Il saggio illustra la cultura veronese all'epoca di Scipione Maffei e della riscoperta della cultura dei primitivi avvenuta anche grazie alla cultura di questi, che condusse alla creazione del celeberrimo Museo che tanto influsso ebbe sul divenire del pensiero dell'epoca sua. Tra quanti compresero l'originalità del suo pensiero un collezionista, abile e scaltro, Giovanni Albarelli, che raccolse opere anche dei cosiddetti primitivi e a scopo encomiastico, divulgativo e forse anche mercantile ne commissionò le copie a stampa ad un artista della locale Accademia d'arte, Paolino Caliari, che a lungo fu professore presso la stessa, e nel secolo XIX si dedicò principalmente alla didattica. Allo scopo, probabilmente, eseguì degli schizzi (così li definisce lui stesso in un foglio) nel 1818, provando varie iconografie sacre e profane ad uso, si può credere, della studiosa gioventù di Verona. Molti fogli di quello che fu un unico album, poi smembrato per il mercato antiquario, sono stati recuperati alla conoscenza anonimi; per confronti e in ragione della storia stessa della vicenda della collezione Albarelli e dei rapporti tra l'Accademia, il mecenate e il pittori-incisore-falsario Caliari e è stato possibile restituirli a costui, il cui catalogo si accresce di un gruppo di opere significativo alla comprensione della cultura pittorica veronese ottocentesca.
Biagi, D. (2016). Paolo Caliari o dell'Accademia. Un album di disegni ritrovato. Verona : Grafiche Aurora (per Fondazione Giorgio Cini e Fondazione Federico Zeri - Università di Bologna).
Paolo Caliari o dell'Accademia. Un album di disegni ritrovato
BIAGI, DONATELLA
2016
Abstract
Il saggio illustra la cultura veronese all'epoca di Scipione Maffei e della riscoperta della cultura dei primitivi avvenuta anche grazie alla cultura di questi, che condusse alla creazione del celeberrimo Museo che tanto influsso ebbe sul divenire del pensiero dell'epoca sua. Tra quanti compresero l'originalità del suo pensiero un collezionista, abile e scaltro, Giovanni Albarelli, che raccolse opere anche dei cosiddetti primitivi e a scopo encomiastico, divulgativo e forse anche mercantile ne commissionò le copie a stampa ad un artista della locale Accademia d'arte, Paolino Caliari, che a lungo fu professore presso la stessa, e nel secolo XIX si dedicò principalmente alla didattica. Allo scopo, probabilmente, eseguì degli schizzi (così li definisce lui stesso in un foglio) nel 1818, provando varie iconografie sacre e profane ad uso, si può credere, della studiosa gioventù di Verona. Molti fogli di quello che fu un unico album, poi smembrato per il mercato antiquario, sono stati recuperati alla conoscenza anonimi; per confronti e in ragione della storia stessa della vicenda della collezione Albarelli e dei rapporti tra l'Accademia, il mecenate e il pittori-incisore-falsario Caliari e è stato possibile restituirli a costui, il cui catalogo si accresce di un gruppo di opere significativo alla comprensione della cultura pittorica veronese ottocentesca.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.