Raccontare un territorio non significa fermarsi ai dati descrittivi o al più funzionali. Elementi di indubbia utilità, ma non sufficienti e da mettere in ogni modo in relazione a ciò che a quei territori dà vita. Dunque ai soggetti, agli attori e ai modi che essi scelgono per fare società locale. Soluzioni diverse a seconda dei momenti storici e dei requisiti di ogni collettività agente. In questa prospettiva nel saggio si ragiona di “sistemi locali territoriali”, una categoria geografica che sussume i profili territoriali e cerca di cogliere, fase per fase, l’insieme delle correlazioni che definiscono lo spirito, l’anima dei territori. Un’identità che si compone di molte sfaccettature. Alcune radicate nei luoghi e prodotto di stratificazioni e modellamenti secolari. Altre derivate dalle oggi ineludibili contaminazioni e ibridazioni con la globalità. Rimescolamenti che costano, impongono mutazioni, adeguamenti e non sempre garantiscono risultati progressivi. Le ambiguità della globalizzazione se da una parte possono portare vantaggi, dall’altra snaturano milieux consolidati fino a quel momento in equilibrio, che rischiano di entrare in stallo o di invertire la propria rotta. Cercheremo perciò di capire, nel contesto postfordista, come il territorio emiliano-romagnolo si è comportato. Ovvero come i soggetti che gli hanno dato personalità hanno progettato e trasformato il proprio sistema locale territoriale. L’ortodossia del dato economico–funzionale che aveva prevalso nello spiegare gli eventi socioeconomici del boom e dell’industrializzazione, dalla metà degli anni ’70 si rivela improvvisamente inadeguato di fronte ad avvenimenti nuovi che disarticolano non solo gli assetti aziendali, ma gli insiemi territoriali. Quella postfordista si manifesta stagione complessa, ricca d’innovazione e di fertili complessità. In cui le regole del gioco si presentano tuttavia ambigue, sfaccettate, non definite, prive, all’apparenza, di modelli prescrittivi. Un trentennio che, inventandosi le modalità relazionali che stanno alla base del modello globale e delocalizzate nelle aree remote del sottosviluppo le contraddizioni della grande fabbrica fordista, ha esaltato le creatività e gli specialismi dei luoghi di successo. La dissoluzione della forma massificata e centralista stabilita dall’industrialismo, lascia ora spazio a organizzazioni spontanee e spesso disordinate che cercano soluzioni al disfacimento dell’ordinamento precedente. Le regole del vecchio scenario – la dicotomia città/campagna, la concentrazione produttiva e metropolitana, il contrasto centro/periferia – si disciolgono in realtà magmatiche, fatte di pluralità di direzione, polisemie di linguaggi, complessità caleidoscopiche. Mutamenti caotici, liquidi, al cui interno emergono attori nuovi mentre i vecchi protagonisti si riposizionano o scompaiono. Il saggio analizza in questa chiave le trasformazioni territoriali del modello produttivo e sociale emiliano-romagnolo nelle fasi di transizione dal fordismo alla distrettualizzazione, alla sua crisi postindustriale e post-idelogica.

Geografia delle istituzioni e dello sviluppo locale (1970-2000) / P. Bonora. - STAMPA. - (2007), pp. 317-366.

Geografia delle istituzioni e dello sviluppo locale (1970-2000)

BONORA, PAOLA
2007

Abstract

Raccontare un territorio non significa fermarsi ai dati descrittivi o al più funzionali. Elementi di indubbia utilità, ma non sufficienti e da mettere in ogni modo in relazione a ciò che a quei territori dà vita. Dunque ai soggetti, agli attori e ai modi che essi scelgono per fare società locale. Soluzioni diverse a seconda dei momenti storici e dei requisiti di ogni collettività agente. In questa prospettiva nel saggio si ragiona di “sistemi locali territoriali”, una categoria geografica che sussume i profili territoriali e cerca di cogliere, fase per fase, l’insieme delle correlazioni che definiscono lo spirito, l’anima dei territori. Un’identità che si compone di molte sfaccettature. Alcune radicate nei luoghi e prodotto di stratificazioni e modellamenti secolari. Altre derivate dalle oggi ineludibili contaminazioni e ibridazioni con la globalità. Rimescolamenti che costano, impongono mutazioni, adeguamenti e non sempre garantiscono risultati progressivi. Le ambiguità della globalizzazione se da una parte possono portare vantaggi, dall’altra snaturano milieux consolidati fino a quel momento in equilibrio, che rischiano di entrare in stallo o di invertire la propria rotta. Cercheremo perciò di capire, nel contesto postfordista, come il territorio emiliano-romagnolo si è comportato. Ovvero come i soggetti che gli hanno dato personalità hanno progettato e trasformato il proprio sistema locale territoriale. L’ortodossia del dato economico–funzionale che aveva prevalso nello spiegare gli eventi socioeconomici del boom e dell’industrializzazione, dalla metà degli anni ’70 si rivela improvvisamente inadeguato di fronte ad avvenimenti nuovi che disarticolano non solo gli assetti aziendali, ma gli insiemi territoriali. Quella postfordista si manifesta stagione complessa, ricca d’innovazione e di fertili complessità. In cui le regole del gioco si presentano tuttavia ambigue, sfaccettate, non definite, prive, all’apparenza, di modelli prescrittivi. Un trentennio che, inventandosi le modalità relazionali che stanno alla base del modello globale e delocalizzate nelle aree remote del sottosviluppo le contraddizioni della grande fabbrica fordista, ha esaltato le creatività e gli specialismi dei luoghi di successo. La dissoluzione della forma massificata e centralista stabilita dall’industrialismo, lascia ora spazio a organizzazioni spontanee e spesso disordinate che cercano soluzioni al disfacimento dell’ordinamento precedente. Le regole del vecchio scenario – la dicotomia città/campagna, la concentrazione produttiva e metropolitana, il contrasto centro/periferia – si disciolgono in realtà magmatiche, fatte di pluralità di direzione, polisemie di linguaggi, complessità caleidoscopiche. Mutamenti caotici, liquidi, al cui interno emergono attori nuovi mentre i vecchi protagonisti si riposizionano o scompaiono. Il saggio analizza in questa chiave le trasformazioni territoriali del modello produttivo e sociale emiliano-romagnolo nelle fasi di transizione dal fordismo alla distrettualizzazione, alla sua crisi postindustriale e post-idelogica.
2007
Fra imprese e territorio. Storia della Camera di Commercio di Forlì-Cesena dall'Unità al XXI secolo
317
366
Geografia delle istituzioni e dello sviluppo locale (1970-2000) / P. Bonora. - STAMPA. - (2007), pp. 317-366.
P. Bonora
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