An ‘archaeological site’ is a portion of territory that conserves human traces belonging to a past that can be more or less remote, and it is within the realm of archaeological sites that ‘archaeological areas’ can be singled out and preserved in conditions of above-ground visibility, as well as ‘archaeological deposits’ located underground. When we mention ‘structured archaeological areas’, we are referring to those visible areas in an urban and extra-urban context, outdoors or indoors, that have been fenced off and prepared to welcome visitors. Despite the fact that archaeological investigation and site classi-fying protocols are well established, we often know little of what happened after these archaeological remains were discovered or the reason why they were restored and, above all, although studies and research exist on the planned maintenance of archaeological heritage to date, there are no records of the mutually agreed protocols applied by our Ministry for their conservation. This essay – the topics of which fall within the scope of broader research into the conservation of ruins – aims to tackle some of the most frequently recurring conservation issues in this type of context, reflecting on the need for a relationship between objects and their surroundings, studying the relationship between landscape contexts and archaeological remains in greater depth and paying particular attention to the coexis-tence of mineral and vegetative structures. The notes also offer an opportunity to focus on topics such as the dynamism of ruins, whatever age they belong to, and their relationship with time, in what has been defined as the ‘margin’ or ‘border area’ of restoration.

Un "sito archeologico" è una porzione di territorio che conserva testimonianze della presenza umana appartenenti ad un passato più o meno remoto ed è nell'ambito dei siti archeologici che si distinguono le "aree archeologiche", conservate in condizioni di visibilità fuori terra, ed i "depositi archeologici" presenti nel sottosuolo. Le "aree archeologiche" sono facilmente identificabili perché coincidono, per lo più, con insediamenti abbandonati di cui restano le strutture in elevato e scavate o si identificano con le aree monumentali intenzionalmente messe in luce e con i manufatti frutto di rinvenimenti non programmati (Malnati 2015). Quando si parla di “aree archeologiche strutturate” ci si riferisce, però, solo ad una parte del patrimonio archeologico tutelato: non ai "depositi archeologici" presenti nel sottosuolo né ai parchi archeologici ma a quelle aree visibili, in ambito urbano ed extraurbano, all’aperto o meno, confinate ed attrezzate per la visita. Il contributo intende affrontare alcune delle problematiche di natura conservativa più ricorrenti in questo tipo di contesti. L’occasione è offerta dalla recente Convenzione di Ricerca, siglata agli inizi del 2016, tra il Dipartimento di Architettura e la Scuola in Archeologia dell’Università di Bologna con la Soprintendenza Archeologica dell’Emilia Romagna, finalizzata alla Catalogazione delle “Aree strutturate” della Regione nonché alla definizione di strategie per la loro manutenzione programmata. A dispetto infatti di protocolli di indagine archeologica e di catalogazione dei siti da tempo consolidati, manca per i manufatti edificati archeologici, una conoscenza di ciò che è avvenuto dopo la loro scoperta, del perché e di come questi sono stati restaurati. I documenti d’archivio forniscono molto di rado informazioni sulle procedure di restauro seguite e/o sui materiali adoperati, né permettono di risalire al progettista, soprattutto se si tratta di lavori non recenti, ma solo all’impresa esecutrice (le cui opere speso sono avvalorate dalla firma di un archeologo). Sono inoltre quasi sempre assenti indicazioni e tempistiche sulle procedure manutentive non solo del bene ma anche del contesto in cui questo è conservato sia esso all’aperto che in ambiente confinato; mancano poi del tutto indicazioni su quali caratteristiche dovrebbero essere garantite per la conservazione dell’area soprattutto in relazione al microclima indoor. Selezionate alcune aree strutturate tra quelle individuate dalla Soprintendenza archeologica dell’Emilia Romagna, ed in relazione alla necessità di definire condivisi protocolli ispettivi e di manutenzione per questi luoghi, ci si propone di indagarne lo stato di conservazione in relazione alle procedure ed ai materiali adoperati negli interventi di restauro; di estendere l’indagine alla conoscenza del microclima indoor in ambiente confinato e outdoor approfondendo inoltre le relazioni in essere con il contesto ambientale e paesaggistico con particolare riferimento alla coesistenza fra struttura minerale e vegetale.

ANDREA UGOLINI (2017). Quale conoscenza per le ‘aree archeologiche strutturate’. ROMA : Edizioni Quasar.

Quale conoscenza per le ‘aree archeologiche strutturate’

UGOLINI, ANDREA
2017

Abstract

An ‘archaeological site’ is a portion of territory that conserves human traces belonging to a past that can be more or less remote, and it is within the realm of archaeological sites that ‘archaeological areas’ can be singled out and preserved in conditions of above-ground visibility, as well as ‘archaeological deposits’ located underground. When we mention ‘structured archaeological areas’, we are referring to those visible areas in an urban and extra-urban context, outdoors or indoors, that have been fenced off and prepared to welcome visitors. Despite the fact that archaeological investigation and site classi-fying protocols are well established, we often know little of what happened after these archaeological remains were discovered or the reason why they were restored and, above all, although studies and research exist on the planned maintenance of archaeological heritage to date, there are no records of the mutually agreed protocols applied by our Ministry for their conservation. This essay – the topics of which fall within the scope of broader research into the conservation of ruins – aims to tackle some of the most frequently recurring conservation issues in this type of context, reflecting on the need for a relationship between objects and their surroundings, studying the relationship between landscape contexts and archaeological remains in greater depth and paying particular attention to the coexis-tence of mineral and vegetative structures. The notes also offer an opportunity to focus on topics such as the dynamism of ruins, whatever age they belong to, and their relationship with time, in what has been defined as the ‘margin’ or ‘border area’ of restoration.
2017
RICerca REStauro; Sez.IB_ Questioni teoriche:Tematiche specifiche.
226
235
ANDREA UGOLINI (2017). Quale conoscenza per le ‘aree archeologiche strutturate’. ROMA : Edizioni Quasar.
ANDREA UGOLINI
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