Sin dal principio della propria campagna elettorale, nell’autunno del 2012, la futura presidentessa sudcoreana Pak Kŭnhye aveva posto una grande enfasi sulla creazione di una nuova politica “costruttiva” verso la Corea del Nord, volta a migliorare le relazioni sulla penisola e a dare un rinnovato slancio alla cooperazione inter-coreana. Il concetto che veniva posto come base di questa nuova politica era costituito dalla “fiducia”: tant’è vero che il neologismo coniato dalla candidata Pak per identificare la propria azione di governo verso P’yŏngyang era appunto Trustpolitik. Il rapido degenerare delle relazioni inter-coreane, quasi in contemporanea con l’insediamento del nuovo presidente, nel febbraio 2013, e l’incapacità della sua amministrazione di porsi alla guida del processo di riavvicinamento e cooperazione sulla penisola in maniera proattiva, minavano però sin da subito le possibilità di successo della Trustpolitik, e ne compromettevano in maniera quasi irreparabile gli sviluppi successivi. Data la grande enfasi posta sulla nozione di fiducia dall’amministrazione di Pak Kŭnhye, in questo articolo si partirà dalla disamina di tale concetto nelle scienze sociali, con particolare riferimento alle relazioni internazionali, cercando di evidenziare come qualsiasi strategia di costruzione della fiducia reciproca fra le parti necessiti di un ruolo attivo da parte di colui il quale se ne fa promotore. Successivamente, si passerà ad analizzare la genesi e lo sviluppo storico-politico della Trustpolitik, soffermandosi soprattutto sugli snodi cruciali delle relazioni inter-coreane negli ultimi tre anni. Infine, l’ultima parte sarà dedicata all’applicazione della prospettiva teorica sulla fiducia, elaborata nella prima sezione, al caso della politica di Pak Kŭnhye verso la Corea del Nord, cercando di sottolineare come la mancanza di un’ampia strategia proattiva da parte di Seoul abbia inficiato le possibilità di creare fiducia reciproca fra le parti e migliorare così le relazioni sulla penisola.
Fiori, A., Milani, M. (2017). Playing Hide-and-Seek: Pak Kŭn-hye’s Trustpolitik in Distress. Roma : Aracne [10.4399/97888255004313].
Playing Hide-and-Seek: Pak Kŭn-hye’s Trustpolitik in Distress
FIORI, ANTONIO;MILANI, MARCO
2017
Abstract
Sin dal principio della propria campagna elettorale, nell’autunno del 2012, la futura presidentessa sudcoreana Pak Kŭnhye aveva posto una grande enfasi sulla creazione di una nuova politica “costruttiva” verso la Corea del Nord, volta a migliorare le relazioni sulla penisola e a dare un rinnovato slancio alla cooperazione inter-coreana. Il concetto che veniva posto come base di questa nuova politica era costituito dalla “fiducia”: tant’è vero che il neologismo coniato dalla candidata Pak per identificare la propria azione di governo verso P’yŏngyang era appunto Trustpolitik. Il rapido degenerare delle relazioni inter-coreane, quasi in contemporanea con l’insediamento del nuovo presidente, nel febbraio 2013, e l’incapacità della sua amministrazione di porsi alla guida del processo di riavvicinamento e cooperazione sulla penisola in maniera proattiva, minavano però sin da subito le possibilità di successo della Trustpolitik, e ne compromettevano in maniera quasi irreparabile gli sviluppi successivi. Data la grande enfasi posta sulla nozione di fiducia dall’amministrazione di Pak Kŭnhye, in questo articolo si partirà dalla disamina di tale concetto nelle scienze sociali, con particolare riferimento alle relazioni internazionali, cercando di evidenziare come qualsiasi strategia di costruzione della fiducia reciproca fra le parti necessiti di un ruolo attivo da parte di colui il quale se ne fa promotore. Successivamente, si passerà ad analizzare la genesi e lo sviluppo storico-politico della Trustpolitik, soffermandosi soprattutto sugli snodi cruciali delle relazioni inter-coreane negli ultimi tre anni. Infine, l’ultima parte sarà dedicata all’applicazione della prospettiva teorica sulla fiducia, elaborata nella prima sezione, al caso della politica di Pak Kŭnhye verso la Corea del Nord, cercando di sottolineare come la mancanza di un’ampia strategia proattiva da parte di Seoul abbia inficiato le possibilità di creare fiducia reciproca fra le parti e migliorare così le relazioni sulla penisola.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.