L'articolo analizza l'immagine della Polonia nella letteratura italiana dal XIV al XVI secolo. L’ingresso della Polonia nell’immaginario collettivo italiano – quale appare riflesso nella letteratura scritta – è stato lento e graduale. E lento, e assai più tardo rispetto alla cristianizzazione e all’ingresso effettivo nell’orbita dell’Europa latina, è stato persino il suo ingresso entro i confini immaginati della civiltà, come testimoniano alcuni documenti letterari e storiografici che, ancora nel Quattrocento, la collocano al di là di essi. L’alterità polacca assume qui la forma dell’opposto, del nemico, più che del diverso. Nelle rappresentazioni quattrocentesche più articolate – Piccolomini, Contarini – essa oscilla invece tra il diverso e il nostrano. Da questo momento la problematica del confronto interculturale si intreccia infatti con una prospettiva più propriamente intraculturale, poiché Italia e Polonia appartengono a una medesima formazione – europea e cristiano-cattolica – contrapposta ad altre formazioni più o meno “orientalizzate”; e possiamo osservare come nelle rappresentazioni che hanno ad oggetto diretto o indiretto la Polonia l’Oriente si sposti gradualmente sempre più a est: prima al di qua, poi dentro e infine al di là dai confini polacchi. In quel paio di polonica che ci presenta la letteratura italiana della prima metà del Cinquecento la Polonia non è ormai più così esotica come ancora qualche decennio prima. La grande novità del Cinquecento, che incide in modo significativo su tale processo, è che i polacchi iniziano a diffondere un’immagine di sé autocreata ad uso degli stranieri, impressa in opere pubblicate fuori dalla Polonia, tra cui l’Italia. La coincidenza tra l’immagine proiettata e l’immagine effettivamente riflessa nella coscienza degli italiani, quale si rispecchia nelle opere da essi medesimi prodotte, è solo parziale. Ma ciò che conta è che a metà Cinquecento la Polonia è ormai uno stato potente, rispettato e ammirato, in grado di offrire anche all’esterno modelli di sovrani e militari, come dimostra il caso degli Elogia del Giovio. E i numerosi italiani che, negli ultimi decenni del secolo, dedicano alla Polonia propri scritti o parti di scritti, mostrandosi spesso ben informati per averla conosciuta de visu oppure grazie a una letteratura sul tema ormai piuttosto cospicua, condividono con i loro colleghi polacchi l’attenzione per i suoi aspetti più peculiari, riguardanti tra l’altro la forma di stato, le prerogative della szlachta e le sue virtù guerriere. Anche se poi gli accenti sono spesso posti in maniera diversa, come in fondo deve essere, giacché l’incontro con l’altro, in forma sia diretta che mediata da un libro, per quanto ravvicinato presuppone necessariamente l’adozione di due punti di vista e non potrà mai eliminare le differenze, ma solo neutralizzarle nell’orizzonte della comprensione.

Ceccherelli A. (2016). Obraz kultury polskiej we włoskim piśmiennictwie XIV-XVI wieku. Warszawa : Wydawnictwa Uniwersytetu Warszawskiego.

Obraz kultury polskiej we włoskim piśmiennictwie XIV-XVI wieku

CECCHERELLI, ANDREA
2016

Abstract

L'articolo analizza l'immagine della Polonia nella letteratura italiana dal XIV al XVI secolo. L’ingresso della Polonia nell’immaginario collettivo italiano – quale appare riflesso nella letteratura scritta – è stato lento e graduale. E lento, e assai più tardo rispetto alla cristianizzazione e all’ingresso effettivo nell’orbita dell’Europa latina, è stato persino il suo ingresso entro i confini immaginati della civiltà, come testimoniano alcuni documenti letterari e storiografici che, ancora nel Quattrocento, la collocano al di là di essi. L’alterità polacca assume qui la forma dell’opposto, del nemico, più che del diverso. Nelle rappresentazioni quattrocentesche più articolate – Piccolomini, Contarini – essa oscilla invece tra il diverso e il nostrano. Da questo momento la problematica del confronto interculturale si intreccia infatti con una prospettiva più propriamente intraculturale, poiché Italia e Polonia appartengono a una medesima formazione – europea e cristiano-cattolica – contrapposta ad altre formazioni più o meno “orientalizzate”; e possiamo osservare come nelle rappresentazioni che hanno ad oggetto diretto o indiretto la Polonia l’Oriente si sposti gradualmente sempre più a est: prima al di qua, poi dentro e infine al di là dai confini polacchi. In quel paio di polonica che ci presenta la letteratura italiana della prima metà del Cinquecento la Polonia non è ormai più così esotica come ancora qualche decennio prima. La grande novità del Cinquecento, che incide in modo significativo su tale processo, è che i polacchi iniziano a diffondere un’immagine di sé autocreata ad uso degli stranieri, impressa in opere pubblicate fuori dalla Polonia, tra cui l’Italia. La coincidenza tra l’immagine proiettata e l’immagine effettivamente riflessa nella coscienza degli italiani, quale si rispecchia nelle opere da essi medesimi prodotte, è solo parziale. Ma ciò che conta è che a metà Cinquecento la Polonia è ormai uno stato potente, rispettato e ammirato, in grado di offrire anche all’esterno modelli di sovrani e militari, come dimostra il caso degli Elogia del Giovio. E i numerosi italiani che, negli ultimi decenni del secolo, dedicano alla Polonia propri scritti o parti di scritti, mostrandosi spesso ben informati per averla conosciuta de visu oppure grazie a una letteratura sul tema ormai piuttosto cospicua, condividono con i loro colleghi polacchi l’attenzione per i suoi aspetti più peculiari, riguardanti tra l’altro la forma di stato, le prerogative della szlachta e le sue virtù guerriere. Anche se poi gli accenti sono spesso posti in maniera diversa, come in fondo deve essere, giacché l’incontro con l’altro, in forma sia diretta che mediata da un libro, per quanto ravvicinato presuppone necessariamente l’adozione di due punti di vista e non potrà mai eliminare le differenze, ma solo neutralizzarle nell’orizzonte della comprensione.
2016
W przestrzeni Poludnia. Kultura Pierwszej Rzeczypospolitej wobec narodow romanskich: estetyka, prady i style, konteksty kulturowe
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Ceccherelli A. (2016). Obraz kultury polskiej we włoskim piśmiennictwie XIV-XVI wieku. Warszawa : Wydawnictwa Uniwersytetu Warszawskiego.
Ceccherelli A.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/579893
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