Fra i numerosi elementi che possono gettare luce sulle fasi di cantierizzazione e sulle modalità operative che hanno portato alla realizzazione dello straordinario complesso monumentale di Villa Adriana a Tivoli, due ritrovamenti, di scoperta relativamente recente , rappresentano casi di grande interesse sia per gli studiosi di storia dell’architettura che per gli archeologi, in quanto forniscono importanti spunti in relazione a due ordini distinti di problemi: in primo luogo, circa le modalità di comunicazione/illustrazione del progetto nei confronti sia della committenza che delle maestranze e, in secondo luogo, su quali soluzioni venissero adottate nei processi di proto-prefabbricazione degli elementi della decorazione architettonica da riprodurre serialmente. I manufatti presi in esame a questo scopo sono un modello architettonico comunemente denominato “modello di stadio” e una matrice marmorea di una semibase di colonna per realizzare basi di tipo attico in stucco; entrambi sono stati rinvenuti all’interno della Villa, nella zona delle Grandi Terme (CAPRINO 1996-1997; CAPRINO et al. 1999), nella quale si ritiene che fossero ancora attive, all’epoca della morte dell’imperatore, officine di marmorari. Questi ultimi, come suggeriscono i materiali rinvenuti, dovevano lavorare al completamento degli edifici già esistenti, con la realizzazione di elementi architettonici e rivestimenti pavimentali e parietali, ma dovevano operare anche nell’ambito della fase di progettazione, a stretto contatto con architetti e committenza . A questi esemplari pressoché unici si può affiancare una serie di reperti, di cui sono noti diversi altri esempi nel mondo antico, caratterizzati da specifici segni, quali linee incise, lettere, sigle e numerali segnati sui singoli elementi, che rientrano nel novero delle linee guida per la lavorazione di manufatti morfologicamente complessi e per il corretto assemblaggio delle varie parti di uno stesso manufatto ; tra di essi verranno esaminati, ad esemplificazione della prima categoria di reperti, un capitello corinzio collocato lungo il portico settentrionale del Pecile, in corrispondenza del Viale dei Cipressi, e un capitello ionico incluso nell’anastilosi del vestibolo sull’isola del Teatro Marittimo, e inoltre un frammento di trabeazione con fregio figurato pertinente alla decorazione architettonica di Piazza d’Oro, che testimonia la qualità di un’officina particolarmente quotata, la cui attività è ben documentata anche ad Ostia.
Adembri, B., Cipriani, L., Fantini, F. (2016). Illustrare, pianificare e costruire nel mondo antico: casi di studio da Villa Adriana. Roma : Gangemi.
Illustrare, pianificare e costruire nel mondo antico: casi di studio da Villa Adriana
CIPRIANI, LUCA;FANTINI, FILIPPO
2016
Abstract
Fra i numerosi elementi che possono gettare luce sulle fasi di cantierizzazione e sulle modalità operative che hanno portato alla realizzazione dello straordinario complesso monumentale di Villa Adriana a Tivoli, due ritrovamenti, di scoperta relativamente recente , rappresentano casi di grande interesse sia per gli studiosi di storia dell’architettura che per gli archeologi, in quanto forniscono importanti spunti in relazione a due ordini distinti di problemi: in primo luogo, circa le modalità di comunicazione/illustrazione del progetto nei confronti sia della committenza che delle maestranze e, in secondo luogo, su quali soluzioni venissero adottate nei processi di proto-prefabbricazione degli elementi della decorazione architettonica da riprodurre serialmente. I manufatti presi in esame a questo scopo sono un modello architettonico comunemente denominato “modello di stadio” e una matrice marmorea di una semibase di colonna per realizzare basi di tipo attico in stucco; entrambi sono stati rinvenuti all’interno della Villa, nella zona delle Grandi Terme (CAPRINO 1996-1997; CAPRINO et al. 1999), nella quale si ritiene che fossero ancora attive, all’epoca della morte dell’imperatore, officine di marmorari. Questi ultimi, come suggeriscono i materiali rinvenuti, dovevano lavorare al completamento degli edifici già esistenti, con la realizzazione di elementi architettonici e rivestimenti pavimentali e parietali, ma dovevano operare anche nell’ambito della fase di progettazione, a stretto contatto con architetti e committenza . A questi esemplari pressoché unici si può affiancare una serie di reperti, di cui sono noti diversi altri esempi nel mondo antico, caratterizzati da specifici segni, quali linee incise, lettere, sigle e numerali segnati sui singoli elementi, che rientrano nel novero delle linee guida per la lavorazione di manufatti morfologicamente complessi e per il corretto assemblaggio delle varie parti di uno stesso manufatto ; tra di essi verranno esaminati, ad esemplificazione della prima categoria di reperti, un capitello corinzio collocato lungo il portico settentrionale del Pecile, in corrispondenza del Viale dei Cipressi, e un capitello ionico incluso nell’anastilosi del vestibolo sull’isola del Teatro Marittimo, e inoltre un frammento di trabeazione con fregio figurato pertinente alla decorazione architettonica di Piazza d’Oro, che testimonia la qualità di un’officina particolarmente quotata, la cui attività è ben documentata anche ad Ostia.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.