Il Regolamento UE n. 1276/2011 dell'8 dicembre 2011, che ha modificato l’allegato III del Regolamento (CE) n. 853/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio relativamente al trattamento per l’uccisione di parassiti vitali in prodotti della pesca destinati al consumo umano, ha evidenziato la possibilità di deroga ai trattamenti di congelamento previsti per i prodotti della pesca che vanno consumati crudi, praticamente crudi o sottoposti a trattamenti che non garantiscono l’uccisione dei parassiti vivi, nel caso i prodotti siano “derivati da piscicoltura, da colture di embrioni e nutriti esclusivamente secondo una dieta priva di parassiti vivi che rappresentano un rischio sanitario, e purché uno dei seguenti requisiti sia soddisfatto: i) sono stati allevati esclusivamente in un ambiente privo di parassiti vivi; oppure ii) l’operatore del settore alimentare verifica mediante procedure approvate dall’autorità competente che i prodotti della pesca non rappresentano un rischio sanitario con riguardo alla presenza di parassiti vivi”. Queste indicazioni sono state inserite tenendo conto del parere scientifico emesso dall’EFSA nel 2010 sulla valutazione del rischio correlato alla presenza di parassiti nei prodotti ittici, che raccomanda di condurre studi epidemiologi approfonditi in tutte le specie ittiche allevate (così come già fatto in passato nel salmone atlantico) e stabilisce criteri per valutare a quali condizioni i prodotti della pesca da acquacoltura non presentano rischi per la salute pubblica. Si è quindi intrapresa un’indagine preliminare in tre allevamenti in gabbia, uno situato nel Mar Adriatico e due nel Mar Ligure, volta a fornire i primi dati specifici sulla presenza/assenza di larve di Anisakis spp. in spigole (Dicentrarchus labrax) e orate (Sparus aurata) d’allevamento. I tre siti sono stati scelti in quanto localizzati in areali dove la presenza di stadi larvali di Anisakis spp. viene registrata in diverse specie ittiche selvatiche. Sono stati effettuati 10 campionamenti ed esaminati in totale 268 pesci, di cui 238 spigole e 30 orate, 73 dall’impianto del Mar Adriatico (43 spigole con peso medio di 275,5 g e 30 orate con peso medio di 247,6 g) e 195 da quelli nel Mar Ligure (150 spigole dal primo allevamento e 45 spigole dal secondo, con peso medio di 400 g). Tutti gli esemplari sono stati sottoposti ad esame parassitologico per la ricerca di larve di Anisakis spp. mediante esame visivo della cavità viscerale e, previo sfilettamento, delle masse muscolari secondo quanto previsto dalla normativa. L’esame parassitologico non ha evidenziato in alcun esemplare analizzato la presenza di larve di nematodi Anisakidae né a livello viscerale né a livello muscolare. Questi risultati preliminari, che andranno avvalorati da ulteriori indagini condotte su un numero maggiore di esemplari/allevamenti ed applicando tecniche diagnostiche più sensibili, sembrano confermare che i pesci marini allevati in gabbia presentano bassi livelli di rischio per quanto riguarda i parassiti zoonotici. In particolare, oltre alla provenienza degli avannotti da ambienti confinati e controllati, la somministrazione continuativa di mangimi commerciali inerti durante tutta la vita produttiva dei pesci negli ambienti in gabbia sembra rappresentare un elemento di estrema importanza nel prevenire il coinvolgimento dei pesci allevati nella catena trofica naturale, fattore che potrebbe comportare l’assunzione di prede parassitate da larve di nematodi Anisakidae. La futura raccolta di dati epidemiologici esaustivi su questo argomento potrà rafforzare in maniera determinante l’immagine dell’acquacoltura nazionale e mediterranea, conferendo un maggior valore commerciale ai prodotti ittici d’allevamento.
Fioravanti, M., Caffara, M., Gustinelli, A., Menconi, V., Righetti, M., Serracca, L., et al. (2015). VALUTAZIONE DEL “RISCHIO ANISAKIS” IN SPIGOLE E ORATE ALLEVATE IN ITALIA: RISULTATI PRELIMINARI.
VALUTAZIONE DEL “RISCHIO ANISAKIS” IN SPIGOLE E ORATE ALLEVATE IN ITALIA: RISULTATI PRELIMINARI
FIORAVANTI, MARIALETIZIA;CAFFARA, MONICA;GUSTINELLI, ANDREA;MENCONI, VASCO;
2015
Abstract
Il Regolamento UE n. 1276/2011 dell'8 dicembre 2011, che ha modificato l’allegato III del Regolamento (CE) n. 853/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio relativamente al trattamento per l’uccisione di parassiti vitali in prodotti della pesca destinati al consumo umano, ha evidenziato la possibilità di deroga ai trattamenti di congelamento previsti per i prodotti della pesca che vanno consumati crudi, praticamente crudi o sottoposti a trattamenti che non garantiscono l’uccisione dei parassiti vivi, nel caso i prodotti siano “derivati da piscicoltura, da colture di embrioni e nutriti esclusivamente secondo una dieta priva di parassiti vivi che rappresentano un rischio sanitario, e purché uno dei seguenti requisiti sia soddisfatto: i) sono stati allevati esclusivamente in un ambiente privo di parassiti vivi; oppure ii) l’operatore del settore alimentare verifica mediante procedure approvate dall’autorità competente che i prodotti della pesca non rappresentano un rischio sanitario con riguardo alla presenza di parassiti vivi”. Queste indicazioni sono state inserite tenendo conto del parere scientifico emesso dall’EFSA nel 2010 sulla valutazione del rischio correlato alla presenza di parassiti nei prodotti ittici, che raccomanda di condurre studi epidemiologi approfonditi in tutte le specie ittiche allevate (così come già fatto in passato nel salmone atlantico) e stabilisce criteri per valutare a quali condizioni i prodotti della pesca da acquacoltura non presentano rischi per la salute pubblica. Si è quindi intrapresa un’indagine preliminare in tre allevamenti in gabbia, uno situato nel Mar Adriatico e due nel Mar Ligure, volta a fornire i primi dati specifici sulla presenza/assenza di larve di Anisakis spp. in spigole (Dicentrarchus labrax) e orate (Sparus aurata) d’allevamento. I tre siti sono stati scelti in quanto localizzati in areali dove la presenza di stadi larvali di Anisakis spp. viene registrata in diverse specie ittiche selvatiche. Sono stati effettuati 10 campionamenti ed esaminati in totale 268 pesci, di cui 238 spigole e 30 orate, 73 dall’impianto del Mar Adriatico (43 spigole con peso medio di 275,5 g e 30 orate con peso medio di 247,6 g) e 195 da quelli nel Mar Ligure (150 spigole dal primo allevamento e 45 spigole dal secondo, con peso medio di 400 g). Tutti gli esemplari sono stati sottoposti ad esame parassitologico per la ricerca di larve di Anisakis spp. mediante esame visivo della cavità viscerale e, previo sfilettamento, delle masse muscolari secondo quanto previsto dalla normativa. L’esame parassitologico non ha evidenziato in alcun esemplare analizzato la presenza di larve di nematodi Anisakidae né a livello viscerale né a livello muscolare. Questi risultati preliminari, che andranno avvalorati da ulteriori indagini condotte su un numero maggiore di esemplari/allevamenti ed applicando tecniche diagnostiche più sensibili, sembrano confermare che i pesci marini allevati in gabbia presentano bassi livelli di rischio per quanto riguarda i parassiti zoonotici. In particolare, oltre alla provenienza degli avannotti da ambienti confinati e controllati, la somministrazione continuativa di mangimi commerciali inerti durante tutta la vita produttiva dei pesci negli ambienti in gabbia sembra rappresentare un elemento di estrema importanza nel prevenire il coinvolgimento dei pesci allevati nella catena trofica naturale, fattore che potrebbe comportare l’assunzione di prede parassitate da larve di nematodi Anisakidae. La futura raccolta di dati epidemiologici esaustivi su questo argomento potrà rafforzare in maniera determinante l’immagine dell’acquacoltura nazionale e mediterranea, conferendo un maggior valore commerciale ai prodotti ittici d’allevamento.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.