Il lavoro di Riccardo Gramantieri e Fiorella Monti, esamina diversi concetti della psicoanalisi attraverso l’opera di tre dei maggiori esponenti del movimento (il fondatore Freud, il collega e discepolo Jung, l’innovativo Bion), e descrive al contempo parte della storia della psicoanalisi, soprattutto quella dei primi decenni, quando essa si presentava come una scienza coraggiosa, e a tratti “spregiudicata”, capace di fornire un’eziologia del disturbo mentale, tutt’oggi utilizzata per milioni di pazienti. Il testo, inoltre, evidenzia come la psicoanalisi non fosse un movimento monolitico, ma dinamico, composto da varie scuole (la psicoanalisi freudiana e la psicologia analitica junghiana sono solo alcune) capaci di influenzarsi vicendevolmente. Fin dall’inizio, la psicoanalisi si è rivelata un amalgama di teorie su tematiche anche molto diverse fra loro, come nevrosi, psicosi, onirismo, bisessualità, sono solo alcune; e non poteva essere altrimenti, vista l’eterogeneità di provenienza che contraddistingueva chi la praticava: neurologi, otorinolaringoiatri, medici generici, filosofi, poeti. Ogni concezione poi, veniva modificata, rifiutata o ripresa dalla generazione successiva a quella che l’aveva formulata. L’evoluzione della psicoanalisi non è dunque pensabile come il semplice ampliamento delle prime teorie freudiane, e questo per almeno due motivi: le teorie dello stesso Freud si sono enormemente evolute lungo il corso della sua vita; le ipotesi fatte dai vari discepoli, a volte respinte in prima battuta, sono poi state modificate e integrate (o almeno parzialmente accolte), nel corpus principale. I protagonisti di questa disciplina si sono infatti alimentati vicendevolmente l’uno alle teorie dell’altro, e hanno utilizzato, con nomi diversi, concetti e intuizioni simili. Nel libro questi collegamenti sono ampiamente evidenziati: ad esempio la teoria freudiana della pulsione di morte richiama la teoria della pulsione aggressiva di Alfred Adler e quella della distruttività di Sabina Spielrein nonché certe intuizioni di Wilhelm Stekel. Oppure diviene più chiaro come alcune opere fondamentali della psicoanalisi siano state scritte come risposta al testo di un collega, oppure come alcuni lavori trattino i medesimi argomenti ma con visioni differenti: Carl Gustav Jung scrive La libido, simboli e trasformazioni e quasi contemporaneamente Sigmund Freud scrive Totem e tabù; Jung pubblica Tipi psicologici quando Freud sta ultimando L’Io e l’Es, e qualche anno dopo Tipi libidici; Otto Rank scrive Il trauma della nascita e Freud risponde con Inibizione, sintomo e angoscia; Wilhelm Reich scrive Genitalità (la funzione dell’orgasmo), e Freud obietta ne Il disagio della civiltà. Il momento cruciale della storia della psicoanalisi è la cosiddetta “spedizione” del 1909, cioè quando il gruppo psicoanalitico originario, Freud, Jung e Ferenczi, sale alla ribalta delle accademie americane con la celebre serie di conferenze tenute alla Clark University di Worcester, Massachussetts. Dopo quel momento, le strade di Freud e Jung inizieranno a distanziarsi, fino alla distacco definitivo di tre anni dopo a causa della diversa visione del concetto di libido: regressiva per Freud, creatrice per Jung.. Questo momento, cui il libro di Gramantieri e Monti dedica un intero capitolo, è fondamentale per la storia psicoanalisi in quanto la nuova visione della libido che scaturisce dal conflitto ispirerà molti psicoanalisti delle generazioni successive. Non bisogna però dimenticare che, come scriveva Charles Baudouin nel 1976, Jung «non rinnega, aggiunge» a Freud, e infatti anche psicoanalisti freudiani e post-freudiani come Klein, Ferenczi e Bion descriveranno concetti che possono avvicinarsi anche a certe formulazioni junghiane. Il libro, partendo da Sigmund Freud, passando a Carl Gustav Jung, per arrivare a Wilfred Bion via Sandor Ferenczi, descrive per ogni autore il modello del funzionamento mentale, lo sviluppo psicosessuale, l’inconscio, la funzione del sogno e la tecnica analitica. Il libro evidenza poi un aspetto particolare per ogni autore: Freud ha esplorato maggiormente il sogno, Jung il mito, e Bion la formazione del pensiero. Sàndor Ferenczi (giustamente rivalutato negli ultimi quarant’anni), è trattato più brevemente, ma è colui che ha arricchito il pensiero psicoanalitico contemporaneo con il sottolineare l’importanza dello “stile materno” e della relazione entro lo spazio della cura, ampliando gli aspetti legati all’empatia e preparando la strada all’uso del controtransfert. In questo modo lo psicoanalista ungherese fa da collegamento fra le teorie freudiane e junghiane e le teorie innovative di Wilfred Bion, psicoanalista inglese che funge da punto di arrivo del libro. Il pensiero di Bion Quest’ultimo rappresenta un punto di arrivo per la psicoanalisi freudiana, e un punto di partenza per ogni suo successivo sviluppo: egli è infatti il più grande innovatore moderno del movimento psicoanalitico, il primo che ha cercato di descrivere la psicoanalisi in termini teorici ed astratti tali da renderla scientificamente adattabile alle esigenze del ricercatore e contemporaneamente a quelle dell’analista.

Sogno Mito Pensiero Freud Jung Bion / Riccardo, Gramantieri; Fiorella, Monti. - STAMPA. - (2014), pp. 1-195.

Sogno Mito Pensiero Freud Jung Bion

MONTI, FIORELLA
2014

Abstract

Il lavoro di Riccardo Gramantieri e Fiorella Monti, esamina diversi concetti della psicoanalisi attraverso l’opera di tre dei maggiori esponenti del movimento (il fondatore Freud, il collega e discepolo Jung, l’innovativo Bion), e descrive al contempo parte della storia della psicoanalisi, soprattutto quella dei primi decenni, quando essa si presentava come una scienza coraggiosa, e a tratti “spregiudicata”, capace di fornire un’eziologia del disturbo mentale, tutt’oggi utilizzata per milioni di pazienti. Il testo, inoltre, evidenzia come la psicoanalisi non fosse un movimento monolitico, ma dinamico, composto da varie scuole (la psicoanalisi freudiana e la psicologia analitica junghiana sono solo alcune) capaci di influenzarsi vicendevolmente. Fin dall’inizio, la psicoanalisi si è rivelata un amalgama di teorie su tematiche anche molto diverse fra loro, come nevrosi, psicosi, onirismo, bisessualità, sono solo alcune; e non poteva essere altrimenti, vista l’eterogeneità di provenienza che contraddistingueva chi la praticava: neurologi, otorinolaringoiatri, medici generici, filosofi, poeti. Ogni concezione poi, veniva modificata, rifiutata o ripresa dalla generazione successiva a quella che l’aveva formulata. L’evoluzione della psicoanalisi non è dunque pensabile come il semplice ampliamento delle prime teorie freudiane, e questo per almeno due motivi: le teorie dello stesso Freud si sono enormemente evolute lungo il corso della sua vita; le ipotesi fatte dai vari discepoli, a volte respinte in prima battuta, sono poi state modificate e integrate (o almeno parzialmente accolte), nel corpus principale. I protagonisti di questa disciplina si sono infatti alimentati vicendevolmente l’uno alle teorie dell’altro, e hanno utilizzato, con nomi diversi, concetti e intuizioni simili. Nel libro questi collegamenti sono ampiamente evidenziati: ad esempio la teoria freudiana della pulsione di morte richiama la teoria della pulsione aggressiva di Alfred Adler e quella della distruttività di Sabina Spielrein nonché certe intuizioni di Wilhelm Stekel. Oppure diviene più chiaro come alcune opere fondamentali della psicoanalisi siano state scritte come risposta al testo di un collega, oppure come alcuni lavori trattino i medesimi argomenti ma con visioni differenti: Carl Gustav Jung scrive La libido, simboli e trasformazioni e quasi contemporaneamente Sigmund Freud scrive Totem e tabù; Jung pubblica Tipi psicologici quando Freud sta ultimando L’Io e l’Es, e qualche anno dopo Tipi libidici; Otto Rank scrive Il trauma della nascita e Freud risponde con Inibizione, sintomo e angoscia; Wilhelm Reich scrive Genitalità (la funzione dell’orgasmo), e Freud obietta ne Il disagio della civiltà. Il momento cruciale della storia della psicoanalisi è la cosiddetta “spedizione” del 1909, cioè quando il gruppo psicoanalitico originario, Freud, Jung e Ferenczi, sale alla ribalta delle accademie americane con la celebre serie di conferenze tenute alla Clark University di Worcester, Massachussetts. Dopo quel momento, le strade di Freud e Jung inizieranno a distanziarsi, fino alla distacco definitivo di tre anni dopo a causa della diversa visione del concetto di libido: regressiva per Freud, creatrice per Jung.. Questo momento, cui il libro di Gramantieri e Monti dedica un intero capitolo, è fondamentale per la storia psicoanalisi in quanto la nuova visione della libido che scaturisce dal conflitto ispirerà molti psicoanalisti delle generazioni successive. Non bisogna però dimenticare che, come scriveva Charles Baudouin nel 1976, Jung «non rinnega, aggiunge» a Freud, e infatti anche psicoanalisti freudiani e post-freudiani come Klein, Ferenczi e Bion descriveranno concetti che possono avvicinarsi anche a certe formulazioni junghiane. Il libro, partendo da Sigmund Freud, passando a Carl Gustav Jung, per arrivare a Wilfred Bion via Sandor Ferenczi, descrive per ogni autore il modello del funzionamento mentale, lo sviluppo psicosessuale, l’inconscio, la funzione del sogno e la tecnica analitica. Il libro evidenza poi un aspetto particolare per ogni autore: Freud ha esplorato maggiormente il sogno, Jung il mito, e Bion la formazione del pensiero. Sàndor Ferenczi (giustamente rivalutato negli ultimi quarant’anni), è trattato più brevemente, ma è colui che ha arricchito il pensiero psicoanalitico contemporaneo con il sottolineare l’importanza dello “stile materno” e della relazione entro lo spazio della cura, ampliando gli aspetti legati all’empatia e preparando la strada all’uso del controtransfert. In questo modo lo psicoanalista ungherese fa da collegamento fra le teorie freudiane e junghiane e le teorie innovative di Wilfred Bion, psicoanalista inglese che funge da punto di arrivo del libro. Il pensiero di Bion Quest’ultimo rappresenta un punto di arrivo per la psicoanalisi freudiana, e un punto di partenza per ogni suo successivo sviluppo: egli è infatti il più grande innovatore moderno del movimento psicoanalitico, il primo che ha cercato di descrivere la psicoanalisi in termini teorici ed astratti tali da renderla scientificamente adattabile alle esigenze del ricercatore e contemporaneamente a quelle dell’analista.
2014
195
978-88-98874-07-1
Sogno Mito Pensiero Freud Jung Bion / Riccardo, Gramantieri; Fiorella, Monti. - STAMPA. - (2014), pp. 1-195.
Riccardo, Gramantieri; Fiorella, Monti
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/556117
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