Oggi è dato per scontato che chi guarda, con la soggettività della sua percezione, condizioni il messaggio stesso dell’arte. Il "pas de deux" che si costruisce tra l’opera ed il pubblico è un viaggio nella storia della visione e della fruizione e nelle forme di mediazione tecnica e culturale dell’arte, ma costituisce soprattutto una variante possibile dell’orizzonte da cui scrutare cambiamenti e sviluppi dei mondi dell’arte. I termini “Pubblico” e “Spettatore”, ma anche tutte le nozioni e le espressioni collegate allo sviluppo di una sociabilità laica e urbana, costituiscono elementi fondanti della vita moderna, dal punto di vista culturale ed artistico, ma anche politico, e si pongono spesso al centro di una costruzione del consenso che nell’ambito delle Arti viene definita come “gusto”. Osservare l’arte secondo la doppia angolazione della ricezione del pubblico e dell’opera come strumento ed oggetto di mediazione di valori culturali offre l’immagine di un lungo processo dialettico in costante evoluzione con strumenti ed obiettivi collegati nel tempo all’attualità artistica ed alla situazione sociale. Il saggio "Il comune giudizio universale e i criteri di valutazione dell’Arte" attraverso l’analisi puntuale della storiografia italiana e francese del Seicento, nonché di documenti d’archivio ritrovati dall’autore, analizza lo spostamento del centro di gravità del dibattito sull’arte e l’evoluzione della legittimazione rivendicata dal pubblico nel giudizio in parallelo con il progressivo ampliamento dei luoghi della fruizione artistica. Dialogo in presenza delle opere d’arte, grazie al nuovo ruolo delle pratiche collezionistiche, e dialogo ‘a distanza’, grazie agli strumenti della mediazione visiva alla conquista di un pubblico europeo, si combinano nelle esperienze estetiche e sociali degli spettatori secondo criteri – critici e museologici - destinati a favorire l’unificazione dei parametri estetici. Il contributo si conclude con l’analisi del rapporto tra arte e "mos nobilium". Il “fare galleria”, che avrebbe dimostrato il suo valore culturale per due secoli, era destinato a diventare vero e proprio laboratorio per uno studio “sperimentale” e dal vero dell’arte, sensibile agli aspetti materiali delle opere quanto alla loro qualità formale e perfino al loro stato di conservazione.

Sandra Costa (2017). Il “comune giudizio universale” e i criteri di valutazione dell’Arte. Bologna : BUP, Bononia University Press.

Il “comune giudizio universale” e i criteri di valutazione dell’Arte

COSTA, SANDRA
2017

Abstract

Oggi è dato per scontato che chi guarda, con la soggettività della sua percezione, condizioni il messaggio stesso dell’arte. Il "pas de deux" che si costruisce tra l’opera ed il pubblico è un viaggio nella storia della visione e della fruizione e nelle forme di mediazione tecnica e culturale dell’arte, ma costituisce soprattutto una variante possibile dell’orizzonte da cui scrutare cambiamenti e sviluppi dei mondi dell’arte. I termini “Pubblico” e “Spettatore”, ma anche tutte le nozioni e le espressioni collegate allo sviluppo di una sociabilità laica e urbana, costituiscono elementi fondanti della vita moderna, dal punto di vista culturale ed artistico, ma anche politico, e si pongono spesso al centro di una costruzione del consenso che nell’ambito delle Arti viene definita come “gusto”. Osservare l’arte secondo la doppia angolazione della ricezione del pubblico e dell’opera come strumento ed oggetto di mediazione di valori culturali offre l’immagine di un lungo processo dialettico in costante evoluzione con strumenti ed obiettivi collegati nel tempo all’attualità artistica ed alla situazione sociale. Il saggio "Il comune giudizio universale e i criteri di valutazione dell’Arte" attraverso l’analisi puntuale della storiografia italiana e francese del Seicento, nonché di documenti d’archivio ritrovati dall’autore, analizza lo spostamento del centro di gravità del dibattito sull’arte e l’evoluzione della legittimazione rivendicata dal pubblico nel giudizio in parallelo con il progressivo ampliamento dei luoghi della fruizione artistica. Dialogo in presenza delle opere d’arte, grazie al nuovo ruolo delle pratiche collezionistiche, e dialogo ‘a distanza’, grazie agli strumenti della mediazione visiva alla conquista di un pubblico europeo, si combinano nelle esperienze estetiche e sociali degli spettatori secondo criteri – critici e museologici - destinati a favorire l’unificazione dei parametri estetici. Il contributo si conclude con l’analisi del rapporto tra arte e "mos nobilium". Il “fare galleria”, che avrebbe dimostrato il suo valore culturale per due secoli, era destinato a diventare vero e proprio laboratorio per uno studio “sperimentale” e dal vero dell’arte, sensibile agli aspetti materiali delle opere quanto alla loro qualità formale e perfino al loro stato di conservazione.
2017
I Savi e gli Ignoranti / Dialogo del pubblico con l'arte (XVI-XVIII secolo)
59
102
Sandra Costa (2017). Il “comune giudizio universale” e i criteri di valutazione dell’Arte. Bologna : BUP, Bononia University Press.
Sandra Costa
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