Il saggio è il primo tentativo di analizzare con puntualità uno dei libri più citati, più apprezzati, e al contempo meno studiati della letteratura italiana ispirata dal primo conflitto mondiale, "Trincee" di Carlo Salsa (1924), e da ciò il titolo volutamente dimesso "una lettura di Trincee", giacché la lettura, analitica, approfondita, è ciò che prima di tutto mancava al libro. Presente come titolo emblematico in ogni trattazione sul tema, e definito per esempio da Fabio Todero "lo straordinario Trincee, forse il libro più impressionante sulla prima guerra mondiale tra quanti ne sono stati scritti in Italia", quest'opera dello scrittore ed ex soldato Carlo Salsa, lungi dall'essere solo un documento degli orrori del Carso, è un romanzo originale e memorabile che si staglia in solitudine, per ragioni stilistiche, narratologiche e di concezione, tanto estica quanto politica, all'interno dell'ampia compagine di testi nati da letterati reduci del conflitto. Confrontandolo serratamente con classici europei (Barbusse, Jünger, Cendrars, Céline) e italiani (Lussu, Stuparich, Alvaro, Monelli, Gadda, Soffici, Marinetti, Rosai, Malaparte etc.), l'autore coglie alcuni tratti distintivi dell'operazione narrativa di Salsa; la radicale abolizione del visivo e il potenziamento del tattile; la fruizione pressochè orizzontale dello spazio; l'eliminazione - soprattutto - di ogni traccia di rapporti umani e familiari del protagonista, che si trova così assolutamente prigioniero dell'esperienza di guerra, la quale coincide perfettamente con il romanzo nella sua interezza, non lasciando spazio né a un prima nè a un dopo. Il saggio si inserisce inoltre anche nel filone contemporaneo degli studi sul paesaggio, osservando alcune peculiarità di questo tema nella produzione romanzesca figlia della prima guerra guerra mondiale, e in special modo rilevando come nel romanzo di Salsa, tutto connotato dalla cecità, il finale offra al lettore, forse per l'unica volta, la visione del paesaggio per eccellenza negato ed escluso agli occhi dei soldati italiani, ossia la faccia nascosta del monte Hermada.
Weber, L. (2017). Una lettura di "Trincee" di Carlo Salsa. Firenze : Firenze University Press.
Una lettura di "Trincee" di Carlo Salsa
WEBER, LUIGI
2017
Abstract
Il saggio è il primo tentativo di analizzare con puntualità uno dei libri più citati, più apprezzati, e al contempo meno studiati della letteratura italiana ispirata dal primo conflitto mondiale, "Trincee" di Carlo Salsa (1924), e da ciò il titolo volutamente dimesso "una lettura di Trincee", giacché la lettura, analitica, approfondita, è ciò che prima di tutto mancava al libro. Presente come titolo emblematico in ogni trattazione sul tema, e definito per esempio da Fabio Todero "lo straordinario Trincee, forse il libro più impressionante sulla prima guerra mondiale tra quanti ne sono stati scritti in Italia", quest'opera dello scrittore ed ex soldato Carlo Salsa, lungi dall'essere solo un documento degli orrori del Carso, è un romanzo originale e memorabile che si staglia in solitudine, per ragioni stilistiche, narratologiche e di concezione, tanto estica quanto politica, all'interno dell'ampia compagine di testi nati da letterati reduci del conflitto. Confrontandolo serratamente con classici europei (Barbusse, Jünger, Cendrars, Céline) e italiani (Lussu, Stuparich, Alvaro, Monelli, Gadda, Soffici, Marinetti, Rosai, Malaparte etc.), l'autore coglie alcuni tratti distintivi dell'operazione narrativa di Salsa; la radicale abolizione del visivo e il potenziamento del tattile; la fruizione pressochè orizzontale dello spazio; l'eliminazione - soprattutto - di ogni traccia di rapporti umani e familiari del protagonista, che si trova così assolutamente prigioniero dell'esperienza di guerra, la quale coincide perfettamente con il romanzo nella sua interezza, non lasciando spazio né a un prima nè a un dopo. Il saggio si inserisce inoltre anche nel filone contemporaneo degli studi sul paesaggio, osservando alcune peculiarità di questo tema nella produzione romanzesca figlia della prima guerra guerra mondiale, e in special modo rilevando come nel romanzo di Salsa, tutto connotato dalla cecità, il finale offra al lettore, forse per l'unica volta, la visione del paesaggio per eccellenza negato ed escluso agli occhi dei soldati italiani, ossia la faccia nascosta del monte Hermada.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.