Tra i vari compiti che la normativa italiana attribuisce ai servizi sociali territoriali vi è l’aiuto e il sostegno ai nuclei familiari in difficoltà, così come sancito dalla legge n. 328/2000 e dalla più recente riforma del diritto di famiglia. Tale ambito d’intervento include la valutazione delle capacità genitoriali orientata ad accertare l’esistenza di una condizione di rischio evolutivo dannosa per il figlio, in collaborazione con il servizio sanitario nazionale.In sintesi, il compito degli operatori è rilevare il disagio del bambino/adolescente correlabile a non adeguati comportamenti genitoriali in relazione ai suoi specifici bisogni evolutivi integrando gli elementi raccolti in ambito interdisciplinare con l’obiettivo di: garantire una cornice protettiva valutando le condizioni di eventuale rischio nel suo ambiente di vita; individuare e proporre uno specifico progetto d’intervento costruendo un’alleanza con il datore di cura. È intuibile come il processo d’intervento nei servizi sociosanitari impegnati nella protezione dei soggetti in età evolutiva si snodi lungo due direttive non sempre facilmente ricomponibili (per l’operatore e per la famiglia): l’aiuto e il controllo. In particolare nei casi in cui un iniziale intervento di aiuto si rivela inefficace, non è possibile fare affidamento sulla collaborazione e il consenso delle figure genitoriali e si deve decidere se mutare il contesto dell’intervento a scopo protettivo (cioè se segnalare la situazione familiare all’autorità giudiziaria richiedendo provvedimenti a tutela del figlio). Le scienze sociali si sono sforzate di individuare modelli per valutare le capacità di parenting corrispondenti alle mutate esigenze legislative, operative e sociali, mutuandoli dalle conoscenze sempre più aggiornate sullo sviluppo del bambino e dalle pratiche di servizio. La sfida che in questo campo vede oggi impegnati i servizi riguarda principalmente il passaggio da una prospettiva centrata sulla protezione del figlio a una centrata sulla protezione dei legami primari, ma anche il superamento di una prassi d’intervento largamente influenzata da un modello ideale di genitorialità, in quanto tale avulsa dalla peculiare storia familiare e transgenerazionale, dalle caratteristiche stesse della relazione di cura e dall’ambiente in cui è inserita, incluse le risorse e i vincoli presenti. Una sfida che i servizi sociali sono oggi, più che mai, chiamati a raccogliere alla luce dei radicali cambiamenti che stanno sconvolgendo gli abituali “scenari familiari”. Il focus, oggi, è centrato sull’inevitabile arbitrarietà dell’osservatore, sugli effetti e i rischi (vittimizzazione esogena) derivanti da interventi inopportuni, sulle peculiarità di ogni singolo scenario familiare, sull’importanza di riconoscere le risorse personali e familiari seppur residuali e partire da queste, dopo aver assicurato la necessaria protezione. Come si sono attrezzate le scienze sociali per entrare a pieno titolo in questo complesso “territorio”? Il capitolo illustra brevemente le principali tappe evolutive di un percorso teorico e metodologico ancora in fase di crescita ma ricco di stimoli e di suggestioni derivanti dall’incontro di diverse discipline.

I modelli teorici per la valutazione sociale del parenting: punti di forza e di criticità nelle Scienze Sociali

MANTOVANI, FRANCESCA;
2015

Abstract

Tra i vari compiti che la normativa italiana attribuisce ai servizi sociali territoriali vi è l’aiuto e il sostegno ai nuclei familiari in difficoltà, così come sancito dalla legge n. 328/2000 e dalla più recente riforma del diritto di famiglia. Tale ambito d’intervento include la valutazione delle capacità genitoriali orientata ad accertare l’esistenza di una condizione di rischio evolutivo dannosa per il figlio, in collaborazione con il servizio sanitario nazionale.In sintesi, il compito degli operatori è rilevare il disagio del bambino/adolescente correlabile a non adeguati comportamenti genitoriali in relazione ai suoi specifici bisogni evolutivi integrando gli elementi raccolti in ambito interdisciplinare con l’obiettivo di: garantire una cornice protettiva valutando le condizioni di eventuale rischio nel suo ambiente di vita; individuare e proporre uno specifico progetto d’intervento costruendo un’alleanza con il datore di cura. È intuibile come il processo d’intervento nei servizi sociosanitari impegnati nella protezione dei soggetti in età evolutiva si snodi lungo due direttive non sempre facilmente ricomponibili (per l’operatore e per la famiglia): l’aiuto e il controllo. In particolare nei casi in cui un iniziale intervento di aiuto si rivela inefficace, non è possibile fare affidamento sulla collaborazione e il consenso delle figure genitoriali e si deve decidere se mutare il contesto dell’intervento a scopo protettivo (cioè se segnalare la situazione familiare all’autorità giudiziaria richiedendo provvedimenti a tutela del figlio). Le scienze sociali si sono sforzate di individuare modelli per valutare le capacità di parenting corrispondenti alle mutate esigenze legislative, operative e sociali, mutuandoli dalle conoscenze sempre più aggiornate sullo sviluppo del bambino e dalle pratiche di servizio. La sfida che in questo campo vede oggi impegnati i servizi riguarda principalmente il passaggio da una prospettiva centrata sulla protezione del figlio a una centrata sulla protezione dei legami primari, ma anche il superamento di una prassi d’intervento largamente influenzata da un modello ideale di genitorialità, in quanto tale avulsa dalla peculiare storia familiare e transgenerazionale, dalle caratteristiche stesse della relazione di cura e dall’ambiente in cui è inserita, incluse le risorse e i vincoli presenti. Una sfida che i servizi sociali sono oggi, più che mai, chiamati a raccogliere alla luce dei radicali cambiamenti che stanno sconvolgendo gli abituali “scenari familiari”. Il focus, oggi, è centrato sull’inevitabile arbitrarietà dell’osservatore, sugli effetti e i rischi (vittimizzazione esogena) derivanti da interventi inopportuni, sulle peculiarità di ogni singolo scenario familiare, sull’importanza di riconoscere le risorse personali e familiari seppur residuali e partire da queste, dopo aver assicurato la necessaria protezione. Come si sono attrezzate le scienze sociali per entrare a pieno titolo in questo complesso “territorio”? Il capitolo illustra brevemente le principali tappe evolutive di un percorso teorico e metodologico ancora in fase di crescita ma ricco di stimoli e di suggestioni derivanti dall’incontro di diverse discipline.
2015
La valutazione sociale delle cure parentali. Manuale per l'operatore
25
41
Francesca Mantovani; Anna Ortolani
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/593021
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