L’articolo – che continua sulla scia di studi che l’autore ha avviato in altri contributi dedicati alla pitturra e il cibo – pone al centro dell’attenzione la pittura di mercato e in particolare si concentra su una minuziosa analisi della Pollivendola di Vencenzo Campi (1578 – castello di Kirkhheim, vicino ad Augusta) che riporta in superficie quanto può celarsi dietro alla semplice rappresentazione di un mercato. La tela si configura alla stregua di una rappresentazione ridicola del Buon Pastore e della Pietà. Più precisamente, il dipinto, sarebbe una parodia che può far scatenare il riso. Una messa in pittura di un fenomeno conosciuto e diffuso nel passato. A questo proposito, basti ricordare che il giorno di Pasqua, durante la celebrazione della messa di Resurrezione, alle parole del salmo – exultemus et laetemur – il fedele rispondeva con il cosiddetto risus paschalis. Un fenomeno, di cui oggi si è persa qualunque traccia, ma che nel passato attraversa l’Europa intera (registrato dal IX fino al XIX secolo) e che non è ascrivibile alla sola Pasqua, o ad alcuni giorni della Settimana Santa, ma si estende anche in altri precisi periodi dell’anno, così come ha puntualmente documentato Maria Caterina Jacobelli. Il risus paschalis implica sempre un far ridere: in chiesa, sull’altare-palcoscenico, compete al sacerdote-attore mettere in scena uno spettacolo capace di suscitare un’accentuata ilarità nei fedeli.
Lucia Corrain (2015). Svelare i sensi celati. Il cibo nella pittura di mercato. Torino : UTET Grandi Opere.
Svelare i sensi celati. Il cibo nella pittura di mercato
CORRAIN, LUCIA
2015
Abstract
L’articolo – che continua sulla scia di studi che l’autore ha avviato in altri contributi dedicati alla pitturra e il cibo – pone al centro dell’attenzione la pittura di mercato e in particolare si concentra su una minuziosa analisi della Pollivendola di Vencenzo Campi (1578 – castello di Kirkhheim, vicino ad Augusta) che riporta in superficie quanto può celarsi dietro alla semplice rappresentazione di un mercato. La tela si configura alla stregua di una rappresentazione ridicola del Buon Pastore e della Pietà. Più precisamente, il dipinto, sarebbe una parodia che può far scatenare il riso. Una messa in pittura di un fenomeno conosciuto e diffuso nel passato. A questo proposito, basti ricordare che il giorno di Pasqua, durante la celebrazione della messa di Resurrezione, alle parole del salmo – exultemus et laetemur – il fedele rispondeva con il cosiddetto risus paschalis. Un fenomeno, di cui oggi si è persa qualunque traccia, ma che nel passato attraversa l’Europa intera (registrato dal IX fino al XIX secolo) e che non è ascrivibile alla sola Pasqua, o ad alcuni giorni della Settimana Santa, ma si estende anche in altri precisi periodi dell’anno, così come ha puntualmente documentato Maria Caterina Jacobelli. Il risus paschalis implica sempre un far ridere: in chiesa, sull’altare-palcoscenico, compete al sacerdote-attore mettere in scena uno spettacolo capace di suscitare un’accentuata ilarità nei fedeli.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.