Tra i numerosi suggerimenti interpretativi che il Praz formulava nel suo 'Studi sul concettismo' (Firenze 1934) risultava singolarmente proficuo il rilievo dell’inversione tematica alla quale la politica culturale dei Gesuiti aveva sottoposto la letteratura degli emblemi. Riscattata così dalle accuse di futili allegoresi, se non di curiosità eccentriche, ne venivano recuperate quelle radici che affondano in un’interpretazione tipologica della realtà: un’interpretazione codificata dall’esegesi medievale e mediata dal Petrarca verso una tendenza ora sensuale ora didattica. Prendendo spunto da questa tradizione critica, in questo libro si mettono in rilievo le eredità classiche e medievali di tale letteratura, in particolare quelle del Petrarca, secondo alcuni nuclei tematici e allegorici tra cui quello tra amore, vita e morte, con riferimenti all’anagogismo biblico o mitologico e alle teorie neoplatoniche, quelle che, nella specularità di macro e microcosmo, vedevano le immagini come vie d’accesso al mondo superiore delle Idee. È in questa cultura, grondante di presupposti religiosi, morali, letterari e retorici e di ostentazioni recitative teatrali, che il Petrarca, a sua volta testimone del mondo classico, si innestava di continuo, ma per corrispondere ad esigenze sempre nuove. Egli era all’origine di un numero innumerevole di divise, emblemi, motti, sentenze, imprese in numero tale che veniva citato continuamente, a proposito e a sproposito.
Emblemi d’amore da Petrarca ai Gesuiti
MARANINI, ANNA
2005
Abstract
Tra i numerosi suggerimenti interpretativi che il Praz formulava nel suo 'Studi sul concettismo' (Firenze 1934) risultava singolarmente proficuo il rilievo dell’inversione tematica alla quale la politica culturale dei Gesuiti aveva sottoposto la letteratura degli emblemi. Riscattata così dalle accuse di futili allegoresi, se non di curiosità eccentriche, ne venivano recuperate quelle radici che affondano in un’interpretazione tipologica della realtà: un’interpretazione codificata dall’esegesi medievale e mediata dal Petrarca verso una tendenza ora sensuale ora didattica. Prendendo spunto da questa tradizione critica, in questo libro si mettono in rilievo le eredità classiche e medievali di tale letteratura, in particolare quelle del Petrarca, secondo alcuni nuclei tematici e allegorici tra cui quello tra amore, vita e morte, con riferimenti all’anagogismo biblico o mitologico e alle teorie neoplatoniche, quelle che, nella specularità di macro e microcosmo, vedevano le immagini come vie d’accesso al mondo superiore delle Idee. È in questa cultura, grondante di presupposti religiosi, morali, letterari e retorici e di ostentazioni recitative teatrali, che il Petrarca, a sua volta testimone del mondo classico, si innestava di continuo, ma per corrispondere ad esigenze sempre nuove. Egli era all’origine di un numero innumerevole di divise, emblemi, motti, sentenze, imprese in numero tale che veniva citato continuamente, a proposito e a sproposito.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.