Lo scritto affronta tre elementi, tra i molti che emergono dal rinvio pregiudiziale della Corte costituzionale, ordinanza n. 24/2017. In primo luogo, il tono usato – in quello che è solo il terzo rinvio pregiudiziale nella storia della giurisprudenza costituzionale – si caratterizza per una assertività finora assente in questo tipo di decisioni, così poco frequentato dal giudice costituzionale. Il giudice costituzionale dimostra di aver ormai preso dimestichezza con tale strumento che, a differenza del recente passato, non sembra più subire, ma che anzi utilizza con una certa durezza. Durezza e assertività che peraltro si ritrovano, a mio parere, anche nella sentenza della Grande Sezione della Corte di giustizia dell’Unione europea dell’8 settembre 2015 in causa C-105/14, Taricco. Lo scambio (non userei, per ora, la parola dialogo) tra le due Corti appare serrato . In secondo luogo, i destinatari. L’ordinanza si riferisce, ovviamente, nel suo articolato ragionamento, alla Corte di giustizia, ma dimostra un’attenzione – già palesata, dal medesimo estensore, nella nota decisione n. 49/2015 in materia di rapporti con la giurisprudenza della Corte EDU – anche a un altro, importante destinatario: i giudici comuni, particolarmente spaesati davanti alla decisione del 2015. Come dimostrano del resto i diversi atteggiamenti in seno alla medesima sezione della Corte di cassazione: la Terza sezione penale ha sollevato la questione di costituzionalità; ma, con la decisione n. 44584/2016, ha anche ritenuto di dare direttamente seguito ai criteri della Corte di Giustizia, concludendo di non potere disapplicare i termini legali di prescrizione; e già prima, con la decisione n. 2210/2015, aveva applicato gli stessi criteri per giungere alla conclusione opposta. In terzo luogo, il contesto di diritto comparato: negli anni recenti infatti si contano diversi casi nei quali le corti costituzionali hanno, con modalità certamente diverse, messo in discussione il primato del diritto comunitario e l’autorità della Corte di giustizia
Tega, D. (2017). Il tono dell’ordinanza della Corte costituzionale n. 24/2017 e i suoi destinatari: narrowing the dialogue,. Napoli : Jovene.
Il tono dell’ordinanza della Corte costituzionale n. 24/2017 e i suoi destinatari: narrowing the dialogue,
TEGA, DILETTA
2017
Abstract
Lo scritto affronta tre elementi, tra i molti che emergono dal rinvio pregiudiziale della Corte costituzionale, ordinanza n. 24/2017. In primo luogo, il tono usato – in quello che è solo il terzo rinvio pregiudiziale nella storia della giurisprudenza costituzionale – si caratterizza per una assertività finora assente in questo tipo di decisioni, così poco frequentato dal giudice costituzionale. Il giudice costituzionale dimostra di aver ormai preso dimestichezza con tale strumento che, a differenza del recente passato, non sembra più subire, ma che anzi utilizza con una certa durezza. Durezza e assertività che peraltro si ritrovano, a mio parere, anche nella sentenza della Grande Sezione della Corte di giustizia dell’Unione europea dell’8 settembre 2015 in causa C-105/14, Taricco. Lo scambio (non userei, per ora, la parola dialogo) tra le due Corti appare serrato . In secondo luogo, i destinatari. L’ordinanza si riferisce, ovviamente, nel suo articolato ragionamento, alla Corte di giustizia, ma dimostra un’attenzione – già palesata, dal medesimo estensore, nella nota decisione n. 49/2015 in materia di rapporti con la giurisprudenza della Corte EDU – anche a un altro, importante destinatario: i giudici comuni, particolarmente spaesati davanti alla decisione del 2015. Come dimostrano del resto i diversi atteggiamenti in seno alla medesima sezione della Corte di cassazione: la Terza sezione penale ha sollevato la questione di costituzionalità; ma, con la decisione n. 44584/2016, ha anche ritenuto di dare direttamente seguito ai criteri della Corte di Giustizia, concludendo di non potere disapplicare i termini legali di prescrizione; e già prima, con la decisione n. 2210/2015, aveva applicato gli stessi criteri per giungere alla conclusione opposta. In terzo luogo, il contesto di diritto comparato: negli anni recenti infatti si contano diversi casi nei quali le corti costituzionali hanno, con modalità certamente diverse, messo in discussione il primato del diritto comunitario e l’autorità della Corte di giustiziaI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.