Per rappresentare la società come “rete” (di reti di relazioni) l’operazione fondamentale che Donati propone consiste nel rivisitare la coppia Gemeinschaft/Gesellschaft (201, 87-92). Donati sostiene infatti che la celebre opera di Ferdinand Tönnies sia utile per rappresentare la nascita della società moderna, ma che il clima evoluzionistico che caratterizza l’epoca in cui l’opera viene pubblicata sia all’origine di alcuni equivoci, come ad esempio quello in base al quale l’ordine sociale basato sul contratto e sulle convenzioni sostituirebbe sempre di più quello basato sul consenso e che – in definitiva – lo sviluppo della società (intesa come sviluppo del tipo ideale di Gesellschaft) sostituirebbe progressivamente la comunità (i legami comunitari che costituiscono il tipo ideale di Gemeinschaft). Nel proporre il programma di lavoro su cui si basa la teoria relazionale della società, Donati sostiene che per conoscere i fatti sociali in quanto fatti reali occorre adottare un punto di vista specifico, che consiste nell’utilizzo della categoria delle relazione in quanto chiave interpretativa della realtà. Una caratteristica fondamentale della relazione consiste nel fatto che essa «non elimina i termini che collega, anzi, li richiama, li esplora e li esprime» (201, 85, c.vi dell’Autore). La sociologia moderna ha privilegiato un criterio di osservazione della realtà sociale basato su dicotomie. Di conseguenza: «La teoria sociologica moderna non può spiegare come relazioni di Gesellschaft possano produrre relazioni di Gemeinschaft» (746, 51). Per superare questa visione dicotomica e comprendere come realmente emergano i fenomeni sociali, occorre dunque dotarsi di una teoria adeguata della relazione sociale. L’obiettivo che si prefigge la sociologia relazionale consiste nel «ripensare le categorie tönniesiane come due varianti di una concezione della relazione sociale, in linea di principio realistico-relazionale, che è stata stravolta prima da Max Weber e poi da Talcott Parsons» (201, 89, c.vi dell’Autore). Il ragionamento di Donati segue una logica che si può schematizzare nel modo seguente. La modernità interpreta il progresso della società attribuendo la razionalità in primo luogo all’individuo. Con la crisi del welfare state – negli anni Settanta del XX Secolo – è in seguito emersa la necessità di tornare su dimensioni che potevano apparire superate o pre-moderne (201). Queste annotazioni possono essere sintetizzate così: «l’integrazione della società, a stadi elevati di complessità, non può essere assicurata altro che da meccanismi integrativi che stanno sia nella crescita di razionalità sistemica (se si vuole, di Gesellschaft), sia nella crescita di razionalità comunitaria (se si vuole, di Gemeinschaft), e ogni “normalità” o “patologia” deve essere compresa per riferimento al loro modo di “comporsi” ben sapendo che, laddove non regnano forme di ostilità radicale, entrambe sono com-presenti. Questo significa […] che […] azione e sistema sociale sono soltanto modi diversi di combinare, in modo relazionale (reticolare) dei profili di possibilità che non sono mai dati nella realtà concreta come tipi “puri” della Gemeinschaft o della Gesellschaft» (201, 97-98, c.vi dell’Autore). La riflessione di Donati giunge dunque a questa logica conclusione: «Così come io lo pongo, lo schema dà conto della società reale come circolarità delle sue relazioni, che […] sono sempre un mix di Gemeinschaft e Gesellschaft. Quando uno dei due tipi si fa “puro” […] esso rischia quelle che chiamo “patologie corrispondenti”, che sono le problematiche sociali tipiche delle comunità totalmente chiuse da un lato e dei sistemi sociali totalmente privi di dimensioni comunitarie dall’altro» (201, 108, c.vi dell’Autore). In questo modo, rileggendo cioè la coppia Gemeinschaft/Gesellschaft in base all’adozione di un paradigma di rete, è possibile descrivere e spiegare come comunità e società si relazionino tra loro, generando fenomeni emergenti peculiari: «Si è soliti raffigurare la nascita della società moderna come emergere delle relazioni di Gesellschaft (relazioni contrattuali e associative di mercato, intese come espressione di volontà arbitraria e di interessi finalizzati a scopi strumentali) di contro alle relazioni di Gemeinschaft (relazioni tradizionali di comunità, intese come espressione di volontà essenziale e di legami ascrittivi) [Tönnies 1887]. Ciò è indubbiamente esatto. Ma bisogna insistere sul carattere non puramente, né prevalentemente, economico di tale trasformazione. La trasformazione di ciò che è “comunitario” in “societario”, avendo appunto un carattere relazionale, se da un lato distingue, dall’altro connette e fa interagire tra di loro le diverse componenti interne delle relazioni sociali […] In breve: il passaggio da una società “comunitaria” ad una “societaria” (“associativa”) non significa che vangano cancellati i caratteri della prima, ma significa invece che vengono prodotti dei fenomeni di mix, degli scambi fra le componenti di ciò che fa il comunitario e di ciò che fa il societario» (739, 63). Non è dunque vero che la società rappresenta il declino della comunità (Tönnies) o che lo sviluppo della società industriale soppianti forme di vita organizzata che non rispecchiano la teoria della modernizzazione (Durkheim). Osserviamo piuttosto che: «alla progressiva riduzione di importanza della comunità (Gemeinschaft) che ha caratterizzato la modernità, la quale ha privilegiato l’asse individuo-stato e la cittadinanza statalistica, subentra la ricerca di nuove forme di comunità e valorizzazione di nuove formazioni sociali di carattere associativo intermedie fra l’individuo e le istituzioni politiche» (739, 34).

Gemeinschaft/Gesellschaft

MARTIGNANI, LUCA
2016

Abstract

Per rappresentare la società come “rete” (di reti di relazioni) l’operazione fondamentale che Donati propone consiste nel rivisitare la coppia Gemeinschaft/Gesellschaft (201, 87-92). Donati sostiene infatti che la celebre opera di Ferdinand Tönnies sia utile per rappresentare la nascita della società moderna, ma che il clima evoluzionistico che caratterizza l’epoca in cui l’opera viene pubblicata sia all’origine di alcuni equivoci, come ad esempio quello in base al quale l’ordine sociale basato sul contratto e sulle convenzioni sostituirebbe sempre di più quello basato sul consenso e che – in definitiva – lo sviluppo della società (intesa come sviluppo del tipo ideale di Gesellschaft) sostituirebbe progressivamente la comunità (i legami comunitari che costituiscono il tipo ideale di Gemeinschaft). Nel proporre il programma di lavoro su cui si basa la teoria relazionale della società, Donati sostiene che per conoscere i fatti sociali in quanto fatti reali occorre adottare un punto di vista specifico, che consiste nell’utilizzo della categoria delle relazione in quanto chiave interpretativa della realtà. Una caratteristica fondamentale della relazione consiste nel fatto che essa «non elimina i termini che collega, anzi, li richiama, li esplora e li esprime» (201, 85, c.vi dell’Autore). La sociologia moderna ha privilegiato un criterio di osservazione della realtà sociale basato su dicotomie. Di conseguenza: «La teoria sociologica moderna non può spiegare come relazioni di Gesellschaft possano produrre relazioni di Gemeinschaft» (746, 51). Per superare questa visione dicotomica e comprendere come realmente emergano i fenomeni sociali, occorre dunque dotarsi di una teoria adeguata della relazione sociale. L’obiettivo che si prefigge la sociologia relazionale consiste nel «ripensare le categorie tönniesiane come due varianti di una concezione della relazione sociale, in linea di principio realistico-relazionale, che è stata stravolta prima da Max Weber e poi da Talcott Parsons» (201, 89, c.vi dell’Autore). Il ragionamento di Donati segue una logica che si può schematizzare nel modo seguente. La modernità interpreta il progresso della società attribuendo la razionalità in primo luogo all’individuo. Con la crisi del welfare state – negli anni Settanta del XX Secolo – è in seguito emersa la necessità di tornare su dimensioni che potevano apparire superate o pre-moderne (201). Queste annotazioni possono essere sintetizzate così: «l’integrazione della società, a stadi elevati di complessità, non può essere assicurata altro che da meccanismi integrativi che stanno sia nella crescita di razionalità sistemica (se si vuole, di Gesellschaft), sia nella crescita di razionalità comunitaria (se si vuole, di Gemeinschaft), e ogni “normalità” o “patologia” deve essere compresa per riferimento al loro modo di “comporsi” ben sapendo che, laddove non regnano forme di ostilità radicale, entrambe sono com-presenti. Questo significa […] che […] azione e sistema sociale sono soltanto modi diversi di combinare, in modo relazionale (reticolare) dei profili di possibilità che non sono mai dati nella realtà concreta come tipi “puri” della Gemeinschaft o della Gesellschaft» (201, 97-98, c.vi dell’Autore). La riflessione di Donati giunge dunque a questa logica conclusione: «Così come io lo pongo, lo schema dà conto della società reale come circolarità delle sue relazioni, che […] sono sempre un mix di Gemeinschaft e Gesellschaft. Quando uno dei due tipi si fa “puro” […] esso rischia quelle che chiamo “patologie corrispondenti”, che sono le problematiche sociali tipiche delle comunità totalmente chiuse da un lato e dei sistemi sociali totalmente privi di dimensioni comunitarie dall’altro» (201, 108, c.vi dell’Autore). In questo modo, rileggendo cioè la coppia Gemeinschaft/Gesellschaft in base all’adozione di un paradigma di rete, è possibile descrivere e spiegare come comunità e società si relazionino tra loro, generando fenomeni emergenti peculiari: «Si è soliti raffigurare la nascita della società moderna come emergere delle relazioni di Gesellschaft (relazioni contrattuali e associative di mercato, intese come espressione di volontà arbitraria e di interessi finalizzati a scopi strumentali) di contro alle relazioni di Gemeinschaft (relazioni tradizionali di comunità, intese come espressione di volontà essenziale e di legami ascrittivi) [Tönnies 1887]. Ciò è indubbiamente esatto. Ma bisogna insistere sul carattere non puramente, né prevalentemente, economico di tale trasformazione. La trasformazione di ciò che è “comunitario” in “societario”, avendo appunto un carattere relazionale, se da un lato distingue, dall’altro connette e fa interagire tra di loro le diverse componenti interne delle relazioni sociali […] In breve: il passaggio da una società “comunitaria” ad una “societaria” (“associativa”) non significa che vangano cancellati i caratteri della prima, ma significa invece che vengono prodotti dei fenomeni di mix, degli scambi fra le componenti di ciò che fa il comunitario e di ciò che fa il societario» (739, 63). Non è dunque vero che la società rappresenta il declino della comunità (Tönnies) o che lo sviluppo della società industriale soppianti forme di vita organizzata che non rispecchiano la teoria della modernizzazione (Durkheim). Osserviamo piuttosto che: «alla progressiva riduzione di importanza della comunità (Gemeinschaft) che ha caratterizzato la modernità, la quale ha privilegiato l’asse individuo-stato e la cittadinanza statalistica, subentra la ricerca di nuove forme di comunità e valorizzazione di nuove formazioni sociali di carattere associativo intermedie fra l’individuo e le istituzioni politiche» (739, 34).
2016
Lessico della sociologia relazionale
97
103
Martignani, Luca
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/596678
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