; la canalizzazione e la regimazione delle acque permisero di attivare idrovie fino in Adriatico dando impulso a scambi commerciali, in particolare con la ricca città di Venezia.

Le trasformazioni del sistema idrografico di pianura / Vianello G.; Zanni F.. - STAMPA. - (2005), pp. 153-168.

Le trasformazioni del sistema idrografico di pianura

VIANELLO, GILMO;ZANNI, FILIPPO
2005

Abstract

Le vicissitudini dei corpi idrici. La bassa pianura emiliana orientale si è andata formando in epoca geologicamente recente ad opera dei fiumi Po e Reno e dei torrenti appenninici, la cui sedimentazione portò ad un costante avanzamento della stessa con progressivo spostamento della linea di costa adriatica verso est ancor oggi evidenziato da rilievi dunali orientati da nord nord-ovest a sud sud-est. I rilievi dunali rappresentarono un ostacolo alle acque scolanti, che non riuscendo molto spesso a trovare sbocco in mare, si disperdevano su vaste superfici. Prima gli Etruschi e poi i Romani tentarono di intervenire con opere tese a disperdere le acque mediante una fitta rete scolante che collegava i fiumi ed i torrenti principali; la mancanza tuttavia di arginature causava inevitabilmente e periodicamente esondazioni anche di notevole entità. Il territorio doveva quindi esser coperto in buona parte da boschi e da terreni paludosi; un riscontro in tal senso sono alcune testimonianze che si ritrovano nella Storia di Roma di Tito Livio. Viene più volte citata la "Silva Litana" una vasta selva che doveva essere prossima all'Adriatico dal momento che nel 215 a.C. il console Lucio Postumio Albino, sbarcato con le sue legioni e dopo breve attraversandola, fu ucciso insieme ai suoi uomini avendo i Galli fatto abbattere su di loro gli alberi preventivamente segati alla base ("… Silva erat vasta - Litanam Galli vocabant - qua exercitum traducturus erat…" ); viene riportato, poi, che il console Lucio Valerio Flacco combattè con esito favorevole nell'estate del 195 a.C. una battaglia campale contro i Boi presso la selva Litana ("Eadem aestate alter consul L. Valerius Flaccus in Gallia cum Boiorum manu propter Litanam silvam signis conlatis secondo proelio conflixit….). e che qualche anno più avanti i consoli Publio Scipione e Tiberio Sempronio in un'azione di conquista dei territori dei Boi e dei Liguri furono impediti nell'avanzata da boschi e da paludi ("Scipionem alii coniuncto exercitu cum collega per Boiorum Ligurumque agros populantem isse, quod progredi silvae paludesque passae sint…"). A partire dal II a.C. i Romani iniziarono un'intensa opera di bonifica e di sistemazione idraulica sfruttando l'azione di colmata delle aree depresse da parte dei sedimenti alluvionali di Idice, Sillaro, Santerno e Senio. Con il declino della potenza romana e durante le invasioni barbariche queste terre tornarono all'abbandono ricoprendosi di foreste e lasciando alle acque prive di regimazione la formazione di estese zone palustri; fenomeno che si andò accentuando nell'ottavo secolo, con l'inizio dell'era che fu detta della "piccola glaciazione". A partire dalla metà dello stesso secolo cominciarono ad operare su tutta la grande pianura padana le comunità benedettine e cistercensi, che posero sotto la giurisdizione di monasteri, abbazie e conventi vasti possedimenti; le terre vennero progressivamente bonificate attraverso opere di canalizzazione e drenaggio delle aree acquitrinose e palustri, diboscamento e dissodamento degli alvei fluviali; l'agricoltura poté così prosperare e raggiungere le condizioni ottimali tra il decimo e l'undicesimo secolo sia perché le condizioni climatiche erano decisamente migliorate, sia perché erano cessate le incursioni barbariche; la canalizzazione e la regimazione delle acque permisero di attivare idrovie fino in Adriatico dando impulso a scambi commerciali, in particolare con la ricca città di Venezia.
2005
Valli di Zena, Idice e Sillaro. Percorsi nel tempo tra storia e realtà
153
168
Le trasformazioni del sistema idrografico di pianura / Vianello G.; Zanni F.. - STAMPA. - (2005), pp. 153-168.
Vianello G.; Zanni F.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/60715
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