La complessità odierna del paesaggio mediterraneo è il risultato di dinamiche di interazione ‘natura-cultura’ che ne hanno determinato e condizionato l’evoluzione. La ricerca interdisciplinare basata sull’integrazione di dati botanici, ecologici, geomorfologici e archeologici offre la possibilità di ottenere una conoscenza approfondita di tali interazioni, congiungendo l’osservazione dell’ambiente attuale a quella delle sue trasformazioni nel passato. La prospettiva diacronica olocenica attraversa le fasi più cruciali di tali trasformazioni, dalla creazione di spazi per coltivazioni e insediamenti, all’abbattimento di boschi e deviazione di corsi d’acqua, alla importazione di nuove culture e ampia diffusione di sinantropiche a marcare gli insediamenti umani (1,2,3). Palinologia e archeobotanica sono da anni al centro della ricerca del Laboratorio di Palinologia e Paleobotanica di Modena. Il poster illustra i principali siti studiati nella penisola italiana e nelle isole, e una rassegna di articoli scientifici redatti in questi ultimi anni sul tema dell’applicazione di queste materie allo studio del modellamento del paesaggio mediterraneo, con particolare attenzione all’azione antropica. Dati archeobotanici (polline, NPPs, semi/frutti, legni/carboni) sono stati ottenuti da oltre 70 siti archeologici, mentre dati pollinici sono stati ricavati o sono in studio da 10 carotaggi (in ambiente terrestre e marino). Le analisi polliniche spesso mostrano significativi valori di indicatori antropici [sensu Behre (4)]. I primi agricoltori vivevano in insediamenti stabili circondati da un’area di influenza nella quale agire continuativamente su un’area limitata. Ma è dall’età del bronzo che le testimonianze della presenza di ambienti sviluppati grazie all’influenza antropica diventano chiaramente leggibili nella combinazione di polline di cereali e sinantropiche spontanee. In seguito, nei diagrammi pollinici crescono le curve degli alberi coltivabili/coltivati (Olea, Juglans, Castanea) (5). Alcuni recenti lavori di analisi su semi e frutti hanno mostrato la incontestabile validità dei reperti carpologici da sito archeologico per studi di tipo etnobotanico (6, 7, 8). Il confronto tra lo studio di siti archeologici (in-sito) e carote marine o continentali (extra-sito) permetterà nei prossimi anni di comprendere l’impatto dell’insediamento umano, per definizione locale, a livello regionale o su vaste aree.

Palinologia e Archeobotanica applicate allo studio del paesaggio mediterraneo: modellamenti e impatto antropico durante i cambiamenti ambientali dell’Olocene

BULDRINI, FABRIZIO;
2013

Abstract

La complessità odierna del paesaggio mediterraneo è il risultato di dinamiche di interazione ‘natura-cultura’ che ne hanno determinato e condizionato l’evoluzione. La ricerca interdisciplinare basata sull’integrazione di dati botanici, ecologici, geomorfologici e archeologici offre la possibilità di ottenere una conoscenza approfondita di tali interazioni, congiungendo l’osservazione dell’ambiente attuale a quella delle sue trasformazioni nel passato. La prospettiva diacronica olocenica attraversa le fasi più cruciali di tali trasformazioni, dalla creazione di spazi per coltivazioni e insediamenti, all’abbattimento di boschi e deviazione di corsi d’acqua, alla importazione di nuove culture e ampia diffusione di sinantropiche a marcare gli insediamenti umani (1,2,3). Palinologia e archeobotanica sono da anni al centro della ricerca del Laboratorio di Palinologia e Paleobotanica di Modena. Il poster illustra i principali siti studiati nella penisola italiana e nelle isole, e una rassegna di articoli scientifici redatti in questi ultimi anni sul tema dell’applicazione di queste materie allo studio del modellamento del paesaggio mediterraneo, con particolare attenzione all’azione antropica. Dati archeobotanici (polline, NPPs, semi/frutti, legni/carboni) sono stati ottenuti da oltre 70 siti archeologici, mentre dati pollinici sono stati ricavati o sono in studio da 10 carotaggi (in ambiente terrestre e marino). Le analisi polliniche spesso mostrano significativi valori di indicatori antropici [sensu Behre (4)]. I primi agricoltori vivevano in insediamenti stabili circondati da un’area di influenza nella quale agire continuativamente su un’area limitata. Ma è dall’età del bronzo che le testimonianze della presenza di ambienti sviluppati grazie all’influenza antropica diventano chiaramente leggibili nella combinazione di polline di cereali e sinantropiche spontanee. In seguito, nei diagrammi pollinici crescono le curve degli alberi coltivabili/coltivati (Olea, Juglans, Castanea) (5). Alcuni recenti lavori di analisi su semi e frutti hanno mostrato la incontestabile validità dei reperti carpologici da sito archeologico per studi di tipo etnobotanico (6, 7, 8). Il confronto tra lo studio di siti archeologici (in-sito) e carote marine o continentali (extra-sito) permetterà nei prossimi anni di comprendere l’impatto dell’insediamento umano, per definizione locale, a livello regionale o su vaste aree.
2013
Riassunti 108° Congresso Società Botanica Italiana
167
167
Mercuri A.M.; Bosi G.; Bandini Mazzanti M.; Torri P.; Massamba N’siala I.; Olmi L.; Florenzano A.; Rinaldi R.; Montecchi M.C.; Rattighieri E.; Benatti A.; Buldrini F.; Fanetti D.
File in questo prodotto:
Eventuali allegati, non sono esposti

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/599107
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact