Il volume si occupa del fenomeno della segregazione formativa, ovvero di come la scelta di percorsi scolastici e universitari interseca le dimensioni di genere. Infatti, femmine e maschi frequentano la scuola insieme, fin dai primi anni, addirittura mesi, di vita: dall’asilo nido bambine e bambini condividono uno stesso ambiente educativo per un arco di tempo sempre più lungo, che può arrivare fino all’università. Durante il cammino però le strade percorse dalle ragazze e dai ragazzi tendono progressivamente a separarsi, come se seguissero dei bivi obbligati che indirizzano la maggior parte delle studentesse verso ambiti di studio di tipo umanistico e la maggior parte degli studenti verso percorsi di tipo tecnologico-scientifico. Le scelte operate dopo le scuole medie e il diploma superiore sembrano seguire una logica tacita ma estremamente pervasiva nella sua semplicità: ci sono ambiti – di studio e di lavoro – più adatti alle donne e altri più appropriati agli uomini. E’ evidente che le fonti e le motivazioni della scelta non sono “neutre”: i/le giovani si orientano anche sulla base di stereotipi di genere incamerati fin dall’infanzia, oppure sono orientati dai soggetti nominati (scuola, famiglie, gruppo dei pari), a loro volta portatori e riproduttori inconsapevoli di un immaginario sul femminile e sul maschile che prevede realizzazioni professionali (e personali) differenti. Talvolta, però, in questo quadro così ordinato accadono degli imprevisti che smontano la rigidità di schemi precostituiti: ci sono ragazze che decidono di addentrarsi in percorsi socialmente ritenuti “maschili” e ragazzi che si insinuano in percorsi socialmente intesi come “femminili”. Sono ragazze e ragazzi che hanno maturato decisioni ancora considerate “coraggiose”, “diverse”, quando invece andrebbero ricomprese nella normalità. Ad esempio, ragazze che si iscrivono ai corsi di laurea in Ingegneria o Informatica e ragazzi che decidono di frequentare i corsi di in Scienze della Formazione o Infermieristica. Per comprendere meglio le dimensioni in gioco in tali scelte atipiche, il volume riporta i risultati di un’indagine sul campo, condotta su un campione di studentesse e studenti universitari di tre atenei toscani (Firenze, Pisa, Siena) che sono stati intervistati su alcuni snodi centrali del proprio percorso scolastico e accademico. Le interviste servono per fare chiarezza su numerosi aspetti coinvolti nella scelta del percorso formativo (e poi professionale) degli adolescenti italiani, e per fornire spunti di riflessione a genitori e docenti. In particolare, le autrici si occupano del ruolo fondamentale della scuola nel sostegno delle giovani generazioni nel delicato processo di progettazione del loro futuro; scuola che, in questa ottica, ha il compito di agevolare la consapevolezza dei condizionamenti di genere ma anche di promuovere la capacità di decodificarli e di superarli, prima che influenzino il destino di ciascuno e di ciascuna. L’obiettivo delle riflessioni educative è dunque quello di perimetrare e decostruire le “gabbie di genere” nelle quali possono risultare intrappolati le ragazze e i ragazzi italiani nel momento cruciale in cui scelgono la loro trafila formativa. Tale analisi permette anche di delineare nuove piste in ambito scolastico per orientare e orientarsi consapevolmente, sulla base dei propri reali interessi, abilità, curiosità, desideri.
Biemmi, I., Leonelli, S. (2016). Gabbie di genere. Retaggi sessisti e scelte formative. Torino : Rosenberg & Sellier Editori in Torino srl.
Gabbie di genere. Retaggi sessisti e scelte formative
LEONELLI, SILVIA
2016
Abstract
Il volume si occupa del fenomeno della segregazione formativa, ovvero di come la scelta di percorsi scolastici e universitari interseca le dimensioni di genere. Infatti, femmine e maschi frequentano la scuola insieme, fin dai primi anni, addirittura mesi, di vita: dall’asilo nido bambine e bambini condividono uno stesso ambiente educativo per un arco di tempo sempre più lungo, che può arrivare fino all’università. Durante il cammino però le strade percorse dalle ragazze e dai ragazzi tendono progressivamente a separarsi, come se seguissero dei bivi obbligati che indirizzano la maggior parte delle studentesse verso ambiti di studio di tipo umanistico e la maggior parte degli studenti verso percorsi di tipo tecnologico-scientifico. Le scelte operate dopo le scuole medie e il diploma superiore sembrano seguire una logica tacita ma estremamente pervasiva nella sua semplicità: ci sono ambiti – di studio e di lavoro – più adatti alle donne e altri più appropriati agli uomini. E’ evidente che le fonti e le motivazioni della scelta non sono “neutre”: i/le giovani si orientano anche sulla base di stereotipi di genere incamerati fin dall’infanzia, oppure sono orientati dai soggetti nominati (scuola, famiglie, gruppo dei pari), a loro volta portatori e riproduttori inconsapevoli di un immaginario sul femminile e sul maschile che prevede realizzazioni professionali (e personali) differenti. Talvolta, però, in questo quadro così ordinato accadono degli imprevisti che smontano la rigidità di schemi precostituiti: ci sono ragazze che decidono di addentrarsi in percorsi socialmente ritenuti “maschili” e ragazzi che si insinuano in percorsi socialmente intesi come “femminili”. Sono ragazze e ragazzi che hanno maturato decisioni ancora considerate “coraggiose”, “diverse”, quando invece andrebbero ricomprese nella normalità. Ad esempio, ragazze che si iscrivono ai corsi di laurea in Ingegneria o Informatica e ragazzi che decidono di frequentare i corsi di in Scienze della Formazione o Infermieristica. Per comprendere meglio le dimensioni in gioco in tali scelte atipiche, il volume riporta i risultati di un’indagine sul campo, condotta su un campione di studentesse e studenti universitari di tre atenei toscani (Firenze, Pisa, Siena) che sono stati intervistati su alcuni snodi centrali del proprio percorso scolastico e accademico. Le interviste servono per fare chiarezza su numerosi aspetti coinvolti nella scelta del percorso formativo (e poi professionale) degli adolescenti italiani, e per fornire spunti di riflessione a genitori e docenti. In particolare, le autrici si occupano del ruolo fondamentale della scuola nel sostegno delle giovani generazioni nel delicato processo di progettazione del loro futuro; scuola che, in questa ottica, ha il compito di agevolare la consapevolezza dei condizionamenti di genere ma anche di promuovere la capacità di decodificarli e di superarli, prima che influenzino il destino di ciascuno e di ciascuna. L’obiettivo delle riflessioni educative è dunque quello di perimetrare e decostruire le “gabbie di genere” nelle quali possono risultare intrappolati le ragazze e i ragazzi italiani nel momento cruciale in cui scelgono la loro trafila formativa. Tale analisi permette anche di delineare nuove piste in ambito scolastico per orientare e orientarsi consapevolmente, sulla base dei propri reali interessi, abilità, curiosità, desideri.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.