Basandosi sullo studio incrociato delle fonti degli archivi del CIO, di Avery Brundage, del CONI e della PCM, questo lavoro si pone l’obiettivo fare nuova luce sulla figura di Giorgio Vaccaro ma soprattutto sul lungo e contraddittorio percorso che portò nel secondo dopoguerra alla sua espulsione dal CIO. Generale della milizia fascista, organizzatore dei Mondiali di Calcio del 1934, membro CIO dal 1939, presidente della FIGC, della FIR e segretario del CONI era stato un personaggio di punta dell’Italia sportiva fascista alla vigilia della seconda guerra mondiale. La sua esclusione dal consesso olimpico avvenne tuttavia solo marginalmente per suo il passato fascista, basti pensare che il suo collega il conte Paolo Thaon di Revel, il quale dal 1935 al 1943 era stato ministro delle finanze del governo Mussolini mantenne senza problemi la sua carica. Lo studio dei carteggi fra i vertici del CIO e quelli del nuovo CONI guidato dalla diarchia Onesti-Bonacossa fanno invece emergere un quadro più complesso. Per ragioni dettate da logiche di potere e inimicizie personali Vaccaro non era più persona grata all’interno del CONI, dove tuttavia si erano riciclati diversi ex fascisti. Il CIO inoltre non avrebbe mai accettato di espellere Vaccaro per «motivazioni politiche». L’ostinazione con cui Vaccaro si rifiutò di dare le sue dimissioni mise in estrema difficoltà i vertici del CIO, favorevoli ad accogliere la richiesta italiana solo a patto di adottare misure legali. L’obiettivo di questo lavoro sarà dunque quello di evidenziare non tanto la vicenda personale del generale Vaccaro quanto piuttosto l’evoluzione dei rapporti istituzionali fra CIO, CONI e membri italiani del CIO e soprattutto come le idee di “apolitismo” e “antifascismo” influenzarono l’esito della vicenda.

Il caso Vaccaro. L’espulsione del membro italiano dal Cio e i risvolti internazionale di un “regolamento di conti”

SBETTI, NICOLA
2015

Abstract

Basandosi sullo studio incrociato delle fonti degli archivi del CIO, di Avery Brundage, del CONI e della PCM, questo lavoro si pone l’obiettivo fare nuova luce sulla figura di Giorgio Vaccaro ma soprattutto sul lungo e contraddittorio percorso che portò nel secondo dopoguerra alla sua espulsione dal CIO. Generale della milizia fascista, organizzatore dei Mondiali di Calcio del 1934, membro CIO dal 1939, presidente della FIGC, della FIR e segretario del CONI era stato un personaggio di punta dell’Italia sportiva fascista alla vigilia della seconda guerra mondiale. La sua esclusione dal consesso olimpico avvenne tuttavia solo marginalmente per suo il passato fascista, basti pensare che il suo collega il conte Paolo Thaon di Revel, il quale dal 1935 al 1943 era stato ministro delle finanze del governo Mussolini mantenne senza problemi la sua carica. Lo studio dei carteggi fra i vertici del CIO e quelli del nuovo CONI guidato dalla diarchia Onesti-Bonacossa fanno invece emergere un quadro più complesso. Per ragioni dettate da logiche di potere e inimicizie personali Vaccaro non era più persona grata all’interno del CONI, dove tuttavia si erano riciclati diversi ex fascisti. Il CIO inoltre non avrebbe mai accettato di espellere Vaccaro per «motivazioni politiche». L’ostinazione con cui Vaccaro si rifiutò di dare le sue dimissioni mise in estrema difficoltà i vertici del CIO, favorevoli ad accogliere la richiesta italiana solo a patto di adottare misure legali. L’obiettivo di questo lavoro sarà dunque quello di evidenziare non tanto la vicenda personale del generale Vaccaro quanto piuttosto l’evoluzione dei rapporti istituzionali fra CIO, CONI e membri italiani del CIO e soprattutto come le idee di “apolitismo” e “antifascismo” influenzarono l’esito della vicenda.
2015
Sport e Seconda guerra mondiale. Dal totalitarismo alla Resistenza
65
78
Sbetti, Nicola
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