Il presente contributo ha lo scopo di evidenziare il possibile ruolo delle Case del popolo nel rendere un territorio “migliore”: più sicuro, più attivo, più libero da certe forme di malessere e di disagio. Questo possibile ruolo viene letto attraverso il concetto di efficacia collettiva, proposto dal sociologo americano Robert Sampson. L’ipotesi è, infatti, che le Case del popolo possano essere dei “generatori” di efficacia collettiva in un territorio in grado di favorire la reciproca conoscenza tra i vari settori della comunità locale, fornire spazi per eventi e iniziative, costituire luoghi privilegiati per informare e formare sui problemi che affliggono un territorio, essere quindi un patrimonio di storia, relazioni, spazi e attività, risorse irrinunciabili nella direzione di aumentare l’efficacia collettiva. Il contributo partirà quindi da alcune riflessioni sulla dimensione di quartiere e della comunità locale nella città di oggi. Se molte tendenze farebbero pensare ad una loro crisi, molte altre ne sottolineano la persistente importanza. In questo senso sarà richiamato sia l’approccio della Scuola di Chicago, sia il suddetto concetto di efficacia collettiva. Nell’ultima parte sarà illustrato un caso concreto in cui l’efficacia collettiva e le Case del popolo sono parte integrante, un progetto di prevenzione delle dipendenze patologiche attuato nel quartiere San Donato di Bologna e promosso dalla organizzazione non governativa Cadca (Community Anti-Drug Coalitions of America) in collaborazione con le istituzioni locali, in cui la Casa del popolo locale ha rappresentato un elemento determinante per il suo avvio, raffigurandosi quale volano per la sua implementazione.
Gabriele Manella (2016). L'efficacia collettiva di un territorio: il possibile ruolo delle Case del popolo. Milano : FrancoAngeli.
L'efficacia collettiva di un territorio: il possibile ruolo delle Case del popolo
MANELLA, GABRIELE
2016
Abstract
Il presente contributo ha lo scopo di evidenziare il possibile ruolo delle Case del popolo nel rendere un territorio “migliore”: più sicuro, più attivo, più libero da certe forme di malessere e di disagio. Questo possibile ruolo viene letto attraverso il concetto di efficacia collettiva, proposto dal sociologo americano Robert Sampson. L’ipotesi è, infatti, che le Case del popolo possano essere dei “generatori” di efficacia collettiva in un territorio in grado di favorire la reciproca conoscenza tra i vari settori della comunità locale, fornire spazi per eventi e iniziative, costituire luoghi privilegiati per informare e formare sui problemi che affliggono un territorio, essere quindi un patrimonio di storia, relazioni, spazi e attività, risorse irrinunciabili nella direzione di aumentare l’efficacia collettiva. Il contributo partirà quindi da alcune riflessioni sulla dimensione di quartiere e della comunità locale nella città di oggi. Se molte tendenze farebbero pensare ad una loro crisi, molte altre ne sottolineano la persistente importanza. In questo senso sarà richiamato sia l’approccio della Scuola di Chicago, sia il suddetto concetto di efficacia collettiva. Nell’ultima parte sarà illustrato un caso concreto in cui l’efficacia collettiva e le Case del popolo sono parte integrante, un progetto di prevenzione delle dipendenze patologiche attuato nel quartiere San Donato di Bologna e promosso dalla organizzazione non governativa Cadca (Community Anti-Drug Coalitions of America) in collaborazione con le istituzioni locali, in cui la Casa del popolo locale ha rappresentato un elemento determinante per il suo avvio, raffigurandosi quale volano per la sua implementazione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.