Introduzione Il grande impatto emotivo, nel lavoro con i bambini piccoli, è legato alla turbolenza delle sensazioni, alla loro fragilità e vulnerabilità. Serve quindi un atteggiamento di grande competenza e allo stesso tempo di stupore, di ammirazione, per i segnali che il bambino manda, anche quando questi sono deboli e confusi. Occorre perciò una mente adulta non troppo pre-occupata e non latitante, ma viva, curiosa, attiva nell’osservare, condividere, contenere. Occorre tempo e spazio per osservare, senza codificare, gli elementi vivi del contesto: uno spazio, dove sentire i pensieri, pensare i sentimenti, un tempo, dove le esperienze mentali ed emotive possano prendere forma ed essere contenute. La ricerca intervento: obiettivi e metodo La formazione all’osservazione, secondo il modello dell’infant observation, inizia nei nidi del Consorzio Comuni di Forlimpopoli nel 1995 a partire da un progetto di intervento mirato a trasmettere una modalità osservativa, quella partecipe, dove prevale il comprendere sullo spiegare, e che permette alle educatrici di essere partecipi, insieme alla coordinatrice psicopedagogia e al supervisore esterno, con formazione psicoanalitica, dei processi di cambiamento introdotti da questa metodologia. L’insegnante trova, all’interno dell’organizzazione del servizio, uno spazio-tempo durante il quale osserva un bambino, successivamente uno spazio-tempo per scrivere le sue osservazioni seguendo il movimento delle scene mnestiche, ed infine, un terzo spazio-tempo costituito dal gruppo delle insegnanti che leggono e discutono insieme a un supervisore le osservazioni. Gli incontri, a piccolo gruppo (8-10 persone, due nidi), una volta al mese, sono di due ore e mezzo, si svolgono nel nido, dopo che tutti i bambini sono andati a casa, e vengono coordinati dalla psicologa affiancata dalla psicopedagogista. Il “filo psicologico” viene utilizzato per tenere insieme, nella discussione, le narrazioni, con il loro carico emotivo, quello “pedagogico” per delineare una cornice legata allo spazio e al tempo della programmazione didattica. Risultati raggiunti C’è stata una lettura ed una comprensione dei dati osservativi sempre più complessa all’interno dei gruppi di lavoro. La lettura “microscopica” dei segnali emessi dal bambino al nido, accolti dall’insegnante e restituiti attraverso la scrittura, si è trasformata nel lavoro di gruppo in una lettura “macroscopica”, che tende a descrivere le coordinate spazio-temporali dello sviluppo infantile, e in una lettura “immaginativa”, nel senso di formulare ipotesi a partire dai dati osservativi. Questi circuiti trasformativi, tornando al campo relazionale adulto-bambino, hanno permesso di dare un nome a stati d’animo confusi, a segnali informi e di facilitare nel bambino l’accesso alla raffigurabilità delle esperienze, passando dalla percezione alla rappresentazione. L’osservazione partecipe tende non ad accumulare dati, ma a favorire la qualità del pensare, l’essere all’ascolto degli elementi che si muovono nel campo interattivo; si struttura quindi come un movimento mentale alla ricerca sia di una giusta distanza per vedere l’oggetto nella sua interezza, sia di una giusta vicinanza per risuonare empaticamente nell’incontro con il bambino reale e con quello proprio interno.

L'uso dell' Infant Observation in asilo nido: il tempo e lo spazio delle emozioni.

MONTI, FIORELLA;CRUDELI, FABIOLA
2008

Abstract

Introduzione Il grande impatto emotivo, nel lavoro con i bambini piccoli, è legato alla turbolenza delle sensazioni, alla loro fragilità e vulnerabilità. Serve quindi un atteggiamento di grande competenza e allo stesso tempo di stupore, di ammirazione, per i segnali che il bambino manda, anche quando questi sono deboli e confusi. Occorre perciò una mente adulta non troppo pre-occupata e non latitante, ma viva, curiosa, attiva nell’osservare, condividere, contenere. Occorre tempo e spazio per osservare, senza codificare, gli elementi vivi del contesto: uno spazio, dove sentire i pensieri, pensare i sentimenti, un tempo, dove le esperienze mentali ed emotive possano prendere forma ed essere contenute. La ricerca intervento: obiettivi e metodo La formazione all’osservazione, secondo il modello dell’infant observation, inizia nei nidi del Consorzio Comuni di Forlimpopoli nel 1995 a partire da un progetto di intervento mirato a trasmettere una modalità osservativa, quella partecipe, dove prevale il comprendere sullo spiegare, e che permette alle educatrici di essere partecipi, insieme alla coordinatrice psicopedagogia e al supervisore esterno, con formazione psicoanalitica, dei processi di cambiamento introdotti da questa metodologia. L’insegnante trova, all’interno dell’organizzazione del servizio, uno spazio-tempo durante il quale osserva un bambino, successivamente uno spazio-tempo per scrivere le sue osservazioni seguendo il movimento delle scene mnestiche, ed infine, un terzo spazio-tempo costituito dal gruppo delle insegnanti che leggono e discutono insieme a un supervisore le osservazioni. Gli incontri, a piccolo gruppo (8-10 persone, due nidi), una volta al mese, sono di due ore e mezzo, si svolgono nel nido, dopo che tutti i bambini sono andati a casa, e vengono coordinati dalla psicologa affiancata dalla psicopedagogista. Il “filo psicologico” viene utilizzato per tenere insieme, nella discussione, le narrazioni, con il loro carico emotivo, quello “pedagogico” per delineare una cornice legata allo spazio e al tempo della programmazione didattica. Risultati raggiunti C’è stata una lettura ed una comprensione dei dati osservativi sempre più complessa all’interno dei gruppi di lavoro. La lettura “microscopica” dei segnali emessi dal bambino al nido, accolti dall’insegnante e restituiti attraverso la scrittura, si è trasformata nel lavoro di gruppo in una lettura “macroscopica”, che tende a descrivere le coordinate spazio-temporali dello sviluppo infantile, e in una lettura “immaginativa”, nel senso di formulare ipotesi a partire dai dati osservativi. Questi circuiti trasformativi, tornando al campo relazionale adulto-bambino, hanno permesso di dare un nome a stati d’animo confusi, a segnali informi e di facilitare nel bambino l’accesso alla raffigurabilità delle esperienze, passando dalla percezione alla rappresentazione. L’osservazione partecipe tende non ad accumulare dati, ma a favorire la qualità del pensare, l’essere all’ascolto degli elementi che si muovono nel campo interattivo; si struttura quindi come un movimento mentale alla ricerca sia di una giusta distanza per vedere l’oggetto nella sua interezza, sia di una giusta vicinanza per risuonare empaticamente nell’incontro con il bambino reale e con quello proprio interno.
2008
Infanzia e Servizi nella ricerca educativa
81
92
Monti F.; Crudeli F.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/57731
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