Genitorialità e Procreazione Medicalmente Assistita: una transizione complessa

L’incapacità di procreare riguarda oggi fra gli 80 e i 168 milioni di persone nel mondo, con un’incidenza di coppie affette da infertilità primaria o secondaria con stime dal 10% al 20%, con la tendenza a un costante aumento. Il “clima” culturale ed emotivo della coppia infertile e le caratteristiche individuali influiscono notevolmente sulla reazione di fronte alla scoperta dell’infertilità: la persona portatrice del problema può reagire con una gamma di emozioni che vanno dallo sperimentare stress e dolore psicologico transitori a manifestare una vera e propria psicopatologia. Le coppie sterili, in genere, vivono la loro condizione come un destino del quale non riescono a comprendere il significato perché il loro progetto di vita subisce un capovolgimento e sembra loro che il senso di continuità dell’esistenza giunga a un’interruzione. Vi è disagio per un corpo che non risponde più ai propri desideri e alle proprie aspettative, con la percezione che non sia più possibile realizzare quello che viene considerato come il più importante scopo di vita. Tutto questo si traduce in un profondo senso di impotenza e inferiorità, con vissuti di colpa e/o colpevolizzazioni che, indipendentemente dal contenuto e dalla persona verso cui sono diretti (se stessi o gli altri), impediscono di vivere in modo creativo altri aspetti della vita, condizionando quindi la persona anche in ambiti apparentemente non connessi.Inoltre, l’infertilità mina l’identità sessuale individuale e viene sperimentata come una grave ferita narcisistica: la diminuzione della fiducia nella propria capacità creativa può dilagare in tutti gli ambiti della vita, anche quelli che appaiono correlati in misura minore alla riproduttività.