Oggi è dato per scontato che chi guarda, con la soggettività della sua percezione, condizioni il messaggio stesso dell’arte. Il "pas de deux" che si costruisce tra l’opera ed il pubblico è un viaggio nella storia della visione e della fruizione e nelle forme di mediazione tecnica e culturale dell’arte, ma costituisce soprattutto una variante possibile dell’orizzonte da cui scrutare cambiamenti e sviluppi dei mondi dell’arte. I termini “Pubblico” e “Spettatore”, ma anche tutte le nozioni e le espressioni collegate allo sviluppo di una sociabilità laica e urbana, rappresentano elementi fondanti della vita moderna, dal punto di vista culturale ed artistico, ma anche politico, e si pongono spesso al centro di una costruzione del consenso che nell’ambito delle Arti viene definita come “gusto”. Osservare l’arte secondo la doppia angolazione della ricezione del pubblico e dell’opera come strumento ed oggetto di mediazione di valori culturali offre l’immagine di un lungo processo dialettico in costante evoluzione con strumenti ed obiettivi collegati nel tempo all’attualità artistica ed alla situazione sociale. Il volume offre un percorso cronologico, dal XVI al XVIII secolo, suddiviso in quattro parti e analizza le tappe connesse alla legittimazione internazionale del giudizio del pubblico ed alla costruzione del suo dialogo, in presenza o a distanza, con l’arte. Il primo contributo è dedicato all’analisi di alcune delle tappe principali che hanno portato alla costituzione dello sguardo “moderno”, vengono messi a fuoco le occasioni ed i luoghi di un incontro con l’arte che si nutre grazie allo sguardo ed al discorso, ma anche in virtù di una riflessione storica sul valore di comunicazione dell’arte che soprattutto il periodo post-conciliare aveva indotto nell’Europa cattolica di fine Cinquecento. Il secondo studio si interessa a quello che è riconosciuto come un vero e proprio spostamento del centro di gravità nelle arti: le nuove possibilità offerte da una visione ormai spesso essenzialmente attenta alle forme ed alle esperienze in cui la componente estetica si unisce, in relazioni talvolta ambigue, con esigenze di display. Il “far galleria” nel XVII secolo diventa l’occasione per analizzare modelli, in gran parte collegati al "mos nobilium", che sono ormai percettivi e sociali e rispondono ad accorgimenti di allestimento proto-museografici. Il terzo e il quarto saggio, dedicati al Settecento, danno voce al vasto dibattito europeo sul ruolo stesso dello spettatore e su quali avrebbero dovuto essere i corretti strumenti del suo giudizio. Dalle fonti raccolte, che utilizzano in larga misura anche documenti poco noti o mai tradotti in italiano e danno ampia voce ad un dibattito plurisecolare, emerge con forza il cammino verso il riconoscimento di un diritto condiviso alla formazione estetica all’arte, ma soprattutto il valore di un progresso etico, individuale e collettivo, tramite l’arte.
Sandra, C., Giovanna Perini Folesani, (2017). I SAVI E GLI IGNORANTI / Dialogo del pubblico con l'arte (XVI-XVIII secolo). Bologna : BUP, Bononia University Press.
I SAVI E GLI IGNORANTI / Dialogo del pubblico con l'arte (XVI-XVIII secolo)
Sandra Costa;
2017
Abstract
Oggi è dato per scontato che chi guarda, con la soggettività della sua percezione, condizioni il messaggio stesso dell’arte. Il "pas de deux" che si costruisce tra l’opera ed il pubblico è un viaggio nella storia della visione e della fruizione e nelle forme di mediazione tecnica e culturale dell’arte, ma costituisce soprattutto una variante possibile dell’orizzonte da cui scrutare cambiamenti e sviluppi dei mondi dell’arte. I termini “Pubblico” e “Spettatore”, ma anche tutte le nozioni e le espressioni collegate allo sviluppo di una sociabilità laica e urbana, rappresentano elementi fondanti della vita moderna, dal punto di vista culturale ed artistico, ma anche politico, e si pongono spesso al centro di una costruzione del consenso che nell’ambito delle Arti viene definita come “gusto”. Osservare l’arte secondo la doppia angolazione della ricezione del pubblico e dell’opera come strumento ed oggetto di mediazione di valori culturali offre l’immagine di un lungo processo dialettico in costante evoluzione con strumenti ed obiettivi collegati nel tempo all’attualità artistica ed alla situazione sociale. Il volume offre un percorso cronologico, dal XVI al XVIII secolo, suddiviso in quattro parti e analizza le tappe connesse alla legittimazione internazionale del giudizio del pubblico ed alla costruzione del suo dialogo, in presenza o a distanza, con l’arte. Il primo contributo è dedicato all’analisi di alcune delle tappe principali che hanno portato alla costituzione dello sguardo “moderno”, vengono messi a fuoco le occasioni ed i luoghi di un incontro con l’arte che si nutre grazie allo sguardo ed al discorso, ma anche in virtù di una riflessione storica sul valore di comunicazione dell’arte che soprattutto il periodo post-conciliare aveva indotto nell’Europa cattolica di fine Cinquecento. Il secondo studio si interessa a quello che è riconosciuto come un vero e proprio spostamento del centro di gravità nelle arti: le nuove possibilità offerte da una visione ormai spesso essenzialmente attenta alle forme ed alle esperienze in cui la componente estetica si unisce, in relazioni talvolta ambigue, con esigenze di display. Il “far galleria” nel XVII secolo diventa l’occasione per analizzare modelli, in gran parte collegati al "mos nobilium", che sono ormai percettivi e sociali e rispondono ad accorgimenti di allestimento proto-museografici. Il terzo e il quarto saggio, dedicati al Settecento, danno voce al vasto dibattito europeo sul ruolo stesso dello spettatore e su quali avrebbero dovuto essere i corretti strumenti del suo giudizio. Dalle fonti raccolte, che utilizzano in larga misura anche documenti poco noti o mai tradotti in italiano e danno ampia voce ad un dibattito plurisecolare, emerge con forza il cammino verso il riconoscimento di un diritto condiviso alla formazione estetica all’arte, ma soprattutto il valore di un progresso etico, individuale e collettivo, tramite l’arte.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.