Sotto il profilo della regolazione del mercato, il fenomeno della collaborative economy pone il problema di coniugare due esigenze spesso in contraddizione: da un lato, l’opportunità di garantire che nuove attività, più economiche e più idonee a soddisfare bisogni dei consumatori rispetto a quelle tradizionali, possano essere esercitate senza restrizioni non indispensabili; dall’altro, la necessità di assicurare che tali nuove attività non eludano normative poste a tutela di beni pubblici importanti, quali la sicurezza degli utenti, la correttezza delle transazioni, la lealtà della concorrenza sul mercato. In tale prospettiva si può osservare che il portale Airbnb può offrire una alternativa meno costosa ai servizi alberghieri, ma non assicura che gli spazi resi disponibili dai privati soddisfino i requisiti di abitabilità e sicurezza che le normative impongono agli alberghi. Del pari, la piattaforma Uber può proporre un servizio più economico agli utenti, ma i conducenti ad essa associati non possiedono necessariamente un’adeguata polizza assicurativa da attivare in caso di incidente, come invece è richiesto agli autisti che esercitano il trasporto in maniera professionale. Nelle note che seguono si cercherà di illustrare più nel dettaglio il tema facendo riferimento alle vicende della società Uber la quale è senz’altro la piattaforma informatica che è stata oggetto, non solo in Italia, del maggior numero di interventi amministrativi e giurisprudenziali
Manzini, P. (2017). Collaborative economy e regolazione del mercato: il caso Uber. Torino : Giappichelli9.
Collaborative economy e regolazione del mercato: il caso Uber
MANZINI, PIETRO
2017
Abstract
Sotto il profilo della regolazione del mercato, il fenomeno della collaborative economy pone il problema di coniugare due esigenze spesso in contraddizione: da un lato, l’opportunità di garantire che nuove attività, più economiche e più idonee a soddisfare bisogni dei consumatori rispetto a quelle tradizionali, possano essere esercitate senza restrizioni non indispensabili; dall’altro, la necessità di assicurare che tali nuove attività non eludano normative poste a tutela di beni pubblici importanti, quali la sicurezza degli utenti, la correttezza delle transazioni, la lealtà della concorrenza sul mercato. In tale prospettiva si può osservare che il portale Airbnb può offrire una alternativa meno costosa ai servizi alberghieri, ma non assicura che gli spazi resi disponibili dai privati soddisfino i requisiti di abitabilità e sicurezza che le normative impongono agli alberghi. Del pari, la piattaforma Uber può proporre un servizio più economico agli utenti, ma i conducenti ad essa associati non possiedono necessariamente un’adeguata polizza assicurativa da attivare in caso di incidente, come invece è richiesto agli autisti che esercitano il trasporto in maniera professionale. Nelle note che seguono si cercherà di illustrare più nel dettaglio il tema facendo riferimento alle vicende della società Uber la quale è senz’altro la piattaforma informatica che è stata oggetto, non solo in Italia, del maggior numero di interventi amministrativi e giurisprudenzialiI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.