Il saggio è dedicato alla compagnia teatrale Gli amici di Luca, nata nel 2003 nell'ambito della Casa dei Risvegli Luca De Nigris, struttura pubblica di riabilitazione e ricerca dell'Azienda Usl di Bologna. Formata da persone che hanno vissuto l'esperienza del coma, la compagnia è una realtà pressoché unica in Italia e in Europa che, accanto all'attività laboratoriale permanente, produce spettacoli avvalendosi di registi esterni, fra i più accreditati nell'ambito del teatro di innovazione. Il saggio prosegue idealmente il percorso esplorato in "Il Teatro dei risvegli", numero monografico della rivista “Prove di drammaturgia” (XIV, 2, dicembre 2008), curato dalla stessa autrice, e indaga il triennio 2010-2013, periodo in cui la compagnia porta a compimento il suo percorso di emancipazione dall'ambito del teatro sociale e rivela l’eccellenza delle componenti che lo hanno reso possibile: il laboratorio permanente come luogo di formazione; gli spettacoli come opera complessiva, risultato della costruzione di un linguaggio artistico originale attraverso gli incontri con registi differenti; l’affrancamento dalla non-attorialità e l’ingresso nel teatro professionale; l’avvenuta accoglienza nel dibattito teatrale e culturale contemporaneo anche in rapporto al mondo dell’Università e dell’editoria. Particolare attenzione è dedicata all'incontro con il percorso creativo di una “compagnia d’arte” come Babilonia Teatri, che dal lavoro con Gli amici di Luca (sfociato nello spettacolo "Pinocchio", premio nazionale della critica 2013) trae importanti indicazioni (e forse un punto di svolta) per la propria indagine sulla realtà e sul rapporto dell’artista (e dell’individuo in genere) con le diverse e più nascoste connotazioni della quotidianità. Così si chiude il cerchio di un viaggio che, nel corso di dieci anni e attraverso otto spettacoli, ha tenuto insieme attore e non-attore fino a scoprire l’attore contenuto nel non-attore e liberarne la forza latente. Oltre questo cerchio provvisoriamente tracciato (ma ancora aperto attraverso gli spettacoli in repertorio) si individua un confine che non attiene tanto alla non-attorialità, quanto alle diverse dimensioni di inedita attorialità che il teatro di innovazione ha appena cominciato ad apprezzare.
Valenti, C. (2014). Il paradosso dell'attore non-attore. Bologna : Alberto Perdisa Editore.
Il paradosso dell'attore non-attore
VALENTI, CRISTINA
2014
Abstract
Il saggio è dedicato alla compagnia teatrale Gli amici di Luca, nata nel 2003 nell'ambito della Casa dei Risvegli Luca De Nigris, struttura pubblica di riabilitazione e ricerca dell'Azienda Usl di Bologna. Formata da persone che hanno vissuto l'esperienza del coma, la compagnia è una realtà pressoché unica in Italia e in Europa che, accanto all'attività laboratoriale permanente, produce spettacoli avvalendosi di registi esterni, fra i più accreditati nell'ambito del teatro di innovazione. Il saggio prosegue idealmente il percorso esplorato in "Il Teatro dei risvegli", numero monografico della rivista “Prove di drammaturgia” (XIV, 2, dicembre 2008), curato dalla stessa autrice, e indaga il triennio 2010-2013, periodo in cui la compagnia porta a compimento il suo percorso di emancipazione dall'ambito del teatro sociale e rivela l’eccellenza delle componenti che lo hanno reso possibile: il laboratorio permanente come luogo di formazione; gli spettacoli come opera complessiva, risultato della costruzione di un linguaggio artistico originale attraverso gli incontri con registi differenti; l’affrancamento dalla non-attorialità e l’ingresso nel teatro professionale; l’avvenuta accoglienza nel dibattito teatrale e culturale contemporaneo anche in rapporto al mondo dell’Università e dell’editoria. Particolare attenzione è dedicata all'incontro con il percorso creativo di una “compagnia d’arte” come Babilonia Teatri, che dal lavoro con Gli amici di Luca (sfociato nello spettacolo "Pinocchio", premio nazionale della critica 2013) trae importanti indicazioni (e forse un punto di svolta) per la propria indagine sulla realtà e sul rapporto dell’artista (e dell’individuo in genere) con le diverse e più nascoste connotazioni della quotidianità. Così si chiude il cerchio di un viaggio che, nel corso di dieci anni e attraverso otto spettacoli, ha tenuto insieme attore e non-attore fino a scoprire l’attore contenuto nel non-attore e liberarne la forza latente. Oltre questo cerchio provvisoriamente tracciato (ma ancora aperto attraverso gli spettacoli in repertorio) si individua un confine che non attiene tanto alla non-attorialità, quanto alle diverse dimensioni di inedita attorialità che il teatro di innovazione ha appena cominciato ad apprezzare.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.