Il contributo mira a porre in evidenza alcuni aspetti della riflessione politico-istituzionale che Toynbee elaborò nell’ambito della sua attività di analista di international affairs nel primo dopoguerra, in relazione al riassetto postbellico del Medio Oriente. Nel corso degli anni Venti, sulla base di un’osservazione della politica mondiale condotta attraverso le categorie di “civiltà” e “contatto di civiltà” che lo storico britannico veniva mettendo a punto nello stesso arco cronologico, Toynbee colse il ruolo cruciale giocato dal mondo islamico in relazione al futuro dell’Occidente e, in particolare, dell’Impero britannico, che con l’acquisizione dei mandati mediorientali affidati in amministrazione fiduciaria alla Gran Bretagna, vedeva notevolmente accresciuto il numero di sudditi musulmani entro i propri confini. Fermamente convinto della necessità di trovare un modus vivendi con il mondo islamico in pieno “risveglio”, Toynbee fondò le proprie analisi relative alla configurazione politica dei territori dell’ex-Impero ottomano sull’idea che fosse imprescindibile prestare ascolto alle rivendicazioni di indipendenza nazionale che da essi si levavano. Il discorso sulla national self-determination, concepito come presupposto per la messa a punto di un terreno comune sul quale aprire un dialogo tra due civiltà – quella occidentale e quella islamica – altrimenti destinate a confliggere, dominò quindi le proposte toynbiane preparate per il Foreign Office in relazione al riassetto tanto della Turchia quanto dei mandati in Medio Oriente. E tuttavia, il contributo mira a sottolineare come in realtà l’idea di una sovranità assoluta fosse estranea al concetto toynbiano di autodeterminazione nazionale, che veniva invece pensato più propriamente come pienamente realizzabile soltanto attraverso l’integrazione in una compagine istituzionale più ampia, dai tratti ancora inequivocabilmente imperiali.

L’Impero britannico come scenario del “contatto” tra Occidente e Islam. Toynbee analista politico nel primo dopoguerra

DI FIORE, LAURA
2016

Abstract

Il contributo mira a porre in evidenza alcuni aspetti della riflessione politico-istituzionale che Toynbee elaborò nell’ambito della sua attività di analista di international affairs nel primo dopoguerra, in relazione al riassetto postbellico del Medio Oriente. Nel corso degli anni Venti, sulla base di un’osservazione della politica mondiale condotta attraverso le categorie di “civiltà” e “contatto di civiltà” che lo storico britannico veniva mettendo a punto nello stesso arco cronologico, Toynbee colse il ruolo cruciale giocato dal mondo islamico in relazione al futuro dell’Occidente e, in particolare, dell’Impero britannico, che con l’acquisizione dei mandati mediorientali affidati in amministrazione fiduciaria alla Gran Bretagna, vedeva notevolmente accresciuto il numero di sudditi musulmani entro i propri confini. Fermamente convinto della necessità di trovare un modus vivendi con il mondo islamico in pieno “risveglio”, Toynbee fondò le proprie analisi relative alla configurazione politica dei territori dell’ex-Impero ottomano sull’idea che fosse imprescindibile prestare ascolto alle rivendicazioni di indipendenza nazionale che da essi si levavano. Il discorso sulla national self-determination, concepito come presupposto per la messa a punto di un terreno comune sul quale aprire un dialogo tra due civiltà – quella occidentale e quella islamica – altrimenti destinate a confliggere, dominò quindi le proposte toynbiane preparate per il Foreign Office in relazione al riassetto tanto della Turchia quanto dei mandati in Medio Oriente. E tuttavia, il contributo mira a sottolineare come in realtà l’idea di una sovranità assoluta fosse estranea al concetto toynbiano di autodeterminazione nazionale, che veniva invece pensato più propriamente come pienamente realizzabile soltanto attraverso l’integrazione in una compagine istituzionale più ampia, dai tratti ancora inequivocabilmente imperiali.
2016
Arnold J. Toynbee. Il mondo oltre le civiltà
147
159
Di Fiore, Laura
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