A differenza della Nea e della tragedia, nell’Archaia la porta è al centro di repentini cambi di scena, che determinano la continua ridefinizione del suo valore scenico. Per quanto concerne le funzioni della porta, esse sono essenzialmente riconducibili a tre ambiti: la porta può essere meta di un viaggio, generalmente nell’esordio di una pièce; può poi rappresentare la zona liminare fra due condizioni (si pensi all’opposizione fra realtà e utopia); è infine protagonista della scena tipica appunto della porta, in cui si assiste a uno o più personaggi che si recano alla residenza di un altro personaggio per realizzare un desiderio che solo quest’ultimo può far avverare. Riguardo concretamente al rapporto fra la porta e l’impianto scenico, è presumibile che l’edificio scenico avesse dalle tre alle cinque porte, più altri ingressi secondari (come le botole o le finestre), ognuno con una funzione specifica; si noti, tuttavia, che l’edificio teatrale ha subito nel corso del tempo profonde modifiche e che è arduo offrire un quadro chiaro della situazione in epoca classica. Se per gli scoli le menzioni aristofanee della porta sono spesso considerate come indicazioni sceniche, l’erudizione antica sembra aver prestato interesse per i rituali che davanti agli ingressi i Greci compivano (si pensi – ad esempio – all’esposizione dei morti). La commedia, in ogni caso, sembra aver avuto un ruolo fondamentale per la definizione del ruolo della porta in altri generi letterari: l’Archaia e la Nea, infatti, costituiscono probabilmente un ipotesto decisivo per il dialogo filosofico e per il mimo. Nel dialogo, così come in commedia, la porta rappresenta spesso un luogo liminare, che separa due dimensioni spaziali, oppure la meta di un viaggio; ad ogni modo, la porta può anche rappresentare una barriera fra la possibilità – ad esempio – di amare e non. Questo valore ‘erotico’ è sfruttato principalmente dal mimo, in cui la porta può dare o meno accesso all’eros. Nel teatro contemporaneo, le potenzialità sceniche della porta appena illustrate ostano a una rappresentazione realistica: questa difficoltà è connaturata con il fatto che, come si è detto, il teatro di Aristofane è caratterizzato da repentini cambi di scena. Le migliori realizzazioni, allora, sembrano quasi recuperare una caratteristica dell’impianto scenico antico, ossia la mancanza di realismo: soluzioni registiche moderne, in effetti, hanno scelto di apporre sulla scena quasi esclusivamente delle porte, risemantizzandone il valore in continuazione nel corso dello svolgimento della trama.

Caciagli, S., De Sanctis, D., Giovannelli, M., Regali, M. (2016). Usci, soglie e portinai. Thyra nella commedia greca. Milano : Università degli Studi di Milano [10.13130/2532-6805/8662].

Usci, soglie e portinai. Thyra nella commedia greca

CACIAGLI, STEFANO;
2016

Abstract

A differenza della Nea e della tragedia, nell’Archaia la porta è al centro di repentini cambi di scena, che determinano la continua ridefinizione del suo valore scenico. Per quanto concerne le funzioni della porta, esse sono essenzialmente riconducibili a tre ambiti: la porta può essere meta di un viaggio, generalmente nell’esordio di una pièce; può poi rappresentare la zona liminare fra due condizioni (si pensi all’opposizione fra realtà e utopia); è infine protagonista della scena tipica appunto della porta, in cui si assiste a uno o più personaggi che si recano alla residenza di un altro personaggio per realizzare un desiderio che solo quest’ultimo può far avverare. Riguardo concretamente al rapporto fra la porta e l’impianto scenico, è presumibile che l’edificio scenico avesse dalle tre alle cinque porte, più altri ingressi secondari (come le botole o le finestre), ognuno con una funzione specifica; si noti, tuttavia, che l’edificio teatrale ha subito nel corso del tempo profonde modifiche e che è arduo offrire un quadro chiaro della situazione in epoca classica. Se per gli scoli le menzioni aristofanee della porta sono spesso considerate come indicazioni sceniche, l’erudizione antica sembra aver prestato interesse per i rituali che davanti agli ingressi i Greci compivano (si pensi – ad esempio – all’esposizione dei morti). La commedia, in ogni caso, sembra aver avuto un ruolo fondamentale per la definizione del ruolo della porta in altri generi letterari: l’Archaia e la Nea, infatti, costituiscono probabilmente un ipotesto decisivo per il dialogo filosofico e per il mimo. Nel dialogo, così come in commedia, la porta rappresenta spesso un luogo liminare, che separa due dimensioni spaziali, oppure la meta di un viaggio; ad ogni modo, la porta può anche rappresentare una barriera fra la possibilità – ad esempio – di amare e non. Questo valore ‘erotico’ è sfruttato principalmente dal mimo, in cui la porta può dare o meno accesso all’eros. Nel teatro contemporaneo, le potenzialità sceniche della porta appena illustrate ostano a una rappresentazione realistica: questa difficoltà è connaturata con il fatto che, come si è detto, il teatro di Aristofane è caratterizzato da repentini cambi di scena. Le migliori realizzazioni, allora, sembrano quasi recuperare una caratteristica dell’impianto scenico antico, ossia la mancanza di realismo: soluzioni registiche moderne, in effetti, hanno scelto di apporre sulla scena quasi esclusivamente delle porte, risemantizzandone il valore in continuazione nel corso dello svolgimento della trama.
2016
Lessico del Comico 1
6
54
Caciagli, S., De Sanctis, D., Giovannelli, M., Regali, M. (2016). Usci, soglie e portinai. Thyra nella commedia greca. Milano : Università degli Studi di Milano [10.13130/2532-6805/8662].
Caciagli, Stefano; De Sanctis, Dino; Giovannelli, Maddalena; Regali, Mario
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/604928
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