Una delle patologie più frequenti e più invalidanti nell’anziano sono le fratture ossee (WHO, 1994, 2007). La frattura in sé è una manifestazione a livello d’organo (l’osso, appunto) di una condizione di fragilità. Le cause della frattura tuttavia com- prendono fenomeni a diversa scala dimensionale. Da un lato vi è una compro- missione delle caratteristiche meccaniche del materiale (a livello di tessuto e a livello molecolare), spesso derivante da un alterato metabolismo del tessuto osseo. Dall’altra, le sollecitazioni meccaniche imposte all’osso, che derivano dal complesso funziona- mento dell’apparato muscolo scheletrico (a livello di organismo), spesso in concomi- tanza con fattori ambientali. Come si vedrà nei paragrafi seguenti, le fratture possono essere sia una conseguenza diretta di un trauma (che causa un carico diverso e supe- riore al fisiologico), che di condizioni di carico para-fisiologiche (corrispondenti ad un modesto sovraccarico). Anche le conseguenze della frattura comprendono fenomeni a livello di tessuto (riparazione), ma anche di organismo (a causa dell’effetto invalidan- te della frattura, e dell’immobilizzazione forzata), nonché sotto un profilo psicologico (spesso l’anziano che subisce la frattura cade in uno stato di depressione). Data la di- mensione del problema, esistono vasti studi epidemiologici per tentare di stratificare i soggetti anziani, e pianificare gli interventi per ridurre i rischi nei soggetti esposti a maggiore rischio. Ad esempio, è noto che se un anziano ha subito una frattura, ha un rischio di andare incontro ad una nuova frattura superiore del 50%-100% rispetto ad un soggetto coetaneo che non ha subito fratture (Cummings and Melton, 2002). Come si vedrà, l’incidenza del rischio di frattura e di ri-frattura cambia tra uomo e donna ed in base all’area geografica.
Luca, C. (2016). Modelli e tecnologie per le patolgie scheletriiche. Bologna : Patron.
Modelli e tecnologie per le patolgie scheletriiche
CRISTOFOLINI, LUCA
2016
Abstract
Una delle patologie più frequenti e più invalidanti nell’anziano sono le fratture ossee (WHO, 1994, 2007). La frattura in sé è una manifestazione a livello d’organo (l’osso, appunto) di una condizione di fragilità. Le cause della frattura tuttavia com- prendono fenomeni a diversa scala dimensionale. Da un lato vi è una compro- missione delle caratteristiche meccaniche del materiale (a livello di tessuto e a livello molecolare), spesso derivante da un alterato metabolismo del tessuto osseo. Dall’altra, le sollecitazioni meccaniche imposte all’osso, che derivano dal complesso funziona- mento dell’apparato muscolo scheletrico (a livello di organismo), spesso in concomi- tanza con fattori ambientali. Come si vedrà nei paragrafi seguenti, le fratture possono essere sia una conseguenza diretta di un trauma (che causa un carico diverso e supe- riore al fisiologico), che di condizioni di carico para-fisiologiche (corrispondenti ad un modesto sovraccarico). Anche le conseguenze della frattura comprendono fenomeni a livello di tessuto (riparazione), ma anche di organismo (a causa dell’effetto invalidan- te della frattura, e dell’immobilizzazione forzata), nonché sotto un profilo psicologico (spesso l’anziano che subisce la frattura cade in uno stato di depressione). Data la di- mensione del problema, esistono vasti studi epidemiologici per tentare di stratificare i soggetti anziani, e pianificare gli interventi per ridurre i rischi nei soggetti esposti a maggiore rischio. Ad esempio, è noto che se un anziano ha subito una frattura, ha un rischio di andare incontro ad una nuova frattura superiore del 50%-100% rispetto ad un soggetto coetaneo che non ha subito fratture (Cummings and Melton, 2002). Come si vedrà, l’incidenza del rischio di frattura e di ri-frattura cambia tra uomo e donna ed in base all’area geografica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.